"Torte?", chiede il pubblico ministero. Accade qualche tempo fa, a Bari. Il magistrato interroga un trafficante di droga e l'uomo gli racconta i costumi della sua banda. "Torte" è un'espressione che il magistrato non ha mai sentito. Il pubblico ministero torna allora a chiedere al criminale: "Che cosa sono le "torte"?". L'altro gli risponde: "Le "torte", dottore: le orge, i festini, com'è che dite voi?". Il ricordo di quella formula - "torte" - affiora oggi nella conversazione di una fonte vicina all'inchiesta di Bari perché sono le "torte" il punto critico che rende politicamente imbarazzanti le ricostruzioni delle serate di Silvio Berlusconi. Tra le 19 ragazze, ospiti a pagamento nelle residenze del capo del governo e interrogate dalla procura di Bari, c'è più di una testimone che ha ammesso di aver trascorso, "con altre ragazze", la notte con Silvio Berlusconi. Di "festino" e "orgia"" ha già parlato Patrizia D'Addario. Patrizia è, per la prima volta, a Palazzo Grazioli la sera del 15 ottobre 2008. Rifiuta di trascorrere la notte nel letto regalato al capo del governo da Vladimir Putin, "il letto grande". Ci rimarrà dopo, la notte del 4 novembre e di queste ore si sa - più o meno - tutto. Ma perché, quella prima volta, Patrizia lasciò Palazzo Grazioli? Andare via non è stato un colpo di testa, sostiene Patrizia. Le orge, dice Patrizia, non sono mai riuscita a farmele piacere e avevo intuito che mi sarei trovata in quella sgradevole situazione se fossi rimasta, dopo la cena, i balli, la ola, le barzellette, i canti e la musica di Apicella. C'erano molte escort quella sera nella residenza del capo del governo. Per lo meno, cinque. Due molto appariscenti. Lesbiche, "le uniche in pantaloni, lavorano sempre in coppia". La cena era ancora in corso, ricorda Patrizia, quando Berlusconi mi volle mostrare le camere da letto. Soprattutto quella con "il lettone". Non eravamo soli, ricorda Patrizia. Con Berlusconi c'erano altre due escort che cominciarono a coccolare il "sultano". Berlusconi, dice Patrizia, mi chiamava, mi invitava con la voce e i gesti a unirmi a loro. Patrizia decise di chiudersi in bagno e uscirne soltanto quando il gruppo fosse tornato nel salone per completare la cena. Fu allora, nella camera con il "letto grande", che Patrizia, pur ingaggiata per duemila euro, decise di non rimanere per la notte. Ritornata in albergo, al Valadier, raccontò subito alla sua amica, Barbara Montereale, l'episodio. Barbara, tra molte reticenze, ne ha un ricordo ancora oggi vivo: "Patrizia ha preferito andar via perché c'erano altre due escort" e d'altronde ella stessa vide scene simili a Villa Certosa, poi, nel gennaio del 2009 "quando decine di ragazze straniere si stringevano a Papi, litigando tra loro, quasi aggredendosi".
Il racconto di Patrizia ha trovato una conferma con la testimonianza di un'altra signora, Maria Teresa De Nicolò, 37 anni, barese. La sua partecipazione alla serata di Palazzo Grazioli ha ripercorso, come se si trattasse di un rito, la stessa esperienza di Patrizia. Identiche le modalità, identiche le regole da rispettare. Convocazione a Roma, improvvisa e un po' misteriosa. Abitino nero, trucco leggero. Prima di andare a letto, se richiesto dal padrone di casa, una disponibilità assoluta a mostrare ammirazione estatica per i successi di "Silvio"; pieno divertimento per barzellette e canti; gratitudine per i regalini "da negozietto". Stesso contatto, Gianpaolo Tarantini. Povero Gianpi, racconta un amico, certi giorni era davvero disperato perché, se è agevole organizzare un "festino" con qualche giorno d'anticipo, diventa arduo farlo in un solo pomeriggio. Nell'estate-autunno del 2008, la sexual addiction di Berlusconi è compulsiva, la sua satiriasi indiavolata. Telefona anche dieci volte, nello stesso giorno, a Tarantini (intercettato dalla magistratura di Bari). Gli chiede di mettere insieme "le ragazze" per la sera anche con un anticipo di poche ore. Gianpi fa quel può, ricordano gli amici, ma la fretta è, senza eccezione, cattiva consigliera e così non sempre ha il tempo di "invitare" a Roma da Milano le "cortigiane perfette", "bellissime, molto giovani, molto professionali e, soprattutto, consapevoli della necessaria riservatezza". Pressato, Gianpi deve accontentarsi, dicono gli amici, "di quel che ha sotto mano". E' così che a Palazzo Grazioli entra anche chi non avrebbe mai messo piede, con più tempo a disposizione. Maria Teresa viene convocata (prima e unica volta) in questa emergenza. Parte per Roma e, come accade a Patrizia, Barbara e Lucia R. ("ospiti" il 4 di novembre), scopre nei saloni del de Russie che la meta di quella serata di lavoro sarà Palazzo Grazioli. Maria Teresa, agli inquirenti