mercoledì 29 giugno 2011

Adesso basta! Giù le mani dal web e dall'Italia! Bruciamo questo palazzo!



"Il 6 luglio arriverà una delibera Agcom, sulla tutela del copyright online, e sarà una forma di censura del web, in nome degli interessi di Mediaset e delle lobby dell'audiovisivo, con il beneplacito del centro destra. E' questo l'allarme lanciato da un gruppo di associazioni (Adiconsum, Agorà Digitale, Altroconsumo, Assonet-Confesercenti, Assoprovider-Confcommercio, Studio Legale Sarzana). Avevano già fatto una campagna contro i rischi di quella delibera, ma speravano ancora di cambiare le cose. Speranze fallite venerdì, dopo aver incontrato Corrado Calabrò, presidente Agcom (Autorità garante delle comunicazioni). «Abbiamo appreso che non c'è spazio per la mediazione e che Agcom intende approvare la delibera-censura in fretta e furia», dice Luca Nicotra, segretario di Agorà Digitale, associazione di area Radicale. Nel testo definitivo dovrebbe insomma restare il principio di fondo, già presente nell'attuale bozza della delibera: Agcom avrà il potere di oscurare siti web accusati di facilitare la pirateria. Senza passare da un regolare processo, ma solo a fronte di una segnalazione da parte dei detentori di copyright.Ma perché gridare alla censura? Come motivate quest'allarme?«La questione alla base è che il diritto d'autore sul web ha tantissimi ambiti ed è possibile che l'industria del copyright metta in piedi interi uffici dedicati a segnalare presunte violazioni all'Autorità, come avvenuto in altri Paesi. L'Autorità non avrà i mezzi per gestire le decine di migliaia di segnalazioni che arriveranno. Sarà il Far west, ci saranno decisioni sommarie, ai danni di siti anche innocenti. Siamo il primo Paese al mondo a dare ad Agcom questo potere. Calabrò stesso ci ha detto che sa di muoversi in un territorio di frontiera... ».Però ci si potrà difendere opponendosi all'oscuramento del sito.«Secondo la delibera, potrà farlo il gestore del sito web, ma non l'utente che carica il contenuto in questione. Sarà un salto nel buio. Il nostro colloquio con Calabrò ci ha confermato che l'Autorità non è preparata a questo».Perché non lo è?«Per esempio: abbiamo detto a Calabrò che i provider Internet avranno grosse spese per rimuovere i contenuti dal web e lui ci ha risposto che non lo sapeva, che non gliel'avevano detto. Non ci ha mai risposto con numeri e criteri oggettivi alle nostre critiche».Ma la censura avrà anche un colore politico?«Sì e questo rende la cosa ancora più grave. Siamo in un Paese in cui la denuncia per diffamazione è facile ed efficace, per mettere a tacere media. In un sistema politicizzato come il nostro, questo nuovo potere che Agcom potrebbe aggravare il fenomeno. Dalla denuncia per diffamazione all'oscuramento d'Autorità di un sito il passo è breve».Perché vi è sembrato che Calabrò avesse molta fretta di completare la delibera?«In precedenza Agcom ci aveva promesso, per tenerci buoni, tanti incontri di mediazione e che il testo definitivo non sarebbe stato subito esecutivo ma che sarebbe stato messo in consultazione. Adesso invece ha deciso che già prima dell'estate, probabilmente il 6 luglio, arriverà a una delibera fatta e compiuta».Come ti spieghi questa fretta?«Siamo in un contesto di grossa instabilità politica. In questo momento il clima è ancora favorevole agli interessi di Mediaset, ma Agcom teme che non sarà presto così e quindi vuole chiudere in fretta la vicenda. E' un altro effetto del conflitto di interesse del presidente del Consiglio».L'interesse delle lobby del copyright è evidente. Ma di Mediaset? E' solo quello di tutelare il proprio diritto d'autore sul web (ha denunciato in passato Google per video su YouTube, del resto)?«Non solo. Lo scopo è forgiare il web in modo simile al mercato che loro conoscono e depotenziandone la minaccia al loro business. Hanno fatto così anche con la delibera sulle web tv».Che farete se la delibera passa così com'è?«Faremo ricorso al Tar del Lazio. Se necessario a Bruxelles, ma crediamo che il Tar bloccherà la delibera, che secondo molti esperti è illegittima, poiché viola diritti fondamentali del cittadino. Ma visto che ci sono forti interessi del Presidente del Consiglio a far passare quelle norme, il governo potrebbe intervenire direttamente con un decreto, in caso di blocco al Tar». (Alessandro Longo-L'Espresso)

"Zitta, zitta, senza dire niente a nessuno, l’Agcom si prepara a lanciare la prima offensiva in grande stile contro la libertà della Rete. Dal 6 luglio entrerà in vigore una delibera grazie alla quale, se un detentore di copyright denuncerà all’Agcom stessa un sito per violazione del diritto d’autore, l’Autorithy potrà chiedere al gestore la rimozione dei contenuti indicati entro 48 ore e, se ciò non avverrà , oscurare il sito senza bisogno di rivolgersi all’autorità giudiziaria.In questa norma ci sono almeno tre elementi inaccettabili anche per chi, come me, ritiene che il diritto d’autore vada protetto e garantito. Il primo è che non si può oscurare un sito o rimuovere d’autorità un contenuto senza che a deciderlo sia l’autorità giudiziaria. In caso contrario si affiderebbe infatti all’Authority un potere di censura illimitato e incontrollato. La presenza del giudice garantisce il diritto, la sua assenza rende possibile e forse probabile l’arbitrio.In secondo luogo, la tabella fissata dall’Agcom nega di fatto il diritto alla difesa dei siti “incriminati”. Con un margine di due giorni, e cinque di contraddittorio prima dell’oscuramento, non c’è nemmeno il tempo di preparare le carte per sostenere le proprie ragioni che già ti ritrovi oscurato. E che cosa succede se il sito, come spesso capita sulla Rete, è estero? Con i tempi concessi dall’Agcom non avrebbe nemmeno il tempo di essere avvertito dell’imminente oscuramento!Infine, la regola fissata dall’Authority è cieca. Nel senso che non distingue tra i differenti tipi di siti, come se una banca dati o un sito privato fossero la stessa cosa o come se si potessero valutare allo stesso modo un sito costruito a scopo di lucro e uno che quello scopo non ce l’ha.
C’è infine un’ulteriore motivo per opporsi in ogni modo a questa delibera liberticida. Decisioni di questa portata, nelle democrazie parlamentari, spettano al Parlamento, che invece non è stato neppure consultato. E comunque vanno concertate di comune accordo con le parti interessate. Invece l’Agcom ha scritto il regolamento ascoltando solo la lobby dei titolari dei diritti, esculdendo dalla concertazione necessaria gli utenti e le associazioni sulle libertà digitali.Su questo ho già chiesto al ministro Romani una risposta e, come IDV, abbiamo presentato un’interrogazione al Presidente del Consiglio dei Ministri e per questo credo che si debba aderire a qualsiasi forma di protesta che miri a bloccare questa norma e a difendere la libertà della Rete, che è la chiave stesa della democrazia del futuro". (dal blog di Antonio Di Pietro)

"600 uomini armati proteggono giorno e notte, a turno, il presidio della Maddalena in Val di Susa. In tutto sono dispiegati 2.000 uomini. Nei boschi circostanti sono stati posati blocchi di cemento che reggono reticolati alti due metri e mezzo. Le tende lasciate dai valsusini in fuga sulla montagna sono state tagliate. E' un'azione di guerra contro la popolazione. Qual è la differenza con Kabul? Non si è mai vista un'operazione militare del genere neppure per i lavori sulla Salerno Reggio Calabria dove domina incontrastata la 'ndrangheta. Le Forze dell'ordine occupanti vengono da altre regioni italiane, un valsusino non picchierebbe mai un suo amico o una vecchia signora che lo ha visto crescere. Il Parlamento rappresentato dai poliziotti di Maroni/Tambroni è illegittimo, figlio della legge porcata del ridanciano Calderoli degno rappresentante della Lega voltagabbana di "Padroni a casa nostra" e di "Roma ladrona". Dov'è l'opposizione? Dove sono Di Pietro, Bersani, Vendola? Per trenta denari, i famosi 600 milioni della UE, si è scatenato l'inferno in Val di Susa. tende bruciate, manganellate in faccia, lacrimogeni al CS” (orto-clorobenziliden-malononitrile).I gas CS rientrano tra le cosiddette “armi chimiche”, fanno parte di questa categoria “tutte le sostanze gassose, liquide o solide, che, diffuse nell'area e sparse sulle acque o sul terreno, producono negli esseri viventi lesioni anatomico - funzionali di varia natura, tali da compromettere, in via definitiva o solo anche temporanea, l'integrità dell'organismo umano”.
Nei giornali di regime, in prima fila Repubblica, i valsusini sono stati giudicati, fatti a pezzi. Miseri villici, montanari ignoranti, egoisti. Non hanno ancora scritto che puzzano e sono analfabeti, ma questo è il senso.
Fassino dove ti nascondi? Chi sono i tuoi referenti? Dopo "abbiamo una banca" ora sei passato a "abbiamo un cantiere", uno di quelli così amati dalle cooperative rosse e rosé. Con il tempo, non ci vorrà molto, verranno fuori le vere motivazioni di un'opera senza alcuna base economica dal costo di 17 miliardi pagati dai contribuenti italiani, che sarà ultimata tra vent'anni, che sventrerà per sempre una valle e una montagna per 54 chilometri per trasportare merci in costante diminuzione da un decennio sull'attuale linea che collega la Val di Susa alla Francia. Domenica la Valle di Susa vuole riprendersi il suo territorio, io ci sarò, tutti gli italiani dovrebbero partecipare. Può essere il momento di svolta per il Paese, per riaffermare la democrazia e far sciogliere le Camere questo autunno. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure".(dal blog di Beppe Grillo)

"Al minimo dubbio non c'è alcun dubbio, come disse Robert De Niro in un suo celebre film. E allora, se non esiste UN SOLO motivo per realizzare la TAV in val di Susa, non economico - costerà 22 miliardi a fronte di benefici inesistenti, non ambientale - distruggerà una valle, non per il traffico merci - in continua discesa da 10 anni sulla tratta attuale, ALLORA a cosa serve? Perché le procure non indagano sullo sperpero di soldi pubblici? E' ammissibile che mentre siamo sull'abisso del default e Tremorti vara una manovra da 47 miliardi di tagli e tasse vengano divorati 22 miliardi di euro (NOSTRI cari pennitavvendoli, non della UE) ? Questa mostruosa e improbabile opera dovrebbe finire tra vent'anni, ma cos'è ci state prendendo per il culo e pretendete pure che vi crediamo?
Oggi il professor Marco Ponti, uno dei pochi che si è esposto per i valsusini, ci spiega perché la Tav è inutile. Aspettiamo con ansia la voce dei totem del Paese, da Mario Monti, a Luca Cordero di Montezemolo, a Mario Draghi, sempre assenti, sempre silenti.


