mercoledì 2 giugno 2010

Noi stiamo con Saviano

"Per me, Saviano è uno che ha lucrato sulla mia città. Non c'era bisogno che scrivesse un libro per sapere cos'è la camorra. Lui però ha detto solo cose brutte e si è dimenticato di tutto il resto". Anche l'attaccante del Milan, Marco Borriello, grande escluso dalla rosa della Nazionale, si schiera con quelli che dicono che Gomorra infanga l'immagine del Paese, così come ha già fatto il premier, e presidente rossonero, Silvio Berlusconi. Borriello, cresciuto in un quartiere 'difficile' come San Giovanni a Teduccio, a Napoli, si è trovato a 11 anni con il padre ammazzato dalla camorra. Vittorio Borriello, detto 'Biberon', venne coinvolto in una inchiesta per usura e fu processato (e assolto) per associazione mafiosa. Scomparve il 22 dicembre 1993. Ho fatto "molti" sacrifici, dice, ma ho "sempre avuto una famiglia alle spalle che mi ha sostenuto e non mi ha mai fatto mancare niente. Poi a un certo punto è capitato uno spiacevole episodio, ma l'affetto c'è sempre stato", l'episodio "difficile" è appunto l'omicidio del padre, che il calciatore rievoca in una intervista a GQ, in edicola dal 3 giugno. "Crescere senza una figura maschile di riferimento è stato duro. Per fortuna, abbiamo avuto una mamma che ci ha fatto anche da papà. Comunque è un'esperienza che mi ha rafforzato e reso più responsabile. Altrimenti non sarei andato via da casa a 14 anni". Da casa e da un quartiere non dei più facili". (La Repubblica)

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