lunedì 11 gennaio 2010
Occhio alla Carta!
"La Costituzione è giovane e ancora attuale, ma è purtroppo minacciata ed in pericolo. Forse sostenerlo per alcuni può sembrare allarmistico, ma ad osservare la cronaca politica si capisce quanto il rischio a cui essa è esposta sia reale e tangibile. Mentre alcuni partiti si impegnano ad apparecchiare l'indigeribile tavolo del confronto su presunte quanto vaghe riforme, l'idea di manomettere la Carta repubblicana, che anima soprattutto Berlusconi&co, è sempre una pietanza avvelenata pronta ad essere servita. Lo ha detto lo stesso presidente del Consiglio che la Costituzione è un cimelio vecchio da gettare nel baule del passato, lo ha ricordato di recente il ministro Brunetta proponendo di rivederla anche nella sua prima parte, quella fondante, in particolare per attaccare le norme relative al lavoro e alla rappresentanza sindacale. E lo dicono soprattutto gli atti del Governo. Le norme sull'immigrazione e la privatizzazione dell'acqua, i progetti in materia di giustizia e le leggi ad personam (lodo Alfano, processo breve, immunità, intercettazioni, legittimo impedimento): tutto l'operato della maggioranza è stato caratterizzato dalla negazione della Carta. Alle parole del Governo dunque seguono i fatti: raro caso in cui la coerenza politica non è virtù, ma catastrofe per la democrazia. Questa paura, che scaturisce da un tentativo politico che tecnicamente si può definire golpe senza incappare nell'esagerazione, è diffusa nella parte sana del Paese, che ha infatti scelto di scendere in piazza a Roma lo scorso 5 dicembre, animata da un contenuto squisitamente politico: difendere la Costituzione e la democrazia che su di essa poggia. Per questo l'appuntamento promosso ad Acquasparta il 22, 23, 24 gennaio è una delle tappe del cammino di resistenza pacifica e costituzionale che deve essere portato avanti dalla società civile e dalle associazioni, dai sindacati e dai partiti politici che vogliono veramente costruire un argine alla piena antidemocratica. Un aspetto centrale di questo cammino di resistenza pacifica e costituzionale consiste nella difesa di uno dei principi cardine di ogni democrazia compiuta: la libertà di informazione. Proprio sul terreno del diritto ad informare ed essere informati si gioca infatti il tentativo golpista del Governo: il controllo sulle notizie e soprattutto sulla loro circolazione significa esercitare un controllo direttamente sulle menti dei cittadini-elettori, condizionandone le scelte politiche. Il monopolio mediatico realizzato dal presidente del Consiglio è dunque una leva del suo consenso elettorale e la paura di perdere questo strumento di "potere" è ciò che lo ha spinto e lo spinge ad aggredire costantemente quotidiani e giornalisti che, nella sua prospettiva, hanno la colpa di raccontare i fatti, tutti i fatti, in modo indipendente. Li perseguita nelle aule di tribunale oltre che con le parole, li punisce per mezzo delle nomine dirigenziali nel servizio pubblico e privato, li delegittima attraverso una campagna mediatica. Di fronte a questo, non abbiamo scelta o via di fuga: costruire una barriera di difesa intorno alla nostra Costituzione per proteggere la nostra democrazia, opponendoci ad un piano eversivo per cui lottare domani sarebbe troppo tardi. Il tempo della resistenza pacifica e costituzionale è infatti l'oggi. Il suo spazio? Ogni luogo: dal Parlamento alle assemblee, dal posto di lavoro alla piazza. Soprattutto quest'ultima, che consente la partecipazione di ciascuno di noi, come granello indispensabile e insostituibile per difendere il nostro futuro". (Luigi de Magistris)
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