Intervista a Marco Ponti, professore Politecnico di Milano

Marco Ponti - Mi chiamo Marco Ponti e sono Professore ordinario di economia dei trasporti al Politecnico di Milano.
Blog - La TAV in Val di Susa è necessaria per i trasporti tra Italia Francia ?
Marco Ponti - Quella linea sembrerebbe non indispensabile, sicuramente avrebbe una priorità molto bassa rispetto a altri interventi perché i costi sono elevatissimi e il traffico, sempre stando alle cifre ufficiali, molto modesto, tra i traffici più modesti di tutti i valichi italiani delle Alpi.
Blog - Quali i costi e quali i benifici di questa opera?
Marco Ponti - I costi previsti ufficialmente sono per tutta la linea, non solo il tunnel di base 22 miliardi di Euro, ma di solito queste previsioni si dimostrano inferiori ai costi reali, il caso dell’alta velocità italiana è costata tre volte tanto quello previsto, i benefici per i passeggeri sono rilevanti, ma in questo caso i passeggeri previsti sono pochissimi, la linea quindi dovrebbe essere essenzialmente per il traffico merci, ma il traffico merci attualmente è di tre milioni di tonnellate all’anno e stava declinando già nei 10 anni passati, è una relazione che sembra avere scarse prospettive di crescita, perché poi avrà anche la concorrenza del nuovo tunnel del Gottardo svizzero che va grossomodo nella stessa direzione, sembra difficile che il traffico saturi la linea esistente, che può portare fino a 20 milioni di tonnellate senza spendere un Euro, è difficile che superi questa soglia.
Blog - Perchè i partiti si sono accaniti su questa opera che molti sostengono sia inutile?
Marco Ponti - C’è una strana storia che tutto quello che è ferrovia merita un sacco di soldi pubblici, invece la strada che porta il 90% delle merci e dei passeggeri e anche dei pendolari, bisogna ricordarsi, sembra vista come il demonio per ragioni di inquinamento ma non ha nessun senso tecnico, neanche dal punto di vista ambientale.
Blog - E' giustificabile questo enorme impatto ambientale?
Marco Ponti - L’impatto ambientale di qualsiasi nuova costruzione è piuttosto elevato, l’opera è molto utile può darsi che i benefici anche ambientali superino le emissioni di cantiere, ma in questo caso, dati i dubbi fortissimi che ci sono sull’utilità dell’opera, c’è anche il rischio che dal punto di vista ambientale lo spostamento di traffico dalla strada alla ferrovia sia molto modesto e quindi i benefici di riduzione di impatto ambientale siano molto modesti. Sono previsti 14 treni al giorno su 250 di nuova capacità, il traffico merci ferroviario è in declino in tutta Europa con poche eccezioni, anche in Francia è in forte declino il traffico ferroviario perché le cose che produciamo non sono beni primari, mattoni o legname o carbone, quelle cose che andavano in treno due secoli fa, oggi produciamo vestiti di Armani e microchips che mettere sul treno è pressoché impossibile, se si vuole aumentare la capacità del sistema ferroviario, ma non ce n'è bisogno, è molto meglio intervenire sulle tecnologie che costano molto meno e riescono a far fronte assai bene a eventuali aumenti di domanda, se gli aumenti di domanda ci saranno, ma finora sono stati quasi da encefalogramma piatto. Devo ricordare che il nodo stradale è supertassato in tutta Europa, mentre il nodo ferroviario è supersussidiato e ciò nonostante il nodo stradale vince, ma perché? Perché la gente è stupida e cattiva? No, perché probabilmente ci sono le ragioni strutturali, per questo, abbiamo stili di vita e tipi di produzioni che non vanno più molto d’accordo con il nodo ferroviario.
Blog - A chi interessa la realizzazione della TAV?
Marco Ponti - Ovviamente gli interessi dei costruttori, ma quelli ci sono sempre e comunque, il problema vero è la disattenzione che c’è per rapporto tra costi e benefici delle opere, soprattutto la priorità, non ne è fatta una ragionevole prioritizzazione delle opere in funzione del rapporto costi – benefici che è l’unico modo con cui si può ragionare seriamente in questi casi.
Blog - Esistono alternative all' Alta Velocità ?
Marco Ponti - Certo, intervenire dove c’è tanta domanda, cioè nelle aree dense, nelle aree metropolitane e nelle aree urbane dove la domanda è tantissima e intervenire con tecnologia e manutenzione per esempio che sono molto più urgenti e molto meno costose. Modernizzare e mettere in sicurezza soprattutto la rete stradale, è il 90% del traffico e continuerà a viaggiare il 90% o l’85 % del traffico nella migliore dei casi, è un mito quello dell’intervento in ferrovia, è costosissimo e porta pochissima merce e in proporzione ai costi ovviamente, che pagano i contribuenti poi, mentre i costi della strada li pagano bene o male chi viaggia. A me dei valsusini non fregherebbe assolutamente niente se l’opera fosse utile, ma siccome l’opera probabilmente è inutile, in questo caso hanno ragione, se l’opera fosse utile dovrebbero starsene zitti e vendere le loro compensazioni se fosse utile al Paese, ma ci sono fortissimi dubbi che questa opera sia utile al Paese e questi dubbi sono molto generalizzati, molto di più di quanto si pensa". (dal blog di Beppe Grillo)



""Rendiamo pubblica la gravissima situazione che ci ha visto protagonisti nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2011 presso l’Euro Hotel di Nichelino, alle porte di Torino. Dopo il concerto dei Punkreas... ci dirigiamo verso l’albergo insieme alla crew e ai rapper Anti L’Onesto e Dj Noko ... sul posto constatiamo la presenza di militari in divisa - carabinieri - che presidiano l’entrata e ci approcciano con modi poco amichevoli... l’albergo ospita un alto numero di carabinieri (70-100), presumibilmente destinati alla Val di Susa... le 03:30, senza alcun avviso o richiamo né dalla direzione né dagli ospiti delle stanze confinanti, tre sentono bussare violentemente alla porta e cominciano ad avvertire difficoltà respiratorie con bruciore intensissimo a gola e occhi... qualcuno pompa gas urticante sotto la soglia della porta della camera... i tre decidono di non uscire per timore di aggressioni fisiche. Si chiudono in bagno con asciugamani bagnati... tre persone chiuse in una camera satura di gas iniettato dall’esterno da militari che gridano di volersi vendicare di un tono di voce troppo alto... Anti sente qualcosa, si trova la strada sbarrata da tre militari in borghese, muniti di manganello. Il rapper viene schiaffeggiato, malmenato e spinto nel bagno. Gli viene intimato di non uscire dalla stanza e di “farsi i cazzi suoi”. Si sveglia il band manager Ruvido... chiama immediatamente ambulanza e carabinieri di Nichelino. Nel frattempo band e crew si compattano per affrontare la situazione. Solo a quel punto, rendendosi conto di avere a che fare con persone che potrebbero godere di attenzione mediatica, i militari cambiano atteggiamento tentando di minimizzare l’accaduto. Appaiono graduati che si offrono insistentemente di trovarci dapprima delle nuove camere, poi addirittura un nuovo hotel... rifiutiamo, raccogliamo i nostri bagagli e ripartiamo da Torino con destinazione casa. Abbiamo deciso di rendere noto l’accaduto, meritevole di suscitare indignazione, perché abbiamo avuto la netta sensazione che le cose sarebbero precipitate se non avessimo dato l’impressione di avere immediati e influenti contatti esterni (agenzia, ufficio stampa, avvocato). Per una lunghissima mezz’ora ci siamo sentiti come devono essersi sentiti Uva, Cucchi, Aldrovrandi, e tanti, tantissimi, troppi altri finiti senza possibilità di difendersi nella mani di chi abusa del suo potere per scopi che nulla hanno a che vedere con l’ordine pubblico." Dal comunicato di Punkreas & Crew". (segnalazione di Davide al blog di Beppe Grillo)

"Nel giro di pochi giorni è stato arrestato Giovanni Maria Jacobazzi, capo della Polizia municipale di Parma per corruzione e peculato, a Napoli è indagato Vittorio Pisani, capo della Squadra Mobile per favoreggiamento, sempre a Napoli è indagato il generale Michele Adinolfi, numero due della Guardia di Finanza, per violazione del segreto istruttorio e favoreggiamento, per il magistrato e ora deputato Alfonso Papa è stato richiesto l'arresto. Se chi deve garantire la sicurezza dello Stato è messo sotto accusa, i cittadini in chi devono avere fiducia? Nel lattaio sotto casa o nel cugino di primo grado? Il tessuto sociale si sta sfaldando e chi lo ignora con le solite dichiarazioni di stima a questo o a quel corpo dello Stato senza mai entrare nel merito ingenera altra sfiducia nei cittadini. Se lasci una sola mela marci in un cesto lo troverai presto pieno di vermi". (dal blog di Beppe Grillo)

domenica 26 giugno 2011

Io sto con i No Tav

"Questa notte alle ore 4.30 i blindati della Polizia sono entrati in Val di Susa. Le Forze dell'Ordine contro la popolazione inerme di una valle. I blindati li ha mandati Maroni, quello di "padroni a casa nostra", quello che fu condannato a 4 mesi e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale. Come si cambia per una poltrona... Con questa azione la Lega rinnega sé stessa. E' un partito ormai morto. Elicotteri volteggiano sul presidio di Chiomonte. Si respira un'aria simile a quella di una zona di guerra. Qui, però, gli armati sono solo da una parte e dall'altra ci sono cittadini inermi. La Tav è solo un enorme sperpero di denaro pubblico, 17 miliardi, che sarà finita tra vent'anni, in una tratta che vede il trasporto di merci diminuire da molti anni. Non serve! E allora a chi serve? Quali sono gli interessi?". (dal blog di Beppe Grillo)

"Da sempre sono vicino alle manifestazioni non violente della popolazione della Val di Susa. Uomini, donne, giovani, famiglie, rapprresentanti delle istituzioni locali che, ormai da anni, conducono una battaglia legittima contro un'opera costosa che distrugge il loro territorio e la loro vita. Per questo ho firmato l'appello FERMATEVI. La reazione repressiva del governo rappresenta la negazione della politica come terra di confronto e di dialogo, soprattutto fra istituzioni e cittadini, soprattutto quando al centro del confronto ci sono decisioni che incidono pesantemente sulla vita di una comunità. La costruzione della Tav e la resistenza della popolazione della Val di Susa non possono essere ridotte a mera questione di ordine pubblico, gestita per altro con la violenza repressiva disposta dal ministro dell'Interno Maroni. Di fronte a questo modo inaccettabile di intendere la politica e di fronte a questa negazione della democrazia, ogni cittadino e ogni cittadina non può che dire NO". (dal blog di Luigi De Magistris)

"Sono a casa. Sento quasi come il dovere di scrivere cosa è accaduto questa notte nella “libera Repubblica della Maddalena”. Non mi piacciono i resoconti. Ma qui è necessario farlo.Ieri sera una bellissima fiaccolata sì è snodata da Chiomonte alla Maddalena: una bellissima, suggestiva fiaccolata. Chi dice duemila persone, chi dice tremila. I numeri per me contano poco: eravamo tantissimi.Poi a mezzanotte e mezzo riunione di noi legali con gli amministratori presenti. Tutti i 5 Stelle che conosciamo e tanti altri. Si parla di strategie. Quando arriva la polizia va avanti un legale per mostrare una raccomandata che abbiamo fatto a mezzo mondo per diffidare dall’attaccare, ritenendo noi l’opera illegittima. Poi gli amministratori cercheranno il dialogo. Tante parole, ma in realtà dentro di noi sappiamo che non ci sarà spazio per alcuna mediazione.Attaccheranno e finirà lì. Intanto arriva la notizia che alle 4 le forze di polizia si riuniranno ad Oulx, in alta valle. Si parla di duemila poliziotti, più mezzi di vario tipo.Cerco di dormire un po’, ma la tensione è troppa. Me ne vado in giro per la Maddalena. C’è Marco Revelli, c’è Giulietto Chiesa, c’è Paolo Ferrero. C’è una lettera di Don Ciotti e tanti altri che invita a non usare la forza.Arrivano le cinque. Noi legali siamo divisi in tre gruppi. Io sono in quello della barricata sotto alla Maddalena, a fianco dell’autostrada. Alle cinque giunge la notizia che l’autostrada è chiusa. Segno che arriveranno da lì. Ma forse non solo.Raggiungiamo la barricata. Io con la mia raccomandata in mano che terrò fino alla fine. Fa una strana sensazione un’autostrada chiusa perché sai che arriveranno duemila poliziotti. E di più non possiamo neppure vederli perché giusto alla Maddalena l’autostrada entra in un tunnel.Verso le sei sbuca dal tunnel un mezzo tipo Guerre Stellari. Un mostro con una enorme pinza. Sappiamo che è quello destinato a divellere la barricata. Dopo poco ne abbiamo la prova: sgretola come se nulla fosse le barriere in plexiglass (?) dell’autostrada. Avessi voglia di fare delle battute direi che sta arrecando un grosso danno al demanio.Intanto arriva la notizia che la polizia è anche giù alla centrale dell’AEM. Segno che se salgono su di lì e nel contempo rompono dall’autostrada, noi facciamo la fine dei topi.Ma alla centrale consegnano ai miei colleghi un’ordinanza prefettizia che intima lo sgombero di tutte le aree, non solo quelle dedicate al cantiere, ma anche quelle della Maddalena. Neanche il tempo di ragionare sul contenuto dell’ordinanza che il mostro stellare torna all’attacco, supportato dagli idranti. Ma non può fare più di tanto perché sulla barricata c’è tanta gente aggrappata. La situazione è di stallo. Ci domandiamo: “useranno mica i lacrimogeni?”.Trascorre poco tempo e abbiamo la risposta. Una pioggia di lacrimogeni ci fa arretrare fin sul piazzale della Maddalena. Ma i lacrimogeni cadono anche qui. Lacrimogeno significa “che genera lacrime”. Ci avete mai pensato? Tempo dieci minuti e siamo tutti ridotti allo stremo. Io ho il fazzoletto intriso di sangue che mi cola dal naso e non vedo più nulla. Ci barrichiamo dietro un camper. In un momento di relativa calma, esco allo scoperto e vedo all’inizio del piazzale, in mezzo alla nebbia artificiale, tanti piccoli e grandi Robocop. E’ finita, ragazzi.Una parte del popolo No Tav si disperde su per la montagna, noi andiamo a trattare la resa: si dice così?Ad un “comandante” della polizia riporto la frase di un loro sindacato: “la polizia interviene dove la politica ha fallito”. Mi dice “l’ha detto lei”, come per dire “non si dovrebbe arrivare a questi punti”. Improvvisamente rivedo i poliziotti, come me li immaginavo nei giorni scorsi: l’ultimo anello di una catena. Il braccio esecutivo. La conta finale parla di quattro poliziotti feriti (secondo chi dirigeva le operazioni) e un No Tav portato via a forza dopo che aveva fatto esercizi di yoga sopra la galleria e poi era sceso sull’asfalto praticamente nudo e con le mani in alto.Mentre me ne vado getto uno sguardo alla mensa, ripenso alle sere in cui si diceva e si credeva “sarà dura”. Ed improvvisamente mi sento privo di forze e malinconico.Telefonano gli amici: “come stai? come è andata?”. E’ andata come sapevamo dentro di noi che sarebbe andata.In cielo continua imperterrito un elicottero della polizia a sorvolare l’area. Dietro, ma in realtà a tanta distanza, distinguo tre aironi in formazione. Li indico ai compagni. La vita continua. La lotta per un mondo migliore anche. E non è retorica". (Fabio Balocco-Il Fatto Quotidiano)