di Bari, ha ammesso di aver fatto sesso con il presidente, "rimborsata" da Gianpi, ma quel che qui conta è la "torta", il numero delle "ragazze" che - quella notte (un "lunedì o un martedì di settembre del 2008" fa la vaga Maria Teresa, probabilmente martedì 23 settembre) - si trattiene con il capo del governo nella sua residenza di Palazzo Grazioli. Maria Teresa tace il numero delle "ragazze" (anche se l'ha riferito al magistrato che l'ha interrogata). E' disposta però ad ammettere, con Repubblica, che "c'erano altre ragazze". Qualcuna di quelle "ragazze" seguirà, il giorno dopo, Berlusconi a Melezzole, vicino a Todi, quando (come ha svelato l'Espresso) il presidente del Consiglio rinuncia a una "missione" a New York, alla partecipazione alla "campagna del Millennio" contro la povertà e la fame nel mondo, all'intervento all'assemblea delle Nazioni Unite per starsene, con le sue "ragazze", nell'health center di Marc Mességué (sbarrato agli estranei). * * * La rilevanza del racconto più veritiero delle serate di Silvio Berlusconi è dunque in questo "punto critico" non ancora illuminato: le "torte" di Palazzo Grazioli. Finora la scena ci è stata raccontata così. Un giovanotto ambizioso (Tarantini) conduce prostitute di caro prezzo nelle residenze del capo del governo offrendole al "sultano" (Berlusconi) per ingrassare affari e potere d'influenza. Il "sultano" - ingenuo e ignaro - fa sesso con una di quelle ragazze (Patrizia D'Addario). Emerso l'episodio, il "sultano" muove in tre mosse. Nega l'episodio ("Non ricordo la faccia di questa Patrizia"). Scredita la testimone ("I miei nemici politici l'hanno pagata per accusarmi"). Banalizza quel che è accaduto ("Ho soltanto scelto ospiti sbagliati"). Diciamolo con le parole di Nicolò Ghedini: Berlusconi è soltanto un "soggetto inconsapevole. Se io vado a casa del presidente e, per fare bella figura, mi presento con un'accompagnatrice, è difficile che lui possa saperlo. E, se anche poi vi fossero rapporti [sessuali tra il presidente e quella donna], lui continuerebbe a non sapere e quindi [il fatto] non può avere nessuna implicazione né giuridica né morale" (Agi, 18 giugno). Lasciamo stare la giustizia (Bari non contesta a Berlusconi alcun ipotesi di reato e a Tarantini soltanto il favoreggiamento alla prostituzione: le ospiti non erano indotte a prostituirsi, era il loro mestiere e nessuno lo ignorava). Lasciamo stare la morale (è diritto di ciascuno avere le abitudini sessuali che ritiene opportune). Quel che conta qui è che cosa è accaduto e che cosa significa. Quel che accade, ragionevolmente, lo si può dire così. Al contrario di quanto sostengono Berlusconi e il suo avvocato, il capo del governo è consapevole che le "ragazze" di Tarantini siano delle cortigiane. A Gianpi le chiede espressamente. Berlusconi sa della "professione" della D'Addario, come dice Patrizia, come conferma Barbara Montereale e testimonia - per altre circostanze - Maria Teresa De Nicolò. Emerge, dunque, dall'inchiesta di Bari un tableau ben definito. Intorno al presidente del Consiglio, c'è un'organizzazione molto discreta, anche se spericolata, che fornisce prostitute al "sultano" per le sue serate con "torta" finale; una rete di servizio che si muove secondo moduli, programmi e desideri sempre uguali. Tarantini è soltanto uno dei server che il presidente del consiglio attiva quando la sexual addiction l'afferra. Dall'inchiesta emerge che lo stesso "lavoro" di Gianpi è assolto per lo meno da altre due personaggi (un professionista di Bari, una signora di Roma). Questo accade. Quel che significa (lo ha già scritto qui Stefano Rodotà) interpella l'etica pubblica. "Un uomo politico non può mentire. Deve accettare la pubblicità di ogni sua attività quando questa serve per valutare la coerenza tra i valori proclamati e comportamenti tenuti" (Repubblica, 10 luglio). Da questo punto di vista, la scena è chiara. Berlusconi ha una volta di più, in questa storia, ingannato il Paese: non ignora che le "ragazze" che affollano il "lettone di Putin" siano prostitute e prostitute chiede, per le sue "torte", ai prosseneti che siedono al suo tavolo (non esita a "smanacciarle" subito sotto gli occhi della sua scorta). Il comportamento privato del capo del governo è in fragorosa contraddizione con i valori (Dio, famiglia) che proclama in pubblico e con le leggi che propone al Parlamento (severe punizioni per chi favorisce la prostituzione e per chi fa sesso con le prostitute). E' questo lo stato delle cose che Berlusconi dovrebbe finalmente affrontare in pubblico, quali che siano gli esiti per la sua reputazione e per il suo destino politico". (La Repubblica)
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