venerdì 25 novembre 2011
Non al mio liceo!
"Chissà se Giovanni Scattone alza gli occhi tutte le mattine, quando passa davanti alla pergamena chiusa in una cornice di radica con il nome della sua vittima, “Marta Russo, la cui morte nei viali dell’università di Roma La Sapienza, ha suscitato unanime cordoglio”. Dal lunedì al sabato l’ex assistente della facoltà di Giurisprudenza che fece partire il colpo di pistola fatale per la giovane studentessa, uccisa nel maggio 1997, varca la soglia del liceo romano Cavour, dove da quest’anno ha una cattedra di Storia e filosofia. Non un liceo come un altro, ma la scuola dove Marta Russo ha trascorso gli ultimi tre anni degli studi per la maturità scientifica, prima di iscriversi all’Università La Sapienza. E chissà se le aule dove oggi il professor Scattone tiene le sue lezioni sono le stesse che hanno visto la giovanissima Marta sui banchi di scuola, quando sognava di diventare magistrato. Giovanni Scattone, condannato in via definitiva a cinque anni e quattro mesi per omicidio colposo – non venne riconosciuto mai il dolo – ha, per la legge italiana, il diritto di insegnare. Già nel 2005, quando entrò per la prima volta in un liceo pubblico come docente, per diversi giorni la polemica sull’opportunità della sua presenza nelle aule riempì tante pagine di cronaca. Ma l’ultima sentenza della Cassazione, che ha confermato la condanna, riducendo lievemente la pena, ha eliminato la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Dunque, almeno formalmente, nessuno scandalo, nessuno può impedirgli di insegnare, neanche nel liceo frequentato da Marta Russo. Secondo la documentazione del dipartimento dell’istruzione Giovanni Scattone è uno dei tantissimi insegnanti inseriti all’interno della graduatoria “ad esaurimento” dell’ufficio scolastico provinciale di Roma. Occupava il 30 luglio scorso il posto numero 82 dell’elenco dei professori di Storia e filosofia e, come avviene normalmente alla fine dell’estate, poco prima dell’inizio dell’anno scolastico c’è l’assegnazione dei posti. Quest’anno, per un atroce scherzo del destino, a Scattone è stata assegnata la cattedra del liceo Cavour, scuola storica di Roma, primo scientifico statale sorto nella capitale. Non si stupisce il padre di Marta Russo, Donato, che dal 2001 segue la onlus dedicata alla figlia: “Dal 2005 Scattone insegna, prendendo le cattedre come supplente – spiega a Il Fatto Quotidiano – dopo la decisione della Cassazione”. E anche quest’anno tanti genitori si sono rivolti all’associazione dedicata alla studentessa morta nel 1997 per manifestare il disagio che provano le famiglie: “Già ci hanno segnalato la sua presenza al liceo Cavour di Roma – prosegue Donato Russo – che è stato il liceo frequentato da mia figlia. Io penso che Giovanni Scattone abbia il diritto ovviamente di guadagnarsi il pane, ma non come educatore”. Il preside del Cavor, Tecla Sanino, dichiara intanto all’Ansa: “Pur partecipando al dolore della famiglia Russo, e condividendo la perplessità dell’opinione pubblica in qualità di dirigente scolastico e in qualità di rappresentante legale dell’istituto, sono tenuta – spiega – a rispettare la sentenza della Cassazione e le normative vigenti che prevedono nomine di docenti supplenti secondo le graduatorie provinciali, curate dall’Ufficio ambito territoriale”. La morte di Marta Russo fu un episodio particolarmente eclatante per la storia dell’Università di Roma La Sapienza. Durante le indagini furono utilizzate tecnologie estremamente sofisticate per stabilire con certezza il punto di origine del colpo di pistola che colpì e uccise la giovane studentessa, mentre camminava di fianco alla facoltà di Giurisprudenza assieme a una amica. Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro – l’assistente universitario accusato poi di favoreggiamento – si trovavano all’interno dell’aula 6 del dipartimento di Filosofia del diritto. I due si sono sempre dichiarati innocenti, presentando diversi alibi poi caduti nel corso del processo. Le udienze del primo grado iniziarono il 20 aprile 1998, davanti alla prima Corte d’Assise di Roma, concludendosi il 1 giugno 1999 con una condanna a sette anni per omicidio colposo nei confronti di Giovanni Scattone e di quattro anni per favoreggiamento per Salvatore Ferraro. La sentenza definitiva è arrivata il 15 dicembre 2003, quando la Cassazione ha in parte ridotto la pena per i due. Lo scorso maggio il Tribunale civile di Roma ha riconosciuto un risarcimento dei danni nei confronti della famiglia per un milione di euro, escludendo ogni responsabilità da parte dell’Università La Sapienza. Nel 2005, quando Giovanni Scattone iniziò a insegnare Storia e filosofia nel liceo “Primo Levi” di Vigna Murata a Roma, vi fu la protesta dura da parte delle famiglie. I dirigenti scolastici all’epoca spiegarono che la nomina era assolutamente regolare e che non vi era alcun impedimento nei confronti dell’ex assistente universitario: “È bravo e spiega bene”, commentarono all’epoca alcuni studenti". (Il Fatto Quotidiano)
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