"NOTAV:resoconto di Ivo Ghignoli – 27/06/2011 11:53:48.L’attacco è stato violentissimo, con la ruspa, hanno lanciato i lacrimogeni ad altezza uomo e attaccato alla cieca, OVUNQUE, ANCHE DENTRO LA TENDA DELLA CROCE ROSSA, anche dentro i bagni e ora non c’è più nessuno al presidio e le persone che sono state malmenate sono in procinto di essere trasportate negli ospedali. Hanno usato delle ruspe con le pinze, hanno tolto il guard rail e le protezioni antirumore (quelle di vetro) e un gruppo di una decina di persone si sono messi in piedi sulla barricata per opporre resistenza nonviolenta. Quando le forze dell’ordine hanno finito di liberare il varco, hanno lanciato i lacrimogeni per creare un muro di copertura, per cui - senza poter vedere nulla - hanno sradicato la barricata alla cieca, senza poter sapere se c’era qualcuno sulla barricata o meno mentre la sradicavano. I lacrimogeni, lanciati ad altezza uomo, hanno colpito Ivo a un braccio; una volta sradicata la barricata, Ivo a capofila, in maglietta e senza coperture né protezioni, a viso scoperto e mani alzate, ha comunicato urlando “indietreggiamo lentamente... indietreggiamo lentamente” e loro hanno caricato e li hanno manganellati. Ivo è stato colpito in piena faccia. Sono scappati verso l’accampamento e in infermeria hanno avuto giusto il tempo di essere medicati, dopo di che sono arrivate le cariche all’accampamento e nell’infermeria, hanno lanciato i lacrimogeni nelle tende e nei bagni. Il gruppo di noTAV che è stato caricato si è disperso verso la montagne. Ivo si è fatto una scarpinata e poi è stato recuperato da un altro gruppo di umanisti; in questo momento lo stanno accompagnando a Bussoleno per le medicazioni e le lastre, poi verrà trasportato alle Molinette. La situazione di salute non sembra grave (ho parlato con lui al telefono). Sporgerà denuncia. Date massima diffusione a questo messaggio: che nessuno possa sbagliarsi nel capire chi si è mosso nella legalità e chi nell’assoluta illegalità. Tiziana." (segnalazione di Roberto Luttino (skler0), Torino)

"Tutto pronto per il blitz delle forze dell'ordine a Chiomonte in Val di Susa. Da ore i No Tav aspettavano asserragliati nel fortino della Maddalena: un migliaio dei 5 mila che hanno partecipato alla fiaccolata e che ha scelto di passare la notte al presidio. Intorno alla 4,30 sono partiti i fuochi di artificio che avevano il ruolo di far scattare l'allarme generale avvisando i manifestanti dell'arrivo dei reparti delle forze dell'ordine. Alle 4.40 è stata chiusa l'autostrada. Due i fronti di attacco del reparto mobile, dei carabinieri e della Finanza. La centrale elettrica, all'inizio della strada della Avanà, dove si trova la prima barricata e dove si sono radunati soprattutto esponenti dei centri sociali e dell'area anarco insurrezionalista. E l'autostrada A32 dove i mezzi sono arrivati dalla corsia che dalla Francia porta a Torino. Ad aspettarli, di fianco alle barriere di plexiglass teatro della sassaiola del 23 maggio scorso, alcune centinaia di manifestanti pronti a bloccare le forze dell'ordine. Altri No Tav sono sparpagliati nei boschi e ai vari possibili accessi all'area del futuro cantiere che deve aprire entro il 30 giugno per non perdere i finanziamenti dell'Unione europea. Numerosi sindaci della valle contrari al supertreno hanno passato la notte riuniti in un'unità crisi a Bussoleno a una ventina di chilometri dal presidio, in costante contatto con un'"antenna" attiva a Chiomonte. Al presidio per tutta la notte si sono alternati amministratori e legali per garantire consulenza e supporto ai manifestanti in caso di scontri". (La Repubblica)

sabato 25 giugno 2011

Grand mere



Aiutiamo Napoli!

"Dopo la clamorosa protesta, arriva la collaborazione dei cittadini napoletani. Proprio dai Quartieri spagnoli, il dedalo di vicoli che affacciano su Piazza del Plebiscito, da dove nei giorni scorsi era partita la rivolta più dura. Armati di mascherine e tute bianche, i cittadini esasperati dai miasmi avevano trascinato cassonetti colmi e sacchetti abbandonati giù fino a via Toledo, la strada dello shopping. Immagini che hanno fatto il giro dei siti internet di tutto il mondo. La notte scorsa, la scena è stata di tutt’altro tenore. I cittadini del popolare quartiere del centro storico della città, si sono imposti una rigida autoregolamentazione: via i cassonetti, i rifiuti in strada si portano al passaggio del camioncino dell’Asia, la municipalizzata del Comune incaricata della raccolta di rifiuti. Così, all’arrivo del mezzo, il caratteristico passaparola delle massaie per ritirare dentro i panni stesi in caso di pioggia si è trasformato in segnale per portar giù la spazzatura. Per molti, è il segnale di nuovo risveglio del senso civico di una parte della città. Ma è ancora presto per parlare di svolta.
Nella notte, in altri quarteri, non sono mancati momenti di tensione e di protesta. Il cliché resta sempre lo stesso: cassonetti ribaltati, strade invase dai sacchetti, traffico bloccato. Gli incendi di cumuli di spazzatura sono stati oltre 40 ieri, poco meno della notte precedente (Leggi la cronaca di ieri). “È evidente che c’è una strategia dietro ai roghi e ai blocchi stradali” ha dichiarato questa mattina il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. “Qualunque cittadino – ha proseguito – sa che l’incendio di un cassonetto causa diossina e che i rifiuti incendiati diventano speciali e occorrono giorni per rimuoverli”. Un disegno preciso, messo in atto, secondo l’ex pm, “quando noi dal Comune abbiamo emanato quattro ordinanze, avviando una rivoluzione”.Sul fronte della raccolta, intanto, alle venti di ieri sera, i mezzi dell’Asia, scortati dalle pattuglie della Polizia municipale, erano riusciti a togliere dalle strade quasi 1800 tonnellate di munnezza, sfruttando i siti di stoccaggio temporaneo individuati dal Comune e tenuti top-secret per evitare blocchi. La produzione quotidiana riesce ad essere smaltita tutta, la giacenza cala di circa il 10 per cento ogni giorno. Di questo passo, ci vorranno ancora una decina di giorni prima della fine di questa crisi, la più brutta dal 2008 a oggi. Ma Luigi De Magistris non vuol parlar più di scadenze. Dopo lo scivolone mediatico con la promessa di ripulire Napoli in 5 giorni il sindaco misura le sue parole: “Le tonnellate in strada, anche se lentamente, stanno scendendo, ce ne sono 100 in meno al giorno – ha dichiarato in un’intervista al Mattino di Napoli – Dico che stiamo uscendo dal tunnel, non dirò mai quanti giorni ci vogliono, i napoletani devono stare tranquilli non saranno mai soli, ci sono io. Il sindaco ha vinto per cambiare questa città e questa città sarà cambiata”.Ottimismo distillato anche questa mattina, a margine di un incontro pubblico, specie dopo l’incontro istituzionale di ieri a Roma, con il ministro Prestigiacomo dove l’ex pm ha avuto le garanzie che chiedeva: no allo stato di emergenza, impegno del Governo per garantire lo smaltimento fuori regione fino a quando la Provincia di Napoli non allestirà una nuova discarica. Ma se De Magistris dice ai napoletani di stare tranquilli che “Roma ci vuole bene” – più con un occhio rivolto al Capo dello Stato, in verità, che al governo – un ostacolo sull’uscita dal tunnel viene dalla Lega, che minaccia di non votare il decreto-rifiuti.Lo scontro nel governo è andato avanti fino a notte fonda, con Berlusconi messo in un angolo dagli alleati leghisti. “La responsabilità, ora più che mai, pesa sulle spalle del premier – dice de Magistris – La disponibilità delle altre Regioni a prendere rifiuti c’è, spetta a Berlusconi fare il decreto sbloccaflussi ed evitare rischi per la salute dei napoletani”. Così, quel Governo che sui rifiuti di Napoli aveva raccolto il massimo del gradimento, rischia di rimanere seppellito sotto una valanga di munnezza. Per sempre". (da Il Fatto Quotidiano)

"Notizie drammatiche da Napoli: la città è vicina al collasso, se non verranno trovate soluzioni rapide all’emergenza rifiuti che sta diventando drammatica, soprattutto sul piano della salute pubblica.Cosa fanno le forze sociali e politiche? A parte articoli sui giornali locali di tutti i presunti o veri amici che dispensano pareri e consigli a De Magistris, in realtà si sta tentando disinvoltamente un gioco al massacro. La posta è alta: la caduta rapida di questa amministrazione comunale anomala e del sindaco che incarna una concezione politica “civile ed autonoma” che è insopportabile al “sistema” molto trasversale che ha gestito finora il potere.Una classe dirigente composta esclusivamente da quadri politici “professionali “e da molti mediocri arrampicatori. I vendicatori già gridano alla prossima decapitazione politica del sindaco, magari virtualmente in piazza del Carmine, come i patrioti della sfortunata Repubblica della rivoluzione del 1799 Domenico Cirillo ed Eleonora De Fonseca Pimenthel.Un’altra Napoli si sta impegnando, invece, con generoso slancio a salvare la situazione, lavorando direttamente per pulire la città, avviando anche la raccolta differenziata, mentre i camorristi. minacciano e accendono roghi!E’ determinante che nei prossimi giorni si riesca ad attivare il trasferimento dei rifiuti in discariche che li possano ricevere, poi forse comincerà una fase nuova, in cui le forze sane potranno riprendere il sopravvento: l’importante è che – chi è con la democrazia – smetta di sussurrare, si rimbocchi le maniche e dia una mano vera.Una nota personale, anche nel 1975 quando per la prima volta a Napoli vinse la sinistra, un risultato storico per tutto il meridione e l’Italia, l’amministrazione comunale guidata da Maurizio Valenzi, fu subito osteggiata dalle forze oscuramente alleate dei fascisti e della camorra.Cominciarono atti vandalici contro i mezzi pubblici ed anche sabotaggi dei camion per la raccolta dei rifiuti, la carta della Napoli ingovernabile e’ stata sempre spregiudicatamente usata dalla destra facinorosa e plebea.Allora la sera si andava insieme agli spazzini onesti (in quel tempo erano dipendenti comunali fedeli) a difendere la città e ci riuscimmo!Occorre ritrovare quello spirito". (Il Fatto Quotidiano)

African life



giovedì 23 giugno 2011

Subsaharian family



L'Aquila abbandonata

"Ieri mi ha telefonato l'impiegata di una società di recupero crediti, per conto di Sky.Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009.Mi chiede come mai. Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa enon vi ho più fatto ritorno, causa terremoto.Il decoder sky giace schiacciato sotto il peso di una parete crollata.Ammutolisce.Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chidi dovere, poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto.Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla unpaio di anni fa. Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una scalinata inselci che scendeva dal Duomo verso la basilica di Collemaggio, mi sale il groppo alla gola.Le dico che abitavo proprio lì. Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a raccontarle cosa è la miacittà oggi. Ed io lo faccio.Le racconto del centro militarizzato.Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio.Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati.Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire.Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire.E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere.Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a pagare le tasse ed icontributi, anche se non lavoriamo.Le racconto che pagheremo l'i.c.i. ed i mutui sulle case distrutte eripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti.Anche per chi non ha più nulla. Che, a luglio, un terremotato conuno stipendio lordo di 2.000 euro vedrà in busta paga 734 euro diretribuzione netta. Che non solo torneremo a pagare le tasse,ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile.Che lo stato non versa ai cittadini senza casa, che si gestiscono dasoli, ben ventisettemila, neanche quel piccolo contributo di 200 euromensili che dovrebbe aiutarli a pagare un affitto.Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun controllo.Che io pago ,in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolasopagava per un appartamento in via Giulia, a Roma.La sento respirare pesantemente. Le parlo dei nuovi quartiericostruiti a prezzi di residenze di lusso.Le racconto la vita delle persone che abitano lì. Come in alvearisenz'anima. Senza neanche un giornalaio o un bar.Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loroterra lontani chilometri e chilometri. Le racconto dei professionistiche sono andati via. Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo.Le racconto di una città che muore e lei mi risponde, con la voce che le trema." Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Nonpotete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi.Dovete dirglielo, chiamate la stampa. Devono scriverlo."Loro non scrivono voi fate girare". (dal blog di Luigi De Magistris)

mercoledì 22 giugno 2011

E' un'emergenza democratica!

