Ricapitoliamo: siamo a 18 leggi (o tentativi di legge) in 15 anni per salvare il Cavaliere dai suoi presunti reati penali, dai suoi presunti debiti fiscali e societari, dai suoi presunti imbrogli, dai suoi presunti affari diurni e notturni. Ammiriamo la pura abnegazione dei suoi eserciti parlamentari e la perpetua insonnia dei suoi legali ingaggiati ormai a dozzine e sottoposti a tour de force legislativi per scovare viti, chiodi, mastice, bulloni e riuscire a tenere in piedi tutto quello che va in pezzi, scivola, si sfalda, traballa, non si incastra, per tenere il Capo fuori dai guai, protetto, addirittura nascosto sotto a coltri di nuove leggi e sofismi, incapsulato nel plexiglass, visibile alle masse, invisibile alla giustizia.Diciotto leggi. Con la progressiva assuefazione di quasi tutti i commentatori politici che alla vigilia di questo nuovo assalto alla prescrizione (100 mila processi cancellati) e nuovo scudo immunitario per i parlamentari, discutono nel dettaglio i labirinti dalle nuove (eventuali) normative, la loro efficacia, i contraccolpi che produrranno nella maggioranza e nella opposizione, quanto e come reggeranno il vaglio della Corte o se verranno polverizzate. E con quali conseguenze: si andrà a votare? Passerà la Finanziaria?Ma si dimentica sistematicamente il primo e fondamentale dettaglio della storia: i reati commessi (o non commessi) dal Cavaliere. Se siano fondate oppure no le accuse. Se siano attendibili le testimonianze e le prove. Verosimile la ricostruzione dei fatti. E l’analisi degli indizi. Esattamente come si è fatto e si fa – fino al gioco grottesco dei processi da talk show – negli innumerevoli casi di cronaca, da Cogne a Garlasco, dall’omicidio di Meredith a quello di Gabriele Sandri. Tutti rivelandosi sommamente interessati all’involucro della storia, ai vantaggi di occuparsene per finta, e invece indifferenti al cuore del problema.
Quasi duecentocinquantamila adesioni raccolte su internet in un mese. Nasce così il "No B day", la manifestazione nazionale "per chiedere le dimissioni di Berlusconi". Ideata da un gruppo di blogger, incubata nella Rete, alimentata su Facebook, la protesta nasce come reazione agli attacchi del premier seguiti alla sentenza sul Lodo Alfano. Dal 9 ottobre 2009, Silvio Berlusconi critica il Quirinale, attacca i giudici della Corte Costituzionale, accusandoli di essere "comunisti", si definisce "l'uomo più perseguitato della storia", litiga in tv con Rosy Bindi dicendole che è "più bella che intelligente" provocando una rivolta delle donne. A un passo dallo scontro istituzionale, mentre fuori e dentro il Parlamento infuriano le polemiche, un gruppo di blogger decide di dar vita ai propri post. Aprono un gruppo su Facebook e indicono una "manifestazione nazionale per chiedere le dimissioni di Berlusconi". Ad oggi, dopo un mese, hanno raccolto oltre 235mila adesioni. Una marea che si definisce "apartitica e pacifista" e che si è già data un appuntamento per scendere in piazza: il pomeriggio del 5 dicembre a Roma, in piazza della Repubblica. Si partirà con un corteo per arrivare fino a piazza del Popolo. Poi, in serata, un concerto in piazza San Giovanni, organizzato grazie all'aiuto dei 3mila artisti raccolti in un altro gruppo, "Artisti - No Berlusconi Day". Su Facebook, infatti, il gruppo principale dei promotori è solo il centro di un network composto da circa 100 pagine. Ognuna di queste rappresenta un comitato cittadino per il "No B Day". Da Torino a Palermo, da Milano a Napoli. Con ramificazioni internazionali: Londra, Barcellona, Amsterdam, Dublino, Parigi, Vienna. E poi San Francisco, Montreal, Sacramento. Tutte città in cui saranno organizzate manifestazioni parallele. Una sorta di "Internazionale antiberlusconiana", raccolta intorno a una considerazione e a un appello finale: "A noi non interessa cosa accade se si dimette Berlusconi" e riteniamo che il "fair play di alcuni settori dell'opposizione, costituisca un atto di omissione di soccorso alla nostra democrazia. Berlusconi deve dimettersi e difendersi davanti ai tribunali". In queste ore i "blogger democratici" sono alle prese con l'organizzazione dell'evento. Autobus da ogni parte d'Italia, striscioni e volantini, il corteo e il concerto. Con un occhio di riguardo per il luogo da cui tutto è partito, il web. Nel sito ufficiale del "No B Day" sono disponibili informazioni e materiali, oltre alla possibilità di contattare gli organizzatori per risolvere problemi logistici. C'è chi vuole i volantini, chi cerca un passaggio per Roma, chi si prenota per suonare in Piazza San Giovanni. Il colore viola farà da sfondo a tutte le iniziative. Perché "il viola non è solo il colore del lutto, ma anche quello dell'energia vitale, dell'autoaffermazione". Per testare la capacità della macchina organizzativa, sono in corso in questi giorni "anteprime del "No B Day", in molte città italiane. E nelle ultime ore si sta mettendo a punto l'aspetto sicurezza, per "evitare infiltrazioni facinorose e violente". Insomma, sin dalle origini e dai preparativi quella del 5 dicembre si annuncia come la più grande iniziativa politica di protesta nata dalla base degli utenti del web. Alla manifestazione hanno già aderito alcune forze politiche. Il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha confermato la sua presenza, così come il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero e il Partito dei comunisti italiani. Il Pd ha invece declinato l'invito a partecipare, per questo sul web molti iscritti al partito chiedono al neo segretario di cambiare idea: "Spero che Bersani accolga il nostro invito, saremo in tanti del Partito democratico a partecipare alla manifestazione".
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