giovedì 12 novembre 2009

Intervista a De Magistris: "Votiamo Saviano"

"Non ci sta a fare solo il deputato Ue. Il partito è nella bufera ma lui chiede una linea più dura. I progetti dell'ex pm. Colloquio con Luigi De Magistris: "Chi pensava che me ne sarei stato buono buono al Parlamento europeo si è proprio sbagliato...". L'ex magistrato Luigi De Magistris, eletto alle ultime europee come indipendente nell'Italia dei Valori (e diventato presidente della commissione del Bilancio comunitario), è un tipo che definire intenso e deciso è un dolce eufemismo. Il suo partito è nella bufera per le accuse, via blog, striscioni, dibattito interno e esterno, di poca democrazia, di opportunismo e ordinario nepotismo (per alcuni), di troppa deriva a sinistra (per altri). In più, all'ombra della discussione sulle elezioni regionali, ad animare la situazione già concitata, è arrivato l'esodo, quotidiano e molto polemico, di un bel po' di fedeli dipietristi. E lui, De Magistris, è il sospettato numero uno della fronda al leader Antonio Di Pietro. Ma l'europarlamentare, titolare di inchieste esplosive, con scontri tra magistratura, Csm e politici ("Why not", "Toghe lucane"), respinge le accuse di attentatore alla leadership dipietrista e non arretra dalle sue posizioni ultrà, consapevole del diluvio di voti ottenuti a maggio, secondi solo a quelli di Silvio Berlusconi.

Prima di tutto: come si sta dall'altra parte della barricata?
"Essere costretto a lasciare il lavoro che ho amato come un familiare stretto è stato un dolore profondo. Credevo che l'Europa sarebbe stata l'esilio e che avremmo discusso di asparagi, tonno e pesci. Invece si può incidere ed è entusiasmante".Ma nel frattempo, il partito è in subbuglio. Proteste nei blog, diaspora e abbandoni, accuse di fuoco. Non c'è pace nell'Italia dei valori..."La verità è che nei confronti dell'Idv c'è una grande aspettativa. Così quel che viene perdonato ad altri, a noi non viene perdonato. Il giorno del primo incontro con Di Pietro, lui non mi chiese solo di candidarmi. Disse di apprezzare la mia passione nel voler cambiare le cose. Questo fu determinante per me, perché sono convinto che in Italia vada cambiata la classe dirigente. Per esempio, nel Pd: Pier Luigi Bersani vediamo cosa farà. Ma non è il cambiamento. È la mia linea e Di Pietro è d'accordo".

Sì, ma come stanno le cose? Alla linea dovrebbero corrispondere i fatti...
"Il futuro dell'Idv sarà così. Ma ci devono essere dei passaggi, degli assestamenti. Per le regionali sto spingendo, lo vedete, perché sia così. Non mi accontento di avere candidati dal casellario giudiziario pulito. Vorrei persone di altissimo livello. Un esempio? Per la presidenza della Campania mi vengono in mente i nomi di Roberto Saviano, di Raffaello Magi, l'estensore della sentenza Spartacus contro il clan dei Casalesi, di Raffaele Cantone, pm anti camorra di Napoli. Questo è il messaggio che dovrebbe passare. Naturalmente la scelta è al Pd, è il partito più forte. Ma non si può proporre Vincenzo De Luca, ottimo amministratore a Salerno, ma imputato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Bisogna uscire dalla logica del consociativismo del sistema di potere".

Una delle accuse è proprio questa, l'aver ceduto. L'essere tentati dall'eredità dell'Udeur di Mastella.
"Per me la politica modello Mastella, raccomandazione o simili, non esiste. Lei mi chiede di Bassolino. Il Pd doveva mandarlo a casa. Solo se riusciremo a creare una politica diversa, saremo forti. Se l'Idv commettesse questo sbaglio, passerà in 48 ore dall'8 per cento al 2".

Parole da leader.
"Pur non avendo un ruolo di responsabilità, ho un ruolo politico evidente. Quando l'altro giorno un giornalista mi ha domandato: "C'è l'anomalia Torre Del Greco, dove l'Idv sta con il centrodestra". Ho risposto candidamente: "Per me è cosa grave, dovrebbe finire quanto prima". L'indomani ho saputo che Idv è uscita. Se raccogli un numero così alto di voti, finisce che se dici una cosa hai un peso enorme".