“Siamo di fronte a una vera e propria emergenza democratica che ha come epicentro l’informazione. Più si chiarisce il quadro investigativo intorno alla cosiddetta P4 e al ruolo di Luigi Bisignani, più si evidenzia una profonda, strutturale stortura negli assetti proprietari, nelle catene di comando, nei management. Insomma, i giornalisti pensavano di giocare una partita, mentre qualcuno nell’ombra la truccava spostando le linee del campo, comprando arbitro e guardalinee e persino orientando le riprese perché la zona del malaffare restasse nell’ombra”.
“Una ragnatela di complicità con fini inconfessabili ma chiarissimi: piazzare “amici” nei centri nevralgici, specie quelli dei media, e orientare affari, spostare l’asse del potere, colpire “nemici”. Fra questi ultimi tutti i giornalisti che non si allineano al pensiero unico, che vogliono informare i cittadini: da Michele Santoro a Lirio Abbate dell’Espresso, al quale qualcuno avrebbe dovuto “accorciare i pezzi”, a Milena Gabanelli. Anche la Rai, come servizio pubblico, deve essere “normalizzata”, e l’ex d.g. Mauro Masi diventa il deus ex machina di questo obiettivo”.
Ma non basta, Bisignani e i suoi determinano anche il mercato pubblicitario e delle testate. E’ Bisignani che sostiene Vittorio Farina come possibile acquirente di alcuni periodici della Rcs, è sempre il “coach” della P4 che suggerisce a Daniela Santanchè attraverso la sua concessionaria di pubblicità, di acquisire testate come Libero, DNews, Epolis, Metro (cioè creare una concentrazione monopolista nella free-press).
Quanti sono gli uomini di questa rete all’interno dell’informazione e delle testate? Quanto contano ancora nel sistema dei media italiani? Non è una questione che si possa liquidare semplicemente. Bisogna accendere la luce e illuminare queste trame per interromperle definitivamente. L’Asr chiede alla Fnsi di mettere in campo una serie di iniziative chiamando la società civile e democratica alla mobilitazione, chiedendo alle istituzioni della categoria, in primo luogo l’Ordine, di vigilare e denunciare qualsiasi commistione fra informazione e trame piduiste, prendendo, se necessario, provvedimenti urgenti. Ma vanno soprattutto difesi gli spazi di libertà, tutelati i diritti dei colleghi all’autonomia e dei cittadini a una corretta informazione”. (Associazione Stampa Romana)

martedì 21 giugno 2011

Vide



Tutti a Napoli a levare la munnezza!

Il neo-sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, denuncia un sabotaggio nei propri confronti per far fallire il piano anti-spazzatura previsto dalla sua prima delibera di giunta. Nel mirino dell'accusa quel sistema politico-affaristico che per anni ha lucrato sul ciclo dei rifiuti. I cinque giorni promessi per ripulire Napoli stanno scadendo e la città è sommersa da oltre 2mila tonnellate di spazzatura. Facciamo partire una campagna di tutti gli italiani di buona volontà che vogliono ripulire Napoli. Armiamoci di camion, ruspe e quant'altro per dare un segnale a chi vuole continuare a rovinare il nostro Paese. Marciamo su Napoli e facciamo vedere quello che sappiamo fare.
"Sabotaggio. Luigi De Magistris non usa mezzi termini per spiegare il perché Napoli sia sommersa dai rifiuti a quattro giorni dal suo proclama: “Ripuliremo la città in cinque giorni”, aveva annunciato illustrando il new-deal della città. Qualcuno ha remato contro: la “macchina della munnezza”, quella di chi in questi anni ha lucrato sull’emergenza perpetua e teme l’annunciato “voltar pagina”, ora gioca il tutto per tutto. E gioca sporco. A cominciare dai dipendenti delle società che, in subappalto, gestiscono la raccolta in un lembo di città. Ex disoccupati, di quelli organizzati a fomentare la piazza e far crescere la protesta all’estremo. “Gente abituata a guadagnare fino a tremila euro al mese per non fare nulla” racconta chi li conosce bene: anche se cambiano le aziende, loro restano sempre al proprio posto. A fare e disfare. Come è successo l’altra notte, dove i soliti noti hanno impedito fisicamente la raccolta. Con le buone e con le cattive: indaga la Digos. I nomi sono sempre gli stessi, i referenti politici pure: la filiera delle responsabilità è un monocolore azzurro, come il partito del Premier. Dal consigliere provinciale ex Forza Italia recentemente arrestato e sponsor di una delle cooperative attenzionate, al Presidente della Giunta Provinciale, Luigi Cesaro, che avrebbe dovuto da mesi individuare un buco dove stipare la munnezza di Napoli e non l’ha fatto. Da Nicola Cosentino fino al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che l’aveva giurata ai napoletani all’indomani della debacle elettorale.Tutti sanno bene quanto il sistema sia fragile e come basti uno stuzzicadente per bloccare l’ingranaggio, tutti conoscono alla perfezione la parte assegnata in quel fetido copione. Ecco: per capire perché a ventiquattrore dalla scadenza dell’impegno preso dal Sindaco di Napoli la spazzatura in città cresce anziché diminuire, bisogna mettere insieme tutte le tessere di un puzzle già smontato e rimontato centinaia di volte.
La città non è autonoma: una volta raccolti i rifiuti per strada, spetta alla Regione, a guida centrodestra, decidere dove sversarli e alla Provincia di Napoli gestire il resto. Il risultato è che gli oltre 200 mezzi di ASIA, la società del Comune che gestisce il servizio, sono colmi da giorni e non sanno dove andare a svuotare le loro pance. E la munnezza cresce per strada, dai bordi di periferia fino al centro. Il caldo fa il resto: in alcuni punti della città l’aria è irrespirabile, il cielo ammorbato da insetti di ogni specie che si moltiplicano insieme ai sacchetti. L’ultimo bollettino parla di oltre 2.600 tonnellate sparse per le strade della città. Cifre drammatiche, destinate a crescere fino a quando il Governo non varerà il decreto che sbocca il trasferimento fuori regione dei rifiuti campani, unica soluzione con le discariche ormai intasate. La Lega, manco a dirlo, si oppone: dei rifiuti di Napoli accetta solo i lucrosi utili della gestione dell’inceneritore di Acerra. Lega di cassa e di Governo, che prende i soldi e scappa: dal caos, dalla puzza, dalle responsabilità di tre anni di immobilismo totale sul fronte rifiuti del Governo che sostiene anche in questa lenta e inesorabile agonia. Il risultato si vede e si annusa per le strade di Napoli, che oggi sono nelle stesse condizioni di tre anni fa. Pure peggiori, grazie soprattutto all’inerzia di tutti gli uomini del Presidente, che sapientemente avevano costruito a tavolino una nuova emergenza indotta da risolvere con il più classico dei miracoli salvifici berlusconiani. Qualcosa non è andato per il verso giusto, il sacchetto è esploso nelle mani di chi l’aveva preparato. Da mesi il Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro – l’uomo che porta mozzarelle ad Arcore dopo aver portato pizzini per conto di donna Rosetta Cutolo a metà degli anni ’80 – avrebbe dovuto individuare l’area per una nuova discarica da un milione di tonnellate. Un polmone fetido, per permettere davvero alla città di diventare autonoma dopo i vuoti proclami della B2, Berlusconi e Bertolaso. Un impegno preso, nero su bianco, a inizio anno a Palazzo Chigi ma mai mantenuto. Non solo: una delle tre linee di produzione dell’inceneritore di Acerra, gestito dai Lombardi di A2A, è fermo per manutenzione programmata. Proprio ora, quando era chiaro a tutti che in assenza di spazi in discarica a Napoli sarebbe scoppiato l’inferno. Una situazione buona per tutte le stagioni: se a Napoli avesse vinto Lettieri, Berlusconi avrebbe rivendicato un altro miracolo. Ora, lascia che la città sprofondi nei mali da lui stesso congegnati". (Il Fatto Quotidiano)

domenica 19 giugno 2011

Atlantic



Troppo potere ai vigili urbani

"Gli ambulanti extracomunitari li chiamano "i vigili della squadretta": erano già finiti nel ciclone delle polemiche dopo la morte di Noureddine Adnane, il marocchino che a febbraio si è dato fuoco, esasperato dai continui controlli, nonostante avesse un regolare permesso di soggiorno e tutte le licenze in regola. Adesso, è la Procura di Palermo a mettere sotto accusa i vigili della squadra amministrativa, dopo aver raccolto le testimonianze di una decina di ambulanti che lavorano nel centro città. Venerdì, dieci fra agenti e ispettori della polizia municipale hanno ricevuto un avviso di garanzia, che è stato notificato dai carabinieri del nucleo Investigativo. Sono pesanti le accuse contestate dai pm Maurizio Agnello e Amelia Luise, nonché dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci: calunnia, lesioni, abuso d'ufficio, falso ideologico e materiale. I racconti degli ambulanti convocati in Procura hanno aperto uno scenario inquietante, fatto di controlli esasperanti da parte dei vigili. E alcuni sequestri sarebbero stati abusivi, con tanto di verbali contraffatti. A denunciare non sono stati soltanto i connazionali marocchini di Noureddine, ma anche ambulanti che provengono da altre nazioni: Tunisia, Cina, Bangladesh. Nei mesi scorsi erano finiti loro sotto accusa, dopo alcuni blitz della Municipale. Qualcuno è anche imputato in tribunale, per aver venduto merce contraffatta.Ma adesso la Procura sospetta che alcune accuse nei confronti degli immigrati sarebbero state costruite ad arte. È il caso denunciato da un marocchino: "Non ho mai venduto orologi, lo sanno tutti in via Ruggero Settimo - ha raccontato ai carabinieri - vendo solo ombrelli, ma nel verbale di sequestro sono stati segnati anche orologi. Mi dissero che se non mi sbrigavo a firmare il verbale, avrebbero chiamato il magistrato e mi avrebbero fatto arrestare. Fra quei vigili c'erano anche quelli che hanno controllato Noureddine".Ma quale motivazione avrebbe spinto gli agenti accusati di essere infedeli? Di certo, anche solo un orologio patacca può trasformare il verbale da sanzione amministrativa ad imputazione di carattere penale. E in quest'ultimo caso, il cittadino straniero potrebbe pure rischiare l'espulsione. Forse, qualcuno mirava ad aumentare le statistiche della squadra, sperando di ottenere un premio dai superiori? O forse - ed è l'ipotesi più drammatica - qualcuno del gruppo sarebbe stato animato da motivazioni razziste? I pm hanno già acquisito numerosi verbali. Agli ambulanti sono state mostrate anche delle fotografie di vigili, e i racconti si sono arricchiti di nuovi particolari. Da qui la decisione di emettere gli avvisi di garanzia, che potrebbero preludere a interrogatori o ad altri provvedimenti. Al momento, l'inchiesta sulla morte di Noureddine resta in un altro fascicolo, "contro ignoti", ed è coordinata dal sostituto procuratore Gianluca De Leo e dall'aggiunto Maurizio Scalia, che procedono per l'ipotesi di istigazione al suicidio. Ma i punti di contatto fra i due filoni d'indagine sarebbero già diversi nel racconto di chi ha denunciato. Ecco perché la Procura sta facendo nuovi accertamenti". (La Repubblica)

