sabato 4 giugno 2011
La guerra dei due mondi
Oggi in Italia, e forse anche in altre parti del pianeta, esistono due mondi. Il primo non sa dell'esistenza del secondo, mentre il secondo sa benissimo dell'esistenza del primo e della sua ignoranza. Il primo mondo, ma credo ancora per poco, è quello che ha un salario garantito, intravede una pensione, magari lavora in un ente pubblico o alle poste, comunque dietro una scrivania o un furgoncino; mentre il secondo vive oramai alla giornata, è precario a vita, non sa nemmeno se mangerà a pranzo e non intravede un futuro che non sia il presente contingente. Quando i due mondi vengono a contatto, quelli del primo parlano di ferie, di quattordicesima, di saldi, della nuova auto da comprare e del mutuo da accendere; mentre quelli del secondo mondo cercano di svangare la giornata, provano in tutti i modi a trovare delle alternative, anche non ufficiali perché quelle regolari sono loro precluse, ma vengono bloccati da quelli del primo mondo. Secondo quelli del primo mondo, infatti, se non hai una licenza non puoi fare il tassista, se non ha il rec non puoi aprire un negozio, se non sei armani non puoi vendere borse per strada e via dicendo. Puoi anche morire di fame ma queste sono le regole, dicono quelli del primo mondo, spingendoti sempre più in basso nella scala sociale, emarginandoti ancora di più, magari suggerendoti di rivolgerti alla caritas per salvarsi la coscienza. Quelli del secondo mondo cercano di spiegare che per loro (precari, pensionati, mal salariati, poveri, stranieri e via dicendo) è impossibile entrare in un mondo chiuso, dove non ci sono più spazi ufficiali, e che se si arrabattono fuori dalle regole è perché non hanno nemmeno da mangiare o un tetto sulla testa. Ma non c'è niente da fare. I due mondi sembrano in una silenziosa guerra, dove il primo ignora l'altro, finché l'altro, sfinito, lo spodesterà.
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