domenica 25 ottobre 2009
Grazie Valentino!
"Nove volte Valentino. Nove volte sulla vetta del mondo. Dal '97 al 2009, da quella faccia schizzata da adolescente oltre le righe al trentenne con i primi leggeri segni della vita intorno agli occhi, ecco l'ennesimo trionfo di una leggenda ad alta velocità, che con questo nono titolo raggiunge i numeri del suo mito Mike Hailwood e sorprassa a trecento all'ora i suoi sogni più pazzeschi di ragazzino. Nella pioggia calda di Sepang, su questa pista dove corri con gli aerei sulla testa e i serpenti che attraversano l'asfalto, Rossi chiude i conti di una stagione che nei fatti era stata decisa sette giorni fa in Australia, quando il suo rivale Lorenzo si era steso ingenuamente poco dopo il via. Se il titolo del 2008 era stato quello del grande ritorno, della vendetta sportiva su due anni di delusioni in pista e problemi fiscali e di immagine non da poco, il mondiale 2009 è il figlio della grande ed ennesima sfida: per la prima volta, infatti, Valentino si è trovato lottare contro un avversario che corre sulla sua stessa moto e con le stesse gomme. Un muro nel box per dividere i due e piccole polemiche soffiate sulla condivisione dei dati. Valentino e Jorge si stimano, si rispettano, ma sempre avversari sono. Il primo è il presente e l'esperienza, l'altro la freschezza e il futuro. Ancora una volta il talento del pilota numero 46 è arrivato primo sul traguardo: 6 vittorie, 7 pole in diciassette gare. Il capolavoro del 2009 resta sicuramente la gara di Barcellona, là dove all'ultima curva Rossi si è infilato in uno spiraglio impossibile per lasciarsi alle spalle l'ambizioso rivale spagnolo. E' giusto dire che i problemi fisici di Stoner (che ha saltato tre gare autoescludendosi dalla corsa al titolo) hanno reso più facile il gioco a Valentino, che comunque si è dovuto sudare il titolo, attraversando momenti delicati e qualche errore imprevisto. Ma la verità è che con una vita di corse alle spalle e un bel po' di candidati alla successione che stanno lì a sgomitare, il padrone dell'asfalto resta lui: per classe, esperienza, tecnica e forza interiore, quella di un adulto col cuore ancora ragazzino, quella del fenomeno che soffre e rinasce, che frena e spalanca il gas come per dire: hey, fate largo ragazzi, il migliore sono ancora io". (La Repubblica)
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