giovedì 16 giugno 2011

Souvenir



Vogliamo mandarli via con una nuova legge elettorale. Subito un nuovo referendum

"Liste bloccate, premio di maggioranza, deroghe alla soglia di sbarramento, obbligo di indicazione del candidato premier. Quattro punti. Quattro disposizioni che fanno del Porcellum, una legge elettorale "da cancellare al più presto". Dando, attraverso un referendum abrogativo, la parola ai cittadini. È "Io Firmo. Riprendiamoci il voto" 1, iniziativa del Comitato per il Referendum sulla Legge Elettorale, che stamattina a Roma, ha lanciato una nuova campagna referendaria. Si parte la prossima settimana con la raccolta delle firme per eliminare una delle distorsioni più nocive del sistema politico italiano.Una mobilitazione trasversale, che nasce nella società civile, per mettere un freno ai danni prodotti dal Porcellum: trasformismo, frammentazione, coalizioni disomogenee e ingovernabili. Per questo, secondo Stefano Passigli, "ogni tentativo di modifica della legge è destinato a fallire", e l'unico modo per eliminarne i difetti è "tagliare i quattro punti più discussi". E il ricorso ai cittadini è il modo per superare l'impasse parlamentare: "Se il Parlamento riuscirà a trovare un accordo, tanto meglio. Altrimenti il referendum è inevitabile".Numerosi gli interventi. Tutti tesi a sottolineare gli orrori del Porcellum. Per Giovanni Sartori, "il premio di maggioranza dato a una minoranza è il vizio maggiore della legge". Perché
"questo falsa tutto il sistema politico: le leggi elettorali trasformano i voti in seggi e questa legge li trasforma male". Poi l'indicazione dei modelli che potrebbero essere importati in Italia: "il doppio turno alla francese o quello tedesco sarebbero i due sistemi che andrebbero bene". E sulle motivazioni del referendum: "È il rimedio contro l'inerzia dei partiti in materia di legge elettorale".Per Enzo Cheli, "dopo la legge Acerbo, è la peggiore legge elettorale della storia italiana". E ancora: "Al di là delle conseguenze, come le intere aree sociali buttate fuori dal Parlamento, il premio di maggioranza dato ad una coalizione al di là di una soglia minima è a rischio di costituzionalità". Non solo: con il Porcellum, sono saltate tutte le "soglie di ragionevolezza". Da qui l'esigenza di intervenire sulla legge "per ragioni di manutenzione costituzionale". Non manca la preoccupazione per il tipo di legge che verrebbe fuori se il referendum riuscisse ad ottenere il quorum: "Se passa, resta in piedi una legge proporzionale. E, soprattutto, una legge funzionante". L'obiettivo è raggiungere, entro settembre, le 500mila firme valide necessarie a presentare il referendum alla Corte di Cassazione. Tra le prime adesioni nomi molto noti della cultura italiana: Claudio Abbado, Salvatore Accardo, Umberto Ambrosoli, Alberto Asor Rosa, Corrado Augias, Gae Aulenti, Andrea Carandini, Luigi Brioschi, Tullio De Mauro, Umberto Eco, Carlo Feltrinelli, Inge Feltrinelli, Ernesto Ferrero. Vittorio Gregotti, Carlo Federico Grosso, Rosetta Loy, Dacia Maraini, Renzo Piano, Mario Pirani, Maurizio Pollini, Giovanni Sartori, Corrado Stajano, Massimo Teodori, Giovanni Valentini, Paolo Mauri, Gustavo Visentini, Innocenzo Cipolletta, Domenico Fisichella, Stefano Mauri, Benedetta Tobagi, Franco Cardini, Luciano Canfora, Irene Bignardi e Margherita Hack". (La Repubblica)

martedì 14 giugno 2011

Truman show all'amatriciana addio!

"Forse, dopo la perdita di Milano e Napoli, la sconfitta al referendum è la più avvilente nella storia di Berlusconi. Si era messo in testa che ignorandolo l'avrebbe ucciso, l'aveva definito "inutile", e il giorno del voto se n'era andato pure al mare, esemplarmente. Niente da fare: il quorum raggiunto e i quattro sì che trionfano non sono solo un colpo inferto alla guida del governo.È una filosofia politica a franare, come la terra che d'improvviso si stacca dalla montagna e scivola. È un castello di parole, di chimere coltivate con perizia per anni. "Meno male che Silvio c'è", cantavano gli spot che il premier proiettava, squisita primizia, nei festini. Gli italiani non ci credono più, il mito sbrocca: sembra l'epilogo atroce dell'Invenzione di Morel, la realtà-non realtà di Bioy Casares. Per il berlusconismo, è qualcosa come un disastro climatico.Tante cose precipitano, nel Paese che credeva di conoscere e che invece era un suo gioco di ombre: l'idea del popolo sovrano che unge la corona, e ungendola la sottrae alla legge. L'idea che il cittadino sia solo un consumatore, che ogni tanto sceglie i governi e poi per anni se ne sta muto davanti alla scatola tonta della tv. L'idea che non esistano beni pubblici ma solo privati: il calore dell'aria, l'acqua da bere, la legge uguale per tutti, la politica stessa. L'idea, più fondamentale ancora, che perfino il tempo appartenga al capo, e che un intero Paese sia schiavo
del presente senza pensare - seriamente, drammaticamente - al futuro. Più che idee, erano assiomi: verità astratte, non messe alla prova. Non avendo ottenuto prove, il popolo è uscito dai dogmi. Lo ha fatto da solo, senza molto leggere i giornali, gettando le proprie rabbie in rete. È una lezione per i politici, i partiti, i giornali, la tv. La fiamma del voto riduce una classe dirigente a mucchietto di cenere.Pochi hanno visto quello che accadeva: il futuro che d'un tratto irrompe, la stoffa di cui è fatto il tempo lungo che gli italiani hanno cominciato a valutare. Erano abituati, gli elettori, a non votare più ai referendum. Questa volta sono accorsi in massa: a tal punto si sentono inascoltati, mal rappresentati, mal filmati. Nessuna canzoncina incantatrice li ha immobilizzati al punto di spegnerli. Berlusconi lo presentiva forse, dopo Milano e Napoli, ma come un automa è caduto nella trappola in cui cadde Craxi nel 1991 - andare al mare mentre si vota è un rozzo remake - e con le sue mani ha certificato la propria insignificanza. Impreparato, è stato sordo all'immenso interrogativo che gli elettori di domenica gli rivolgevano: se la sovranità del popolo è così cruciale come proclama da anni, se addirittura prevale sulla legge, la Costituzione, come mai il Cavaliere ha mostrato di temere tanto il referendum? Come spiegare la dismisura della contraddizione, che oggi lo punisce?Il popolo incensato da Berlusconi, usato come scudo per proteggere i suoi interessi di manager privato, non è quello che si è espresso nelle urne. È quello, immaginario, che lui si proiettava sui suoi schermi casalinghi: un popolo divoratore di show, ammaliato dal successo del leader. Chi ha visto Videocracy ricorderà la radice oscena della seduzione, e le parole di Fabrizio Corona: "Io sono Robin Hood. Solo che tolgo ai ricchi, e dò a me stesso". Nel popolo azzurro la libertà è regina, ma è tutta al negativo: non è padronanza di sé ma libertà da ogni interferenza, ogni contropotere. Ha come fondamento la disumanizzazione di chiunque si opponga, di chiunque incarni un contropotere. Di volta in volta sono "antropologicamente diversi" i magistrati, i giornalisti indipendenti, la Consulta, il Quirinale. Ora è antropologicamente diverso anche il popolo elettore, a meno di non disfarsi di lui come Brecht consigliò al potere senza più consensi. Era un Golem, il popolo - idolo d'argilla che il demiurgo esibiva come proprio manufatto - e il Golem osa vivere di vita propria. Il premier lo aveva messo davanti allo sfarfallio di teleschermi che le nuove generazioni guardano appena, perché la scatola tonta ti connette col nulla. E quando ti connette con qualcuno - Santoro, Fazio, Saviano - ecco che questo qualcuno vien chiamato "micidiale" e fatto fuori. Il popolo magari si ricrederà, ma per il momento ha abolito il Truman Show. Ha deciso di occuparsi lui dei beni pubblici, visto che il governo non ne ha cura. Non sa che farsene del partito dell'amore, perché nella crisi che traversa non chiede amore ai politici ma rispetto, non chiede miraggi ottimisti ma verità. Accampa diritti, ma non si limita a questo. Pensare il bene pubblico in tempi di precarietà e disoccupazione vuol dire scoprire il dovere, la responsabilità. Celentano lunedì sera ha detto che siamo disposti perfino ad avere un po' più freddo, in attesa di energie alternative al nucleare. Per questo si sfalda il dispositivo centrale del berlusconismo: la libertà da ogni vincolo è distruttiva per l'insieme della comunità. Era ammaliante, ma lo si è visto: perché simile libertà cresca, è indispensabile che il popolo sia tenuto ai margini della res publica.Specialmente nei referendum, dove si vota non per i partiti ma per le politiche che essi faranno, il popolo prende in mano i tempi lunghi cui il governo non pensa, e gli rivolge la domanda cruciale: è al servizio del futuro, un presidente del Consiglio che ha paura dell'informazione indipendente, che ha paura di dover rispondere in tribunale, che elude la crisi iniziata nel 2007, che non medita la catastrofe di Fukushima e considera il no al nucleare un'effimera emozione? Pensa al domani o piuttosto a se stesso, chi sprezza la legalità pur di favorire piccole oligarchie, il cui interesse per le generazioni a venire è nullo? Ai referendum come nelle amministrative il tempo è tornato a essere lungo. Non a caso tanti dicono: si ricomincia a respirare.La crisi ha insegnato anche questo: non è vero che il privato sia meglio del pubblico, che il mercato coi suoi spiriti animali s'aggiusti da sé, che la politica privatizzata sia la via. I privati non sono in grado di costruire strade, ferrovie, energia pulita per i nipoti. Vogliono profitti subito e a basso costo, senza badare alla qualità e alla durata. Berlusconi si presentò come il Nuovo ed era invece custode di un disordine naufragato nel 2007. Non era Roosevelt o Eisenhower, non ha edificato infrastrutture per le generazioni che verranno.Ogni persona, dice Deleuze, è un "piccolo pacchetto di potere", e l'etica la costruisce su tale potere. Berlusconi pensava - forse pensa ancora - che questo potere fosse suo: che non fosse così diffuso in pacchetti. Pensava che il cittadino non avesse bisogno di verità; che il coraggio te lo dai nascondendola. Pensava (pensa) che il coraggio consista nel ridurre le tasse, e chi se ne importa se l'Italia precipita come la Grecia o se pagheranno i nipoti. Pensava che, bocciato il legittimo impedimento, puoi farti una prescrizione breve, come se il popolo non avesse proscritto ogni legge ad personam. Il Cavaliere ha eredi nel Pdl. Ma all'eredità come bene consegnato al futuro non ha mai badato, convinto che la crisi sia come la morte (e lui come la vita) per Epicuro: "Finché Silvio c'è, la crisi non esiste. Quando la crisi arriva, Silvio non c'è". Tanti ne sono convinti, e lo incitano a "tornare allo spirito del '94": dunque a mentire sulle tasse, di nuovo.Chi lo incita sa quello che dice? Ha un'idea di quel che è successo fra il 1994 e il 2011? Rifare il '94 non è da servi liberi, ma da gente che ignora il mondo e ne inventa di falsi. Se fossero liberi e coraggiosi non sarebbero stupidi al punto di consigliare follie. Se insistono, vuol dire che sono servi soltanto. La loro retorica è così smisurata che neppure capiscono la nemesi, che s'è abbattuta sul loro padrone". (Barbara Spinelli-La Repubblica)

Dream



lunedì 13 giugno 2011

E ora mandiamoli a casa!


