Quelle centinaia di derelitti sulla Pinar hanno dimostrato come le morti non siano tutte uguali. Quelle carcasse inanimate sono rimaste cinque giorni in mezzo al mare perché nessuno intendeva salvarle e portarle in casa propria. Una donna incinta è morta in mezzo a degli escrementi. Solo l’attenzione di qualche media ha obbligato le autorità italiane ad intervenire. Qualche giorno prima quasi 300 persone erano morte nel mare tra la Sicilia e la Libia. Poche righe e poche immagini per dei morti che, secondo la nostra cultura, sono già morti prima di essere nati. Per gli stessi morti in Abruzzo, ormai sono settimane che la solidarietà è diventata moda e la politica dei veri sciacalli ci sta costruendo voti. Morti di serie A e di serie B in una società, la nostra, dove l’ipocrisia regna sovrana.
Chi ha visto le poche immagini dei sopravvisuti sul mercantile turco a 5 giorni di abbandono in mezzo al mare non può che gridare all’orrore. Disperati lasciati morire in mezzo al mare solo perché essere umani considerati di serie B, senza che scattasse subito la stessa solidarietà che c’è stata per l’Abruzzo. Dov’erano la solidarietà della chiesa, dei vescovi, dei cardinali e del papa per questi essere umani? Dov’erano i nostri sms di contributo a chi è in difficoltà, dov’erano le migliaia di containers e tende della protezione civile, dove i nostri cittadini che si sono prodigati per l’Abruzzo, dove i nostri politici che hanno fatto la spoletta nel disastro de L’Aquila? E la nostra informazione che contava lo share del terremoto dov’era? Cosa facevano i nostri giornalisti quando quei disperati venivano lasciati morire lì, non contesi né dall’Italia né da Malta? Dov’erano la Croce Rossa e le organizzazioni umanitarie quando ne morivano altri 300 in mezzo al mare? Di quale solidarietà stiamo parlando? Di quella delle adozioni a distanza mentre gli stessi genitori li lasciamo morire sotto i nostri occhi? O dei progetti con Lorella Cuccarini mentre i loro figli stanno morendo sotto le nostre finestre?
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