giovedì 1 luglio 2010

Anc forever

"È trascorso poco più di un anno dalle elezioni che hanno portato al potere Jacob Zuma, presidente del Sudafrica e dell’African National Congress (Anc). E mentre i tanto attesi mondiali di calcio sembrano avviarsi senza troppi problemi verso la conclusione, la domanda diventa adesso quello che succederà dopo. “Ci sono troppi contrasti all’interno della coalizione al potere. Inoltre dopo la Coppa del Mondo molti perderanno il lavoro, c’è il rischio di attacchi xenofobi nel paese e ci sarà una conferenza dell’Anc dove Zuma sarà criticato. Non credo si tirerà indietro, ma per lui diventerà più difficile tenere il potere”. A parlare è Jeremy Gordin, giornalista con un passato da codirettore del Sunday Indipendent e autore della più famosa biografia di Zuma. Una storia interessante, quella del presidente sudafricano. Poligamo, zulu, con un passato di processi per corruzione e stupro, Zuma è nato in una famiglia povera del KwaZuluNatal. Sua mamma era una donna delle pulizie, suo padre, un poliziotto, è morto quando lui aveva soltanto quattro anni. La sua vita è stata il partito in cui è entrato a soli 17 anni per finire giovanissimo in prigione a Robben Island, la vera scuola dei leader post-apartheid. Dieci anni di carcere e di lezioni. “Grazie agli sforzi dei prigionieri politici sembrava a volte di essere non in prigione, ma in una scuola di politica di alto livello”, si legge nella biografia. Poi l’esilio, con responsabilità di coordinazione e di intelligence e, dopo la liberazione nel 1994, una carriera politica velocissima e di successo, nonostante gli scandali: un’accusa di corruzione che lo ha costretto alle dimissioni dalla vicepresidenza e una per stupro di una donna sieropositiva. Un processo quest’ultimo da cui è stato pienamente assolto, ma soltanto dopo aver fatto una gaffe per molti imperdonabile in un paese con quasi sei milioni di sieropositivi. “Mi sono fatto una doccia dopo il rapporto per avere meno possibilità di contrarre il virus”, ha affermato davanti ai giudici.Signor Gordin, come giudica il presidente Zuma?Dal punto di vista personale è un uomo estremamente astuto, affascinante, paziente. È famoso per le sue doti da mediatore, eppure viene da una famiglia povera, non ha studiato. Capisce molto bene le politiche dell’Anc e si sente a suo agio con i meccanismi sottili e contorti che muovono la coalizione. È molto diverso dal suo predecessore Thabo Mbeki che era un buon tecnocrate, ma duro e freddo. Da un punto di vista politico nell’ultimo anno Zuma è molto cambiato. I suoi alleati volevano liberarsi di Thabo Mbeki e lui è diventato l’uomo giusto al posto giusto. Era un membro senior dell’Anc, aveva ricoperto il ruolo di vicepresidente. Ma per lui quest’anno è stato difficile: c’è molta lotta all’interno dell’alleanza.Quali sono le ragioni del dissenso interno?È una coalizione troppo ampia. Da un lato ci sono gli imprenditori, che alcuni considerano esponenti del capitalismo più opportunista. C’è il partito comunista che vuole più azioni a favore dei lavoratori. E c’è poi l’unione dei sindacati, Cosatu. Il suo segretario generale, Zwelinzima Vavi, prima era molto vicino a Zuma, ma ora si sta distaccando a causa dell’approccio considerato troppo conservatore dell’attuale ministro del tesoro Pravin Gordhan e di Trevor Manuel, ex ministro delle Finanze e attuale ministro alla Pianificazione. Zuma direbbe che è molto salutare, che è bene che ci sia dibattito e che non c’era prima con Mbeki. Quando Zuma è stato eletto nell’aprile 2009 con il 65,9% dei voti aveva promesso misure contro povertà, disoccupazione, crimine e corruzione. Si era anche impegnato a migliorare il sistema sanitario e scolastico nazionale. Quanto è stato fatto in un anno?Praticamente non è stato fatto niente. Io credo che il governo stia andando nella direzione giusta, ma è lentissimo, molto burocratico ed è veramente difficile notare dei miglioramenti. Anche la crisi economica ha influito: Zuma non è certo salito al potere nel momento migliore.Parlando di crisi economico-finanziaria degli ultimi due anni, il governo Zuma l’ha gestita bene?Non ha fatto molto. Il sistema bancario sudafricano è sempre stato forte grazie al lavoro dell’ex ministro delle Finanze Trevor Manuel. I problemi qui sono piuttosto investimenti e occupazione. Il governo ha tentato di