"Siccome aborriamo il carro dei vincitori e, appena vinciamo, cominciamo a starci un po’ sui coglioni anche noi, ringraziamo gli sconfitti che invece ci stanno simpaticissimi. Grazie, B., per aver rilanciato tre anni fa il nucleare, affidandolo per giunta a quell’affidabile personcina di Scajola. Grazie, gerarchi Pd, per aver detto che Di Pietro, raccogliendo le firme, faceva il gioco di B. e per aver tenuto le mani in pasta nelle municipalizzate pubbliche e miste, favoleggiato di “nucleare sicuro di quarta generazione” e teorizzato una modica quantità di immunità. Grazie, Pompiere della Sera, per avere scritto che non bisogna demonizzare B. parlando dei suoi processi, che non interessano a nessuno perché la gente “vuole parlare di programmi”. Grazie, gerarchi Pd, per aver creduto al Pompiere della Sera. Grazie, Piercasinando, per aver inventato il legittimo impedimento così da fare un dispetto a B. che, senza processi, non farà più la vittima. Grazie, Belpietro e Sallusti, per quei memorabili titoli di Libero e del Giornale: “L’imbroglio referendum”, “Voto a perdere”, “La presa in giro”, “Facciamo saltare i referendum”, “Meglio non votare”, “Astenersi grazie”, “State a casa”, “Referendum no grazie”, trascinando alle urne i pochi dubbiosi di centrodestra. Grazie, giovine Renzi, per aver fatto campagna sul No all’acqua pubblica, trascinando alle urne i pochi dubbiosi di centrosinistra. Grazie, finiani, per aver trattenuto i cacadubbi Urso e Ronchi, fiaccando ogni residua speranza in una destra antiberlusconiana. Grazie, professor Piepoli, per aver autorevolmente vaticinato che “al 50% il quorum non si raggiungerà”. Grazie, B., per aver lasciato libertà di voto ai suoi elettori salvo poi annunciare l’astensione innescando la corsa alle urne. Grazie, Bossi, per aver detto in un raro lampo di lucidità “i quesiti sull’acqua sono interessanti”, salvo poi ripiombare in stato confusionale e invitare all’astensione. Grazie, Rai, per aver disinformato i cittadini sui referendum con spot di 6 minuti al giorno (anzi alla notte) in ostrogoto, spingendoli a informarsi su Internet, sul blog di Grillo e un po’ anche sul Fatto. Grazie, Mediaset, per Tg4, Tg5 e Studio Aperto. Grazie, Santanchè, Castelli e Brunetta, per aver detto “Celentano è meglio che canti e non parli”, ché a parlare ci pensano loro. Grazie, Testa, per farti chiamare Chicco a 60 anni. Grazie, Garimberti e Lei, per aver chiuso Annozero proprio ora. Grazie, Minzolingua, per aver dedicato negli ultimi cinque mesi 11 sole notizie al referendum anti-nucleare, per aver sbagliato le date dei referendum, per aver oscurato le immagini di Napolitano al seggio e per aver usato financo le previsioni del tempo per invitare gli italiani “a farsi una bella gita”. Grazie, Giuliano Ferrara, per aver riunito i “servi liberi” al teatro Capranichetta, ma soprattutto per averli fatti parlare e vedere. Grazie, B., per il triplice miracolo di far eleggere un comunista sindaco di Milano e un magistrato sindaco di Napoli, e di resuscitare l’istituto referendario che giaceva in coma da 16 anni. Grazie, governo, per aver sabotato l’accorpamento referendum-amministrative al modico costo di 320 milioni e poi il voto sul nucleare con il decreto-truffa. Grazie, grandi partiti, per averci convinti definitivamente che dobbiamo fare da soli. Grazie, B., per essere rimasto ostentatamente al mare mentre gli elettori (compresi i suoi) correvano ai seggi, bissando l’“andate al mare” di Craxi modello ‘91, il che fa ben sperare nello stesso epilogo: la spiaggia di Hammamet nel giro di un paio d’anni o, in alternativa, la galera". (Marco Travaglio)





"A bocce ferme possiamo ora parlare del risultato di questo referendum. Permettetemi innanzitutto un’annotazione di particolare emozione. Personalmente, con tutti i miei limiti, con tutti i miei errori, sono orgoglioso, dopo aver fatto qualcosa per il mio Paese da magistrato con l’inchiesta Mani pulite, di aver ora contribuito con l’Italia dei valori a fare qualche altra cosa di importante per il mio Paese: stabilire che nel Piano di sviluppo energetico non si tenga conto dell’energia nucleare e stabilire che la legge deve essere uguale per tutti. E’ scritto nell’art. 3 della Costituzione, ma oggi era necessario che gli italiani lo ribadissero, perché da un po’ di tempo, da troppo tempo, ci si era dimenticati che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge.Permettetemi di ringraziare anche tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita di questa esperienza referendaria: tutta l’organizzazione dell’Italia dei valori e tutti quei circa due milioni di cittadini che abbiamo incontrato e che hanno condiviso con noi la raccolta delle firme, a volte anche subendo sberleffi e derisioni. “Tanto il quorum non si raggiungerà mai”, dicevano, come se il nostro paese fosse ormai assuefatto alla rinuncia a far sentire la propria voce.Invece questo risultato referendario è straordinario perché vuol dire che c’è un Paese ancora vivo, che crede nella Costituzione e che nei momenti davvero importanti sa far sentire la propria voce al di fuori e al di sopra dei partiti. Ed io, che rappresento un partito, sono particolarmente orgoglioso di aver messo a disposizione del mio Paese lo strumento per far sentire questa voce.
Ma veniamo al significato politico di questa esperienza. L’istituto referendario è un istituto di democrazia diretta che va rivalutato. Quando i temi sono sentiti, quando l’arroganza nel tentare di fermarli fa sentire i cittadini meno cittadini e più sudditi c’è una reazione. E’ successo tanti anni fa e ancora c’è stata una reazione democratica.
Permettetemi di ringraziare più di tutti gli elettori che sono andati a votare. Gli abbiamo chiesto di andare a votare su tre temi fondamentali: legalità, acqua e aria. Tre temi che non avevano e che non hanno colore politico e che i cittadini hanno ben valutato per il merito dei temi che avevamo posto. Tanto è vero che una massa enorme di cittadini è andata alle urne, sia che a suo tempo avessero votato centrodestra o centrosinistra.
Per rispetto a quei cittadini, io ribadisco quanto detto prima del voto. Avevo detto: “Andate a votare perché non è una battaglia contro il governo o a favore dell’opposizione: è una battaglia per il futuro del Paese e soltanto se vanno a votare tutti i cittadini senza condizionamenti di partito si può essere tranquilli sul fatto che questi temi vengano affrontati nel merito. Per rispetto di tutti quei cittadini che sono andati a votare pur provenendo da un’area diversa dal centrosinistra, voglio mantenere la promessa. Noi continueremo a fare la nostra opposizione ferma, dura, determinata nei confronti del governo Berlusconi. Ma non sui temi referendari, perché quelli sono temi che prescindono dall’azione del governo.
E’ tanto vero che questi temi sono al fuori e al di sopra della lotta partitica che dei due quesiti sull’acqua uno riguardava una legge del centrodestra e l’altro una legge del centrosinistra. Quindi qui cappelli in testa, sul piano partitico, non ce li deve mettere nessuno, come non ce lo mettiamo noi dell’Idv che pure siamo stati i promotori dei referendum.
Cosa succede ora? Succede che l’Italia può guardare a un futuro migliore per quanto riguarda lo sviluppo del proprio Piano energetico. Succede che torna un principio essenziale per chi si vuole presentare alle elezioni: deve sapere che anche se va al governo o in Parlamento la legge è uguale per tutti. La prossima battaglia dell’Italia dei valori sarà quindi fermare ogni tentativo direintrodurre l’art. 68 della Costituzione, nella parte in cui prevedeva che per indagare o per processare i parlamentari ci volesse l’autorizzazione a procedere, anche quando commettevano reati comuni e non d’opinione.
Ci batteremo per non permettere che in Parlamento e nelle istituzioni possano entrare persone condannate e non permettere che persone rinviate a giudizio possano assumere incarichi di governo locale o centrale. Riteniamo che nelle istituzioni ci debba stare la migliore società e non, come spesso avviene, la peggiore.
E’ con questo spirito che noi dell’Idv affronteremo la battaglia politica prossima futura, che è quella per la costruzione di un’alternativa da proporre agli elettori sulla base di un programma che tenga conto della loro volontà rispetto a questi tre temi e non ne faccia una battaglia puramente propagandistica contro il governo o conto questo o quel partito politico. Noi che le firme le abbiamo raccolte, ricordiamo quando ci dicevano che questo referendum avrebbe aiutato il governo Berlusconi. Oggi le stesse persone dicono che il governo deve andare a casa grazie al referendum.
Credo che si debba essere corretti e coerenti. Questo referendum serviva e serve solo ai cittadini pe riappropriarsi del proprio diritto costituzionale a far sentire la loro voce su temi che vanno oltre la battaglia politica. Noi dobbiamo dimostrare di poter vincere le elezioni per quello che siamo capaci di fare, non per quello che non è stato capace di fare il governo. Cosa il governo non è capace di fare è sotto gli occhi di tutti, ma il referendum non c’entra niente.
Con le amministrative, non col referendum, è stato dimostrato che questo governo non ha più la fiducia degli elettori ma non mi pare che il centrosinistra abbia ancora dimostrato di meritare la loro fiducia. Per questa ragione l’Idv rilancia il centrosinistra, si propone come motore dell’alternativa e ritiene che l’unità si debba raggiungere non per sommatoria di sigle ma per condivisione di programmi. Con i leader del centrosinistra, ci siamo quindi già sentiti e stiamo mettendo in piedi un cantiere programmatico che deve costituire l’ossatura del progetto politico e di governo alternativo al governo delle destre". (dal blog di Antonio Di Pietro)

giovedì 9 giugno 2011

Io voto. Voto Sì ai quattro referendum del 12 e 13 giugno 2011. Siamo al 41 per cento. Ce la stiamo facendo.

Referendum 12 e 13 Giugno 2011

Una scheda com­pleta sui quat­tro que­siti re­fe­ren­dari del 12 e 13 Giu­gno 2011, che ri­guar­dano: il le­git­timo im­pe­di­mento, la pri­va­tiz­za­zione di fatto dell’acqua pre­vi­sto dal de­creto “Ron­chi” (due que­siti) e il ri­torno all’energia nucleare.

Cosa sono i referendum

Il re­fe­ren­dum è uno stru­mento di eser­ci­zio della so­vra­nità po­po­lare, san­cita all’articolo 1 della Co­sti­tu­zione della Re­pub­blica Ita­liana, e l’esito re­fe­ren­da­rio è una fonte del di­ritto pri­ma­ria che vin­cola i le­gi­sla­tori al ri­spetto della vo­lontà del po­polo. Sono quat­tro le ti­po­lo­gie di re­fe­ren­dum con­tem­plate dalla Co­sti­tu­zione italiana:
il re­fe­ren­dum abro­ga­tivo di leggi e atti aventi forza di legge,
quello sulle leggi co­sti­tu­zio­nali e di re­vi­sione costituzionale,
quello ri­guar­dante la fu­sione di re­gioni esi­stenti o la crea­zione di nuove regioni,
quello ri­guar­dante il pas­sag­gio da una Re­gione ad un’altra di Pro­vince o Comuni.
Il re­fe­ren­dum abro­ga­tivo di leggi e atti aventi forza di legge (ar­ti­colo 75) si uti­lizza come so­lu­zione per abo­lire una legge già esi­stente o parte di questa.

De­scri­zione breve dei re­fe­ren­dum del 12 e 13 giu­gno 2011

Il 12 e 13 giu­gno 2011 i cit­ta­dini ita­liani sono chia­mati ad espri­mere il pro­prio voto su 4 que­siti referendari.
L’elettore, per vo­tare, deve esi­bire al pre­si­dente del seg­gio la tes­sera elet­to­rale ed un do­cu­mento di riconoscimento.
L’elettore ri­ceve da un com­po­nente del seg­gio 4 schede di di­verso colore:
Il voto “SI”, trac­ciato sulla scheda, in­dica la vo­lontà di abro­gare la nor­ma­tiva ri­chia­mata dal que­sito referendario.
Il voto “NO”, trac­ciato sulla scheda, in­dica la vo­lontà di man­te­nere la vi­gente nor­ma­tiva ri­chia­mata dal que­sito referendario.

Quando si vota

Le ope­ra­zioni di voto si svolgono:
Do­me­nica 12 giu­gno 2011, dalle 8:00 alle 22:00
e
Lu­nedì 13 giu­gno 2011, dalle 7:00 alle 15:00.

