giovedì 13 maggio 2010

Pagati per pestarci

"Il “manganello facile” è da stato di Polizia, ovvero di regime. E questo non è tollerabile in un Paese democratico. Maroni butti fuori dalla Polizia chi non è degno di farne parte e chi abusa del suo ruolo . Negli ultimi tempi le forze dell’ordine, per colpa di alcuni, salgono sul banco degli imputati per aver picchiato cittadini senza che ve ne fosse alcun bisogno o con reazioni oggettivamente spropositate. Episodi che si ripetono con una preoccupante frequenza. L’ultimo è quello del giovane, detenuto nel carcere di Regina Coeli e scarcerato dopo sette giorni, pestato da poliziotti mentre transitava in motorino fuori allo stadio Olimpico di Roma al termine della finale di Coppa Italia. Nel momento in cui nelle strade era in corso una violenta guerriglia tra ultras e Polizia. Un filmato amatoriale lascerebbe pochi dubbi sull’estraneità del malcapitato agli scontri. Spetta ora ai magistrati incaricati accertare la verità. Per molti anni ho avuto al mio fianco uomini che sacrificano tutto, dagli affetti al tempo libero, per dedicarsi con grande impegno al loro lavoro; per combattere la criminalità e le illegalità, rischiando anche la vita. Poliziotti, Carabinieri, Finanzieri a cui va tutta la mia stima e riconoscenza e, ne sono certo, quella degli italiani onesti. Per questo non è ammissibile che taluni infanghino la divisa che indossano e che, dai cittadini, vengano considerati quali nemici da temere. Modi di agire violenti e inauditi, spesso dettati da incapacità all’autocontrollo e alla gestione di situazioni difficili. Comportamenti che gettano fango su tutto il Corpo a cui essi appartengono. Come avvenne per la “perquisizione” alla scuola Diaz di Genova durante il G8 nel 2001, e che si tramutò in una vera e propria “macelleria” tante e tali furono le violenze fisiche su alcuni giovani manifestanti, feriti anche gravemente dopo un’irruzione della Polizia. Fatti d’inaudita gravità quelli di Genova, ai quali non vorremmo più assistere. La sentenza, in primo grado, ha riconosciuto gravi responsabilità e colpe, e ha condannato diversi funzionari di Polizia (molti di essi promossi poi, inspiegabilmente, a incarichi superiori). In alcuni passaggi della stessa il giudizio è particolarmente duro. I giudici scrivono: «...la perquisizione venne disposta in presenza dei presupposti di legge. Ciò che invece avvenne non solo al di fuori di ogni regola e di ogni previsione normativa ma anche di ogni principio di umanità e di rispetto delle persone è quanto accadde all’interno della Diaz Pertini. …in uno stato di diritto non è invero accettabile che proprio coloro che dovrebbero essere i tutori dell’ordine e della legalità pongano in essere azioni lesive di tale entità, anche se in situazioni di particolare stress ». Gli scontri di quei giorni, in cui perse la vita il giovane Carlo Giuliani, e la vicenda della scuola Diaz hanno segnato una delle pagine più brutte per la Polizia e per le istituzioni democratiche del Paese. Anche per l’inquietante presenza nella sala operativa della Questura di Genova, mentre nelle strade avvenivano gli scontri tra manifestanti e polizia, di un’alta carica del Governo Berlusconi di allora; per le tante ed evidenti manovre allo scopo di depistare le indagini con prove false, costruite ad arte; per le dichiarazioni anch’esse false rese al fine di coprire gli abusi e le responsabilità individuali. Bisogna perciò intervenire subito, affinché si pongano le condizioni per evitare il ripetersi di episodi terribili come quello di Genova, della caserma Raniero di Napoli, del giovane Stefano Gugliotta a Roma e di tanti altri. Le Forze dell’Ordine non possono essere macchiate dalle “labilità” di pochi". (Luigi De Magistris)

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