intervenire su questi punti, ma stiamo ancora aspettando di vedere dei risultati.Julius Malema, il contestato leader della Lega Giovanile dell’Anc, si è fatto portavoce della necessità di nazionalizzare le miniere e ha lodato la ridistribuzione delle terre in Zimbabwe, sostenendo che l’Anc lavorerà su questi punti. Zuma condivide le sue posizioni?Alcune affermazioni di Malema sicuramente sono condivise dall’Anc, ma gli esponenti più realisti del partito sanno che la nazionalizzazione delle miniere non è possibile: provocherebbe la fuga degli investimenti stranieri. Zuma tende molto a lasciar correre, non crede nel “fermare” le persone, ma non vuol dire per questo che ne condivida le opinioni. Ad oggi, comunque, la forte relazione con Malema si è spezzata. Zuma è stato molto astuto in questo: non lo ha attaccato pubblicamente, ma ha organizzato un procedimento disciplinare che, da un punto di vista politico, è stato la fine di Malema. Da allora il leader della Lega Giovanile non rilascia più interventi pubblici provocatori come in passato.Molti hanno accolto la presa di potere di Zuma come una svolta a sinistra del potere in Sudafrica. È davvero così?Assolutamente no. Il governo Zuma non è più di sinistra di quanto fosse quello di Thabo Mbeki. È un concetto che viene spesso ribadito, ma che è falso. Zuma è stato spesso criticato per la sua vita privata. Oltre venti figli, tre mogli, uno scandalo recente per un possibile tradimento di MaNtuli, la seconda moglie. Un altro per aver ammesso a inizio anno di aver avuto l’ennesimo figlio fuori dal vincolo matrimoniale.La poligamia danneggia la sua immagine nel paese?Probabilmente sì, ma a lui non importa. Per Zuma la poligamia è una cosa seria, la considera un suo privilegio e si arrabbia molto con coloro che criticano questa tradizione zulu. Bisogna sempre ricordare che il presidente non viene da una famiglia ricca, non era un capo tribù, ma un semplice paesano. È compiaciuto per quello che ha raggiunto, ha fatto un buon lavoro. Dice spesso che ci sono molti politici con tante amanti e bambini da nascondere. Lui preferisce essere aperto: ama tutte le sue mogli ed è orgoglioso dei suoi figli.Le accuse di corruzione sono state fatte cadere per possibili implicazioni politiche, lasciando un alone di dubbio sulla sua reale innocenza. Lei cosa crede?Credo che ci siano pochi dubbi sul fatto che Zuma abbia accettato soldi da amici. Molti lo fanno, fa parte della cultura sudafricana. Ha vinto però tutte le cause legali che sono state intraprese contro di lui e io in fondo penso che se lo sia meritato. Ha preso quei soldi, ma non a danno del paese. Ha lo stesso atteggiamento di molti ex combattenti tornati dall’esilio: voleva soldi, macchine di lusso, case e spendeva molto più di quanto guadagnasse. Credo però che abbia imparato la lezione dopo i processi, che sia un po’ cambiato.Per le elezioni del 2012, Zuma si è già proposto per un secondo mandato, ma stanno già spuntando i nomi di possibili candidati alternativi. Lei pensa che verrà confermato?No, non penso. C’è troppo dissenso e ci sono troppe altre persone che vogliono diventare presidenti. Penso anche che non voglia veramente un secondo mandato. Ha 68 anni, anche se molti lo dimenticano, e fare il presidente del Sudafrica è un lavoro difficile.Zuma ha detto che l’Anc terrà il potere in Sudafrica almeno fino a quando Gesù tornerà sulla terra. È d’accordo?Non so dire di Gesù, ma sicuramente per i prossimi 15-20 anni l’Anc terrà il potere anche se continua a deludere le persone. La maggior parte dei sudafricani è passiva: per loro l’Anc è il partito della liberazione e non smetteranno di votarlo. Forse la prossima generazione inizierà a votare in base ai risultati. Forse.Quale scenario politico si immagina dopo la fine della Coppa del Mondo?Dopo i mondiali di calcio molte persone si troveranno senza lavoro e si sarà una conferenza dell’Anc dove il presidente sarà probabilmente criticato dagli alleati. Ogni settore domanderà di più e la posizione di Zuma diventerà difficile. Ma lui non si ritirerà, continuerà a fare il presidente, con una leadership però sempre più debole. La verità è che servirebbe un nuovo leader, un nuovo Nelson Mandela. Una figura che, per il momento, non sembra apparire all’orizzonte". (Roberta Giaconi-Limes)

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