Se­condo legge po­te­vano es­sere svolti tra il 15 aprile e il 15 giu­gno, ma i re­fe­ren­dum abro­ga­tivi sono stati in­fine fis­sati per il 12 e 13 giu­gno, quindi senza unire il voto con le ele­zioni am­mi­ni­stra­tive del 15–16 maggio.
Tale scelta è stata cri­ti­cata quale enorme spreco di de­naro pub­blico e come ten­ta­tivo di non far rag­giun­gere il quo­rum ai re­fe­ren­dum. Un ten­ta­tivo di boi­cot­tag­gio. In­fatti se non an­dranno a vo­tare il 50% + 1 de­gli aventi di­ritto i re­fe­ren­dum non sa­ranno validi.

Il Mi­ni­stro de­gli In­terni Ro­berto Ma­roni (della Lega di “Roma la­drona”) ha scelto per la di­vi­sione delle due con­sul­ta­zioni. Di fatto que­sta de­ci­sione co­sterà alle casse dello stato, come evi­den­ziano al­cune stime ri­por­tate dalla stampa, uno spreco di 400 mi­lioni di euro in più ri­spetto ad un ipo­te­tico ac­cor­pa­mento delle ele­zioni am­mi­ni­stra­tive col referendum.

Dove si vota

Gli elet­tori de­vono vo­tare nel pro­prio Co­mune di re­si­denza, nella se­zione elet­to­rale in­di­cata sulla prima fac­ciata della tes­sera elettorale.

Re­fe­ren­dum, in campo la so­cietà ci­vile: Quat­tro sì per cam­biare l’Italia

È im­por­tante – il 12–13 giu­gno – rag­giun­gere il quo­rum di 25 mi­lioni di vo­tanti ai Re­fe­ren­dum e sce­gliere il SI a tutti i que­siti. È un voto che può porre al­cuni li­miti a un mo­dello di svi­luppo in­so­ste­ni­bile, che ignora i co­sti am­bien­tali, so­ciali e i beni co­muni, e a un po­tere po­li­tico che cal­pe­sta giu­sti­zia e democrazia.
Un suc­cesso dei SI al Re­fe­ren­dum co­strin­ge­rebbe la po­li­tica – sia del go­verno che dell’opposizione – a fare i conti con la vo­lontà dei cit­ta­dini. L’impegno delle mo­bi­li­ta­zioni so­ciali non si li­mi­te­rebbe a ma­ni­fe­sta­zioni fi­nora ina­scol­tate, ma can­cel­le­rebbe al­cune delle peg­giori leggi in­tro­dotte dal governo.

Que­sito n. 1 – re­fe­ren­dum ac­qua pub­blica – abro­ga­zione af­fi­da­mento ser­vi­zio ad ope­ra­tori privati
Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 1 – SCHEDA DI COLORE ROSSO

“Vo­lete voi che sia abro­gato l’art. 23 bis (Ser­vizi pub­blici lo­cali di ri­le­vanza eco­no­mica) del de­creto legge 25 giu­gno 2008 n.112 “Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria” con­ver­tito, con mo­di­fi­ca­zioni, in legge 6 ago­sto 2008, n.133, come mo­di­fi­cato dall’art.30, comma 26 della legge 23 lu­glio 2009, n.99 re­cante “Di­spo­si­zioni per lo svi­luppo e l’internazionalizzazione delle im­prese, non­ché in ma­te­ria di ener­gia” e dall’art.15 del de­creto legge 25 set­tem­bre 2009, n.135, re­cante “Di­spo­si­zioni ur­genti per l’attuazione di ob­bli­ghi co­mu­ni­tari e per l’esecuzione di sen­tenze della corte di giu­sti­zia della Co­mu­nità eu­ro­pea” con­ver­tito, con mo­di­fi­ca­zioni, in legge 20 no­vem­bre 2009, n.166, nel te­sto ri­sul­tante a se­guito della sen­tenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?”.
Nota: Il primo que­sito sulla pri­va­tiz­za­zione dell’ acqua pubblica ri­guarda le mo­da­lità di af­fi­da­mento e ge­stione dei ser­vizi pub­blici lo­cali di ri­le­vanza economica.
Si deve vo­tare SÌ se si è con­tro la pri­va­tiz­za­zione dell’acqua e con­tro la ge­stione dei ser­vizi idrici da parte di pri­vati. Si deve vo­tate NO se si è a fa­vore della le­gi­sla­zione attuale.


Que­sito n. 2 – re­fe­ren­dum ac­qua pub­blica – abro­ga­zione cal­colo ta­riffa se­condo lo­gi­che di “mercato”
Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 2 – SCHEDA DI COLORE GIALLO

“Vo­lete voi che sia abro­gato il comma 1, dell’art. 154 (Ta­riffa del ser­vi­zio idrico in­te­grato) del De­creto Le­gi­sla­tivo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in ma­te­ria am­bien­tale”, li­mi­ta­ta­mente alla se­guente parte: “dell’adeguatezza della re­mu­ne­ra­zione del ca­pi­tale investito”?”.
Nota: Il se­condo que­sito sulla pri­va­tiz­za­zione dell’ acqua pubblica ri­guarda la de­ter­mi­na­zione della ta­riffa del ser­vi­zio idrico in­te­grato in base all’adeguata re­mu­ne­ra­zione del ca­pi­tale in­ve­stito. In que­sto caso agli elet­tori viene pro­po­sta una abro­ga­zione par­ziale della norma.
Si deve vo­tare SÌ se si è con­tro la norma che per­met­tere il pro­fitto (non il re­cu­pero dei co­sti di ge­stione e di in­ve­sti­mento, ma il gua­da­gno d’impresa) nell’erogazione del bene Ac­qua po­ta­bile. Si deve vo­tate NO se si è a fa­vore della le­gi­sla­zione at­tuale che am­mette tale guadagno.


Que­sito n. 3 – re­fe­ren­dum ener­gia nucleare
Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 3 – SCHEDA DI COLORE GRIGIO

“Vo­lete voi che sia abro­gato il decreto-legge 25 giu­gno 2008, n. 112, con­ver­tito con mo­di­fi­ca­zioni, dalla legge 6 ago­sto 2008, n. 133, nel te­sto ri­sul­tante per ef­fetto di mo­di­fi­ca­zioni ed in­te­gra­zioni suc­ces­sive, re­cante Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria, li­mi­ta­ta­mente alle se­guenti parti: art. 7, comma 1, let­tera d: rea­liz­za­zione nel ter­ri­to­rio na­zio­nale di im­pianti di pro­du­zione di ener­gia nucleare?”.
Nota: Lungo e ar­ti­co­lato il que­sito re­fe­ren­da­rio per abro­gare la norma per la “rea­liz­za­zione nel ter­ri­to­rio na­zio­nale di im­pianti di pro­du­zione di ener­gia nu­cleare”. Si tratta di una parte del de­creto legge re­cante “Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria” fir­mato il 25 giu­gno 2008 e con­ver­tito in legge “con mo­di­fi­ca­zioni” il 6 ago­sto dello stesso anno. An­che que­sto que­sito è stato pre­sen­tato dall’Idv.
Si deve vo­tare SÌ se si è con­tro la co­stru­zione di Cen­trali Nu­cleari in Italia.
Si deve vo­tate NO se si è a fa­vore della le­gi­sla­zione at­tuale che le prevede.


Que­sito n. 4 – re­fe­ren­dum le­git­timo impedimento
Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 4 – SCHEDA DI COLORE VERDE CHIARO

“Vo­lete voi che siano abro­gati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 non­chè l’articolo 1 della legge 7 aprile 2010 nu­mero 51 re­cante “di­spo­si­zioni in ma­te­ria di im­pe­di­mento a com­pa­rire in udienza?”.
Nota: Que­sto que­sito, per abro­gare la legge sul le­git­timo im­pe­di­mento, è quello dalle pos­si­bili ri­per­cus­sioni po­li­ti­che più forti. A pro­porre il re­fe­ren­dum è stata l’Italia dei Va­lori. Dopo la di­chia­ra­zione di par­ziale in­co­sti­tu­zio­nale della legge sul le­git­timo im­pe­di­mento, la Corte di Cas­sa­zione ha au­to­riz­zato, con or­di­nanza, lo svol­gi­mento del referendum.
Si deve vo­tare SÌ se si è con­trari al prin­ci­pio che Pre­si­dente del con­si­glio o mi­ni­stro pos­sano de­ci­dere di non com­pa­rire in tri­bu­nale nei pro­cessi che li ri­guar­dano. Si deve vo­tate NO se si è a fa­vore della le­gi­sla­zione at­tuale che pre­vede que­sto “scudo” nei con­fronti del si­stema giudiziario.

Le po­si­zioni

I re­fe­ren­dum abro­ga­tivi e confermativi
.
Per i “NO” si schiera chi ac­cetta, so­prat­tutto per coe­renza ad una “lo­gica” di mer­cato, sia la spe­cu­la­zione sull’acqua (pur sa­pendo che sia un bene pub­blico es­sen­ziale per la vita); sia la spe­cu­la­zione sul nu­cleare (pur sa­pendo che que­sto sia gio­care d’azzardo con il di­sa­stro nu­cleare a spese del pia­neta e delle ta­sche dei con­tri­buenti); sia la “li­bertà” di farla sem­pre franca, in quanto po­tenti, nei pa­lazzi di giustizia.
Per i 4 “SI” vo­te­ranno quei cit­ta­dini in­ter­vi­stati che cre­dono in un’Italia pu­lita, so­li­dale, giu­sta e li­bera dai ten­ta­coli an­che po­li­tici della ma­la­vita. Che cre­dono che la giu­sti­zia, per es­sere tale, deve es­sere as­so­lu­ta­mente uguale per tutti, an­che per i ric­chi e i po­tenti, e so­prat­tutto per i pro­pri am­mi­ni­stra­tori (pre­si­denti del con­si­glio in­clusi). Cit­ta­dini che, pre­vi­denti se non per sé, per i pro­pri fi­gli, vo­gliono vi­vere in un’Italia al si­curo dai di­sa­stri nu­cleari (la “pe­ste ra­dioat­tiva”), al ri­paro delle spe­cu­la­zioni dei po­chi sulla vita dei molti. E che re­cla­mano l’acqua come un bene ine­sti­ma­bile, pro­prietà ir­ri­nun­cia­bile di ogni italiano.

Il re­fe­ren­dum sul nucleare
No­no­stante l’approvazione della mo­ra­to­ria di un anno sul nu­cleare in Ita­lia, il re­fe­ren­dum non si ferma. An­che per que­sto si vo­terà a giugno.
Ed è as­sai pro­ba­bile che con il re­fe­ren­dum del pros­simo giu­gno gli ita­liani di­ranno ‘no’ al nu­cleare. Se­condo al­cuni son­daggi, in­fatti, il 90 per cento circa de­gli ita­liani pre­fe­ri­sce le fonti rin­no­va­bili al nu­cleare. Non solo. A quanto pare, dopo il di­sa­stro in Giap­pone il 17 per cento della po­po­la­zione ha cam­biato idea sulla si­cu­rezza delle cen­trali nu­cleari, ora è pari al 69 per cento il nu­mero di per­sone con­tra­rie a que­sta misura.