C'è una tesi: lei vuole prendere il posto di Di Pietro e gli fa la fronda. Silvana Mura, fedelissima dipietrista, ha detto che, anche solo per questioni di età, sarà lei il successore. Però deve stare calmo.
"Io calmo non sono. Si è detto: De Magistris ha lanciato l'opa sul partito. Figuriamoci. Però, se qualcuno si era illuso che avrei fatto il parlamentare europeo e basta, beh, se lo può proprio scordare, perché io non mi calmo. Anzi, il mio impegno sarà sempre più forte. Non di cacciare Antonio Di Pietro, ma di far crescere l'Idv. Vorrei che il partito capisse che sono una risorsa, che sto dando l'anima, che per questo, vedo la mia famiglia solo la domenica...".

Nessun contrasto tra voi due? Altra voce: Di Pietro è suo prigioniero.
"Falso. Sia l'una che l'altra. L'intesa è forte, anche umanamente. Veniamo dallo stesso mondo, la magistratura. Abbiamo percorsi diversi. Lui arriva da una cultura popolare e contadina. Io ho studiato Marx, sono un appassionato di Enrico Berlinguer, ho votato sempre Pci. Ci accomuna la volontà di eliminare le diseguaglianze. Se si rompe il rapporto tra me e lui, questo progetto non può andare avanti".

Sembra che Di Pietro non lasci spazi.
"Gli spazi ci sono e sono ampissimi. È previsto un congresso, e io ho una posizione di forza. Le cose vanno migliorate, ma per chi vuol impegnarsi sul serio non c'è limite".

Aurelio Misiti, Pino Pisicchio e altri storici dipietristi vanno via.
"A Di Pietro dissi subito: porterò un plusvalore, ma anche una rottura con un sistema. Devo dargli atto: è stato coraggioso. E gli effetti, ora, sono sotto gli occhi di tutti. C'è gente che va via anche perché ha capito che la linea del partito è questa. Misiti faceva battute. Diceva che non mi dovevo occupare delle regionali stando a Strasburgo. La verità è che in Calabria abbiamo deciso di rompere con il loierismo. Abbiamo detto: candidiamo uno della società civile indipendentemente da che parte politica sta. Però, Misiti aveva già fatto l'accordo con Agazio Loiero. Poi ci sono casi di miopia, Pino Pisicchio...".

Cioè?
"Berlusconi ormai è impresentabile. E allora Fini, che sta dicendo cose sensate e istituzionalmente importanti, Casini, i poteri economico-finanziari, le gerarchie ecclesiastiche, si stanno riposizionando. La gente che ha vissuto di potere, Francesco Rutelli, Pino Pisicchio, andrà a confluire da quella parte. Ma non ha capito che in questo modo non si costruisce l'alternativa a Berlusconi, ma solo l'epurazione dei suoi tratti eversivi. Il cambiamento può venire solo dal centrosinistra, purché tagli per sempre i tentativi di inciucio".

Alle regionali l'Idv correrà da solo?
"Spero che trovi un accordo con il centrosinistra, riconoscendo al Pd il ruolo più importante e lavorando con Radicali, Sinistra e libertà, Rifondazione. E in certe zone con l'Udc. Non quella di Cuffaro, condannato per favoreggiamento, o di Lorenzo Cesa, personaggio impresentabile sotto diversi profili o di Ciriaco De Mita. Complessivamente penso che un laboratorio politico con l'Udc non si possa fare".

La vita politica si identifica ormai con la giustizia in tutte le sue forme.
"Troppi politici delinquono, questa è l'anomalia. La mafia è entrata nelle istituzioni. Se l'Italia, dopo la stagione delle bombe, non è andata in bancarotta è anche grazie ai capitali mafiosi. Non siamo più in grado di capire dove termina l'economia legale e comincia quella illegale. Al tempo di Andreotti, la mafia si accontentava di avere dei referenti. Nel '94, dopo le bombe, mette in pista direttamente persone sue, un nome per tutti Marcello Dell'Utri, l'ideologo di Forza Italia. Così comincia la pax mafiosa".

In questi giorni a proposito di lei e Di Pietro, Paolo Franchi ha ricordato una frase di Pietro Nenni: un puro trova sempre uno più puro che lo epura. Che ne pensa?
"Se qualche volta mi fossi girato dall'altra parte, come mi consigliavano in tanti, se avessi chiuso qualche volta gli occhi, sarei potuto diventare un brillantissimo procuratore della Repubblica. Ma sono un idealista. Però nessuno mi ha mai epurato. E non ho ancora trovato uno che mi abbia fatto fesso". (L'Espresso)

Nessun commento: