"C'è un primo ministro, nel vertice del G8 a Deauville, che utilizza il palcoscenico internazionale per danneggiare il suo Paese, vilipenderlo con i leader delle grandi democrazie mondiali, e presentarlo come uno Stato che è fuori dalle regole dell'Occidente, anzi in pericolo di dittatura.Quel premier ha evidentemente perso la testa. Sommerso dall'affanno per il suo destino, guidato dal sentimento dell'avventurista che si gioca ogni volta l'intera posta perché vive d'azzardo e colpi di mano, ha perduto anche il senso delle proporzioni, oltre che il comune buonsenso, di cui si vantava d'essere campione. Così abbiamo dovuto assistere alla scena penosa di un presidente del Consiglio vistosamente fuori posto e fuori luogo nel vertice dei Grandi (che chiede a Gheddafi di cessare le violenze sul suo popolo), prigioniero com'è della sua ossessione privata trasformata da anni in questione di Stato: e da ieri purtroppo anche in questione internazionale. Nell'imbarazzo di Merkel e Sarkozy, abbiamo visto quel leader di un Paese europeo correre da Barack Obama, per investirlo inopinatamente con il tema della sua presunta "riforma della giustizia", assicurando che "per noi è fondamentale", quasi a chiedere aiuto al Presidente degli Stati Uniti, per poi lanciargli l'allarme finale disperato: "In Italia in questo momento esiste quasi una dittatura dei giudici di sinistra". Obama nella solennità di Westminster aveva appena rilanciato il concetto di Occidente, invitando Europa e America a ridare a quel concetto dignità politica. Quel Premier che come Capo del potere esecutivo attacca il potere giudiziario e definisce dittatura la nostra democrazia istituzionale dimostra di non sapere nemmeno cos'è l'Occidente. Va fermato con il voto, nell'interesse di tutto il Paese". (Ezio Mauro-La Repubblica)
"L’ha rifatto ancora. Profittando del fair play diplomatico che impone ai leader del mondo di non mandarlo affanculo, il Cainano in gita premio al G7 e mezzo ha attaccato un bottone sull’emergenza toghe rosse al leader russo Medvedev, dopo aver fatto altrettanto con Obama.
La scena ricorda quella di certi vecchietti scatarranti che bivaccano nei bar della Brianza e raccontano al primo avventore che capita le proprie disavventure con la moglie che li tradisce con l’idraulico.
Ma esistono anche precedenti nel mondo dello spettacolo: da Strarompi, indimenticabile personaggio di Paolo Panelli, a Gianrico, il giovane rompipalle interpretato da Sordi in Via Padova 46 - Lo scocciatore, che si apposta dietro l’uscio in attesa che esca per la passeggiata pomeridiana il vicino di pianerottolo, Arduino alias Peppino De Filippo, poi gli s’appiccica addosso guastandogli il relax e insufflandogli nelle orecchie con voce petulante i suoi problemi personali: “Sor Arduì, ho passato una notte d’inferno, m’ha mozzicato una zanzara, ma proprio in un punto che nun me posso gratta’ né di qua né di qua, che me farebbe un grattino alla schiena, sor Arduì?”.
Così al vertice in Francia il piccolo stalker brianzolo arpiona a uno a uno i grandi della terra per coinvolgerli nei suoi guai giudiziari. Incredibilmente infatti Obama, Medvedev, Sarkozy, Merkel, Zapatero, Cameron, Naoto Kan se ne sbattono allegramente dei suoi processi, preferendo concentrarsi su problemi trascurabili come le radiazioni di Fukushima, la guerra in Libia, la primavera araba, i negoziati israelo-palestinesi, la crisi finanziaria internazionale, i tornado che devastano l’America, cosette così.
Da un po’ di tempo i vertici del G7 e mezzo si son trasformati in autentici calvari per i sette leader del mondo, a causa di questo anziano molestatore che si apposta dietro gli angoli, con fotografo al seguito, per sfogarsi un po’ con loro sui suoi problemi privati. Avevano anche pensato di non invitarlo più, ma poi hanno avuto pena per lui. Così si sono passati parola: appena lo vedono avvicinarsi, si rifugiano alla toilette simulando improvvisi attacchi di gastrite o danno disposizione ai rispettivi staff di chiamarli al telefono non appena lui si aggira nelle loro vicinanze.
Ma Strarompi, in un modo o nell’altro, riesce sempre a vanificare le misure di sicurezza. L’altroieri, a uno stranito Obama e all’esterrefatta interprete che faticava a tradurre concetti tanto sconnessi, ha raccontato la dittatura dei magistrati di sinistra e la riforma epocale della giustizia.
Ci aveva già provato due anni fa al G7 e mezzo di Londra, quando alla foto di gruppo si mise a sbraitare “Mister Obamaaaaaa! Sono quiiii!”, ma quel giorno era presente la regina Elisabetta d’Inghilterra che, rompendo un silenzio cinquantennale, si voltò di scatto, strinse a sé la borsetta e borbottò un “che bisogno c’è di strillare così forte?”.
Questa volta, intrufolandosi in un attimo di distrazione delle badanti e degli infermieri che lo hanno in cura, il nanerottolo s’è fiondato con agile balzo sul presidente Usa per rovesciargli addosso le sue manie di persecuzione. Sperava di ricavarne, oltre alla foto ricordo accanto all’abbronzato più famoso del pianeta, almeno una frase di circostanza o di comprensione da spendere nella campagna elettorale domestica. Invece Obama, che non l’ha mai voluto incontrare se non in luoghi molto affollati, l’ha liquidato con un paio di “ok” (traducibili in un romanesco “e sti cazzi?”), mentre la Merkel faceva la faccia spazientita e Sarkozy richiamava all’ordine l’attempato discoletto invitandolo a tornare al posto.
Ieri il petulante vecchietto s’è sfogato sulle “ben 24 accuse infondate” con Medvedev, che l’ha assecondato sorridendo, come si fa con i casi clinici, non senza rimpiangere quei bei manicomi siberiani di una volta.
Manca solo che qualcuno, impietosito dalle sue precarie condizioni psicofisiche, gli allunghi una banconota dicendo: “Tenga, buon uomo, ora però abbiamo da fare”. (Marco Travaglio-Il Fatto Quotidiano)
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