Il voto dei cit­ta­dini ita­liani re­si­denti all’estero

I cit­ta­dini ita­liani iscritti nelle li­ste elet­to­rali e re­si­denti all’estero vo­tano, di norma, per cor­ri­spon­denza, a meno che non ab­biano eser­ci­tato il di­ritto di op­zione per il voto in Ita­lia, dan­done co­mu­ni­ca­zione alla rap­pre­sen­tanza di­plo­ma­tica o con­so­lare com­pe­tente en­tro il de­cimo giorno suc­ces­sivo alla in­di­zione dei re­fe­ren­dum. Il ter­mine per i re­fe­ren­dum 2011 è sca­duto il 14 aprile 2011. Co­loro che non hanno eser­ci­tato tale op­zione, an­che se in Ita­lia nei giorni delle vo­ta­zioni, non pos­sono in al­cun modo es­sere am­messi al voto.
Il voto per cor­ri­spon­denza non è pos­si­bile, co­mun­que, per i cit­ta­dini che ri­sie­dono in stati che non hanno sot­to­scritto con l’Italia una ap­po­sita con­ven­zione (c.d. “stati senza in­tesa”). In que­sto caso, quindi, per eser­ci­tare il loro di­ritto di voto, de­vono rien­trare in Italia.
I cit­ta­dini ita­liani re­si­denti all’estero, che vo­tano per cor­ri­spon­denza, ri­ce­vono, al pro­prio do­mi­ci­lio estero, un plico con­te­nente le quat­tro schede re­la­tive ai quat­tro que­siti re­fe­ren­dari, un cer­ti­fi­cato elet­to­rale, una bu­sta bianca, una bu­sta pre­af­fran­cata (Bu­si­ness Re­ply En­ve­lope) con l’indirizzo del Con­so­lato ed un li­bretto con­te­nente il te­sto della Legge re­cante “Norme sul di­ritto di voto dei cit­ta­dini ita­liani re­si­denti all’estero”.
I cit­ta­dini ita­liani tem­po­ra­nea­mente all’estero che ap­par­ten­gono alle se­guenti categorie:
mi­li­tari o ap­par­te­nenti a forze di po­li­zia in mis­sione internazionale;
di­pen­denti di am­mi­ni­stra­zioni pub­bli­che per mo­tivi di ser­vi­zio qua­lora la du­rata pre­vi­sta della loro per­ma­nenza all’estero sia su­pe­riore a tre mesi, e loro fa­mi­liari conviventi;
pro­fes­sori e ri­cer­ca­tori uni­ver­si­tari, e i ri­spet­tivi fa­mi­liari con­vi­venti, che si tro­vano all’estero per una du­rata di al­meno sei mesi e che alla data del de­creto di in­di­zione delle con­sul­ta­zioni si tro­vano all’estero da al­meno tre mesi,
pos­sono espri­mere il voto per corrispondenza.
Gli ap­par­te­nenti alle ca­te­go­rie di cui ai punti 1 e 2 (mi­li­tari o ap­par­te­nenti a forze di po­li­zia, di­pen­denti di am­mi­ni­stra­zioni pub­bli­che in ser­vi­zio e loro fa­mi­liari con­vi­venti) de­vono far ri­chie­sta al co­mando a alla am­mi­ni­stra­zione di ap­par­te­nenza en­tro e non ol­tre il tren­ta­cin­que­simo giorno an­te­ce­dente la vo­ta­zione in Ita­lia (os­sia en­tro il giorno 8 mag­gio 2011).
I cit­ta­dini ap­par­te­nenti alla ca­te­go­ria di cui al punto 3 (pro­fes­sori o ri­cer­ca­tori uni­ver­si­tari, e loro fa­mi­liari) de­vono fare ri­chie­sta di­ret­ta­mente al Con­so­lato di ap­par­te­nenza, sem­pre en­tro e non ol­tre il tren­ta­cin­que­stimo giorno an­te­ce­dente la vo­ta­zione (os­sia sem­pre en­tro il giorno 8 mag­gio 2011).
Que­sti elet­tori ri­ce­vono a do­mi­ci­lio, da parte dell’Ufficio con­so­lare com­pe­tente, il plico elet­to­rale con­te­nente le schede e le istru­zioni sulle mo­da­lità di voto. In ogni caso, en­tro il ven­ti­tree­simo giorno dalle vo­ta­zioni (os­sia en­tro 20 mag­gio 2011), la ri­chie­sta di voto per cor­ri­spon­denza può es­sere re­vo­cata tra­mite espressa di­chia­ra­zione da in­viare al pro­prio Consolato .
Chi si trova tem­po­ra­nea­mente all’estero e non ap­par­tiene alle ca­te­go­rie so­pra in­di­cate, può vo­tare per i re­fe­ren­dum so­la­mente rien­trando in Ita­lia, nelle li­ste elet­to­rali del Co­mune presso cui sono iscritti.
L’elettore che non ri­ce­vesse il plico elet­to­rale en­tro il 29 mag­gio 2011, può re­carsi di per­sona all’Ufficio con­so­lare com­pe­tente per ve­ri­fi­care la sua po­si­zione elettorale.
Con­cluse le ope­ra­zioni, le schede vo­tate da­gli ita­liani re­si­denti all’estero per­ve­nute ai Con­so­lati en­tro le ore 16:00 del 9 giu­gno 2011 ven­gono tra­smesse in Ita­lia, dove ha luogo lo scru­ti­nio a cura dell’Ufficio cen­trale per la cir­co­scri­zione estero isti­tuito presso la Corte di Ap­pello di Roma.

Vo­tare per i re­fe­ren­dum dall’estero, op­pure non nel co­mune di residenza

Per in­for­ma­zioni se e come sia pos­si­bile vo­tare per gli ita­liani re­si­denti all’estero, si veda an­che (nella se­zioni com­menti): Come vo­tare ai re­fe­ren­dum dall’estero (n. 6); si no­tino an­che le pre­ci­sa­zioni al com­mento n. 19 e al n. 34 .
Per in­for­ma­zioni se sia pos­si­bile vo­tare in un co­mune che non sia quello di re­si­denza, si veda an­che (nella se­zione com­menti): Per le ele­zioni o re­fe­ren­dum, posso vo­tare in una città di­versa dalla mia città di re­si­denza? (n. 32)
Per in­for­ma­zioni se sia pos­si­bile vo­tare per chi, come la si­gnora Mad­da­lena (com­mento n. 42), ha fatto la ri­chie­sta per la cit­ta­di­nanza ita­liana, ma è an­cora in at­tesa di re­sponso fi­nale, si veda: Vo­tare senza cit­ta­di­nanza ita­liana si può? (n. 43).
In caso di ma­lat­tia che com­porti l’intrasportabilità del ma­lato al seg­gio si veda an­che il com­mento n. 78

Age­vo­la­zioni di viaggio

Gli elet­tori che de­vono re­carsi nel Co­mune nelle cui li­ste sono iscritti hanno di­ritto, in al­cuni casi, ad al­cune age­vo­la­zioni di viag­gio. Sono pre­vi­ste ri­du­zioni del 60% per l’acquisto di bi­glietto fer­ro­via­rio e sui tra­ghetti. Inol­tre, sono pre­vi­ste an­che al­cune age­vo­la­zioni per l’acquisto del bi­glietto ae­reo di an­data alla sede elet­to­rale di iscri­zione e ri­torno. Per i viaggi ae­rei ef­fet­tuati sul ter­ri­to­rio na­zio­nale, la legge in­tro­duce un’agevolazione di viag­gio nella mi­sura del 40 per cento del prezzo del bi­glietto. L’importo mas­simo rim­bor­sa­bile, co­mun­que, non può es­sere su­pe­riore a 40 euro per il viag­gio di an­data e di ri­torno per ogni elet­tore (Legge 26 mag­gio 1969, n. 241 e suc­ces­sive modifiche).
Al­tre no­ti­zie sui rim­borsi di viag­gio pos­sono es­sere re­pe­rite sul sito di Tre­ni­ta­lia http://www.trenitalia.com/ , della so­cietà di na­vi­ga­zione Tir­re­nia http://www.tirrenia.it/ e su Ali­ta­lia http://www.alitalia.it/ .

Voto as­si­stito

Gli elet­tori che sof­frono di una me­no­ma­zione fi­sica tale da im­pe­dire loro di vo­tare au­to­no­ma­mente (ad esem­pio i cie­chi, gli am­pu­tati di en­trambe le mani, ecc.) pos­sono farsi as­si­stere in ca­bina da un al­tro elettore.
Per usu­fruire di que­sto di­ritto è suf­fi­ciente pre­sen­tare al pre­si­dente del seg­gio un cer­ti­fi­cato ri­la­sciato da un me­dico di­ri­gente dell’Ulss o, per i non ve­denti, il li­bretto no­mi­na­tivo ri­la­sciato dall’Istituto Na­zio­nale della Pre­vi­denza So­ciale (Inps), op­pure ri­chie­dere all’Ufficio Elet­to­rale l’apposizione di un tim­bro spe­ciale sulla tes­sera elet­to­rale, pre­sen­tando la se­guente documentazione:
la carta di iden­tità o al­tro do­cu­mento di ri­co­no­sci­mento (pa­tente, pas­sa­porto, ecc.)
la tes­sera elet­to­rale ri­la­sciata dal Comune
cer­ti­fi­cato me­dico che at­te­sti l’invalidità fi­sica per­ma­nente. Gli elet­tori non ve­denti, per es­sere am­messi al voto as­si­stito, è suf­fi­ciente che esi­bi­scano il li­bretto no­mi­na­tivo ri­la­sciato dall’Inps.
La tes­sera con il tim­bro del Co­mune eso­nera l’elettore dall’esibire al pre­si­dente di seg­gio il cer­ti­fi­cato me­dico in tutte le elezioni.
La ri­chie­sta del cer­ti­fi­cato me­dico per avere di­ritto ad es­sere ac­com­pa­gnati in ca­bina va fatta presso una delle sedi de­gli am­bu­la­tori me­dici, senza bi­so­gno di appuntamento.
Du­rante le gior­nate di sa­bato 11 giu­gno e di do­me­nica 12 giu­gno non sono aperti gli am­bu­la­tori; in caso di as­so­luta ne­ces­sità la ri­chie­sta della cer­ti­fi­ca­zione deve es­sere ri­volta di­ret­ta­mente al me­dico re­pe­ri­bile di pronta di­spo­ni­bi­lità – tra­mite il cen­tra­lino dell’Azienda Ospe­da­liera della pro­pria città.
L’accompagnatore deve es­sere in pos­sesso della tes­sera elet­to­rale, e non può svol­gere que­sta fun­zione di so­ste­gno per più di una persona.
Sulla tes­sera elet­to­rale, all’interno dei uno de­gli spazi per la cer­ti­fi­ca­zione del voto, il pre­si­dente del seg­gio vi ap­pone una ap­po­sita an­no­ta­zione (“ac­com­pa­gna­tore”, con data e firma del pre­si­dente, senza ap­porre il tim­bro della se­zione elettorale).

Voto do­mi­ci­liare

Per gli elet­tori che sof­frono di grave in­fer­mità e che si tro­vano in di­pen­denza vi­tale da spe­ciali mac­chi­nari me­dici (chia­mate “ap­pa­rec­chia­ture elet­tro­me­di­cali”) o che sof­frono di una ma­lat­tia che rende loro im­pos­si­bile l’allontanamento dall’abitazione, è pos­si­bile vo­tare a casa. Per po­terlo fare bi­so­gna far per­ve­nire all’ufficio elet­to­rale al­meno venti giorni prima della data delle ele­zioni (quindi en­tro il 23 mag­gio 2011) la di­chia­ra­zione at­te­stante la vo­lontà di espri­mere il voto presso la pro­pria abi­ta­zione. La di­chia­ra­zione va re­datta in carta sem­plice e deve con­te­nere i dati esatti del pro­prio do­mi­ci­lio e il re­ca­pito te­le­fo­nico. Alla di­chia­ra­zione deve es­sere al­le­gato il cer­ti­fi­cato sa­ni­ta­rio ri­la­sciato dal fun­zio­na­rio me­dico de­si­gnato dall’Azienda sa­ni­ta­ria lo­cale nel quale è at­te­stato che l’elettore, per il suo stato di sa­lute, ha il di­ritto di vo­tare presso la pro­pria abi­ta­zione e, se ne­ces­sa­rio, che ha di­ritto a es­sere as­si­stito da un al­tro elet­tore per po­ter espri­mere il suo voto.
Il cer­ti­fi­cato deve es­sere ri­la­sciato in una data non an­te­riore al qua­ran­ta­cin­que­simo giorno prima delle ele­zioni (quindi non prima del 29 aprile 2011).
ATTENZIONE: I CERTIFICATI PER IL VOTO ASSISTITO E PER IL VOTO DOMICILIARE NON POSSONO ESSERE RILASCIATI DAL MEDICO DI GUARDIA MEDICA, NÈ DAL MEDICO DI MEDICINA GENERALE.


Per i Sì, o per i No, ma vo­tiamo tutti

Non vo­tare, adesso che tanto è stato fatto per ga­ran­tire una scelta de­mo­cra­tica del po­polo, vor­rebbe dire per­dere un’occasione im­por­tan­tis­sima per af­fer­mare con chia­rezza che i cit­ta­dini de­vono es­sere ascol­tati. Vo­tiamo tutti. Per i Sì o per i No, cia­scuno voti a se­conda della pro­pria co­scienza. Ma vo­tiamo tutti. Non la­sciamo la de­mo­cra­zia nelle mani dei pochi.
Ri­cor­diamo inol­tre, per cor­ret­tezza, che è pos­si­bile sce­gliere quali re­fe­ren­dum vo­tare, ri­ti­rando solo le schede che in­te­res­sano. Il quo­rum in­fatti viene cal­co­lato per ogni sin­golo quesito.