Ho vissuto con questi ragazzi bengalesi descritti qui sotto nell'articolo del 'Corriere della Sera. Ho passato con loro quasi un mese lo scorso febbraio per farne un servizio per capire come vivevano a Roma, essendo la maggior parte di loro senza documenti o irregolari. Ho passato con loro ore e ore a Piazza Navona, Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, Porta Portese, Pantheon, Colosseo e Campo de' Fiori. Ho parlato con loro, volevo capire come vivevano qui. Volevo farne un articolo da vendere a qualche settimanale che nessuno ha voluto. Ora vedo che queste persone sono oggetto di una persecuzione di stile fascista e nazista e che gli stanno mettendo addirittura dei braccialetti marchiandoli. I vigili romani, che con Alemanno hanno un potere mai visto prima, li avevo già visti trattare come bestie queste persone, accanendosi contro di loro e il loro istinto della sopravvivenza, in difesa di un non meglio imprecisato abusivismo o copiatura di griffe firmate (come se levassero qualche soldo alle boutique di lusso di via Condotti...). Posso assicurare che queste persone sono le più miti del mondo, che vogliono vendere qualche rosa, qualche ombrello o qualche borsa per aiutare le loro famiglie in Bangla Desh. Non posso credee che in questa Italia si sia arrivati a tanto. Adesso è l'ora di dire 'Basta!' a questo ritorno alla xenofobia e di cacciare via questi fascisti che un tempo venivano a picchiarci nelle scuole (ed erano proprio Alemanno, Storace e La Russa, tanto per fare qualche nome), sdoganati dal satrapo di Arcore per i propri interessi.
"Un braccialetto di carta al polso degli immigrati venditori abusivi. Con su stampigliati cinque numeri. Ad applicarlo, durante un’operazione antiabusivismo nel centro storico di Roma, gli agenti del I Gruppo della Polizia Municipale. «I bracciali ci permettono di identificare questi venditori con la merce che abbiamo loro sequestrato, è un sistema di garanzia», si è limitato a spiegare a caldo il comandante del gruppo Stefano Napoli. Ma questa novità, scoperta dalle associazioni che si occupano di immigrati quando le immagini sono apparse nel tg locali, fa gridare all’orrore «Quei numeri ci fanno tornare agli anni più bui della storia del ‘900…», protesta Alessia Montuori dell’organizzazione di difesa degli immigrati Senzaconfine.
«SPIEGHINO QUALE LEGGE APPLICANO» - «Vorremmo proprio sapere – aggiunge Daniela Pompei, della Comunità di Sant’Egidio - a quale legislazione appartenga questa novità, che non ci risulta in nessuna normativa…». Difende il bracciale della discordia il comandante della polizia municipale Angelo Giuliani, che spiega: «E’ la legge che impone che non si faccia confusione – spiega Giuliani -. Quello è solo un braccialetto temporaneo di carta come si fa negli ospedali, per non commettere errori. Proprio nell’interesse degli immigrati in questione. Non avete idea di quanta merce abbiamo sequestrato e dei controlli che si sono prolungati fino alle quattro del mattino». E agiunge: «E’ stato adottato un segno non invasivo, non drammatizziamo. Ma per chi ci avete preso? Abbiamo adottato una disposizione interna».
«COME AL VILLAGGIO VACANZE» - Aggiunge Stefano Napoli, comandante del I Gruppo: «Ma non siete mai stati in un villaggio vacanze? Appena arrivati vi mettono un braccialetto. Ecco, abbiamo operato in garanzia come si fa anche in un ospedale, perché le madri non perdano i loro figli. Abbiamo usato un materiale leggerissimo, per essere sicuri di operare bene…».Fa eco a queste spiegazioni il presidente della Confcommercio, Cesare Pambianchi: «Ben vengano tutti i provvedimenti utili a debellare il fenomeno della vendita illecita di merce contraffatta in tutte le sue forme, e dunque anche il ricorso al braccialetto numerico, se necessario».
POLEMICHE E TRISTI MEMORIE - «Trovo infatti fuori luogo e inutili in questo momento - incalza Pambianchi - polemiche o addirittura fantasiosi accostamenti con avvenimenti del passato che nulla hanno a che vedere con la situazione attuale. Quello che dovrebbe essere l’interesse di tutti è porre un freno all’escalation della contraffazione. L’uso del braccialetto non è altro che uno strumento per agevolare le operazioni di riconoscimento dei venditori abusivi, che altrimenti, come spesso è accaduto in passato, sfuggirebbero alle azioni di controllo e repressione».
L'ARCI: «SCHEMI ODIOSI» - Pollice verso invece da parte delle organizzazioni che si occupano di immigrati. «Ormai in piena e totale disinvoltura vengono riproposti schemi più che odiosi – spiega Claudio Graziano, responsabile Arci per l’immigrazione -. Pochi giorni fa durante gli sgomberi dei rom alla Magliana sono state marcate con delle x alcune baracche, insomma è stata usata vernice per dire ciò che si doveva abbattere e cosa no. Ora ecco questi bracciali, una schedatura che è una criminalizzazione bella e buona e che è stata già vista nella storia, un simbolo di identificazione etnico che fa orrore. Chi l’ha deciso? E’ solo farina della Polizia Municipale?».
«RICHIAMA IL NAZIFASCISMO» - A Senzaconfine puntano il dito contro il Comune: «Fa orrore che il Comune – spiega Alessia Montuori – possa autorizzare schedature di questo genere spacciandole forse per iniziative di pubblica utilità». «Atroce collegamento venditore merce», indica Stefano Galieni responsabile immigrazione del Prc. Giovanna Cavallo di Action Migranti definisce i bracciali «guinzagli». «Così viene attuata una forma di giustizia che richiama non a caso il nazifascismo…». Il più caustico è il portavoce di Dhuumcatu, l’organizzazione dei bengalesi: «A questo punto – spiega Bacchu – sento il dovere di ringraziare la polizia municipale che ha deciso di usare soltanto bracciali di carta. Così non siamo stati marchiati a fuoco sulla fronte. Grazie… Si limitano ai bracciali, come le pecore che hanno i numeri stampigliati sulle orecchie»". (Corriere della Sera)
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