Oggi ero in un tribunale di primo grado in una piccolo paese di provincia, quelle che un tempo si chiamavano preture. Ho assistito per caso a due udienze contro due venditori ambulanti di merci contraffatte, da quello che ho sentito una quindicina di borse e una cinquantina di cinture. Alla fine dei due dibattimenti, durati pochi minuti e senza gli imputati, che credo neppure sapessero che si consumava un processo contro di loro ed erano difesi da un'azzeccagarbugli chi ripeteva sempre 'chiedo l'assoluzione', non potevo credere a quello che udivano le mie orecchie. Queste persone sono state condannate dal giudice monocratico, una donna che non sembrava rendersi conto dell'assurdità della sua decisione, al carcere.
Cioè, in Italia, se sei un povero disgraziato che cerca di campare vendendo qualche oggetto per strada vai a finire in galera?!? Ritenendo inverosimile una tale cosa che poteva essere punita con una multa e spesso viene accompagnata dal sequestro della merce, che è già un enorme punizione per chi non ha nemmeno qualcosa da mettere in tavola, ho chiesto spiegazioni ad un finanziere che aveva effettuato l'operazione ed era stato sentito poco prima come testimone diretto dell'accaduto. Lui qualcosa ancora sentiva nelle pieghe dei suoi sentimenti ed ha balbettato: "Puniscono questi poveri disgraziati invece di mettere dentro quelli della malavita che organizzano questi traffici".
Mi chiedo in quale Paese stiamo vivendo: dove si va in galera per niente, non si può manifestare, non si può essere poveri, non si può essere rom, non si può essere di un'altra nazionalità.
Ormai ho deciso: o scendo in piazza a fare una rivoluzione cacciando a calci nel sedere chi sta provocando tutto questo o sarò costretto ad andarmenene di nuovo da qualche parte dove si 'può restare umani'.
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