mercoledì 1 febbraio 2012
Al minimo
Qui da anni si viaggia al minimo. Il gas non si paga, l'acqua nemmeno. Solo luce e internet a fasi alterne, salterellando tra un service e l'altro. La spesa solo al supermercatto, al discount solo quando siamo alla frutta perché la qualità è scarsa, e ogni tanto si infila nella cesta quello che non si dovrebbe. Si entra e si esce dall'entrata, si riempiono le saccocce e si esce per sfamare chi sta a casa. Ristoranti, pizzerie, pizza, vacanze, neve, viaggi, cinema, teatro, amici, niente di niente. Si procede a ritmo lento, sotto il limite, per sopravvivere, ma non si dice. L'equilibrio è precario e per andare sotto per sempre basta un niente. Poi rimarrebbe solo la strada. Si naviga a vista. I risparmi non ci sono mai stati, il conto è in rosso, si lavora poco e non basta. Si tenta qualcosa ma non si può fare. La legge tutela solo chi già ha, non quelli che ne avrebbero bisogno. Gli altri possono anche morire. Sono abusivi, sono illegali, fuori dalle regole. Non hanno diritto a mangiare ed avere un tetto. Al massimo, gli resterebbe di perdere la loro dignità per riempire almeno lo stomaco, concedendosi alla carità pelosa di chi predica bene e razzola male, ma sempre con la pancia ben piena. O magari aspetta Celentano, che prende 300.000 euro per sparare cazzate (e a me piace), mentre c'è chi vive di niente. Ma poi quei soldi, che sono sempre i nostri, li dà ai poveri... . Bah.... .Fuori c'è chi si dispera. Sacrifici, tirare la cinghia, tagliare, ridimensionare. Abbiamo già dato. Da qualche parte qualcuno ha troppo, possiede troppo, mantiene troppo, si è accaparrato troppo. Per gli altri non resta più niente. Solo piangere o indignarsi. Nuove leggi, nuovi tecnicismi, nuove parole. Il garantito continua a scroccare, a pretendere, a rubare. Il precario non dorme e gli va tutto male. L'over '50 non esiste. O è miliardario o un pezzente. Tutto tace. La vita scorre e un giorno finirà. Noi che viviamo di niente siamo felici di non lasciare nulla. Gli altri hanno paura.
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