Approfitto della festa dell'8 marzo per fare un po’ di chiarezza sul continente africano, dove ho vissuto per quasi dieci anni tra ex-Zaire, Costa d’Avorio, Ghana, Mali, Senegal, Liberia, Tunisia, Algeria, Marocco e Niger. Secondo la mia esperienza l’informazione italiana e nel mondo su questa realtà, e purtroppo non solo, non è solo falsata ma è completamente inverosimile. Le fonti continuano ad essere quelle dei missionari e delle ong che operano in questa terra, che offrono spaccati che nella maggior parte dei casi non corrispondono alla realtà africana, per non dire peggio. Le altre immagini che ce la descrivono sono quelle di chi arriva con i barconi della speranza e che noi continuiamo a voler respingere.
Innanzitutto, quando si parla di Africa, così come si fa per gli altri continenti, si parla di differenti nazioni, con differenti culture, etnie, lingue e religioni. Ogni nazione, anche se a noi sembrano tutte uguali, è diversa dall’altra. Per capirne il volto, come nel caso del Sudan di Bashir e del Darfur che è tanto alla moda, bisogna sapere di cosa si sta parlando. La realtà è diversa Paese per Paese e diversissima dal nostro punto di vista di vedere la realtà delle cose. Il punto di vista dei missionari o della maggior parte delle ong (organizzazioni non governative) non esprimono affatto questa realtà, perché la loro missione è ancora di evangelizzare e condizionare quella realtà, già martoriata da secoli di colonialismo, schiavitù, depredazione da parte nostra delle loro materie prime e tante altre belle cose. Tra l’altro, alla popolazione, dei missionari e delle ong, così come delle faraoiniche ed inutili organizzazioni internazionali come l’Unicef, interessa poco e niente, purché ci sia qualche cosa da mangiare.Queste persone, questi esseri umani, che a noi piace adottare a distanza ma che calpestiamo o respingiamo se sono troppo vicini a noi, hanno una loro cultura, una loro visione della vita, una loro organizzazione, e che ci piaccia o meno hanno lo stesso valore delle nostre. Quindi, per poter parlare di un Paese o di una zona di questo Paese, bisogna sapere chi vive su questo Paese, che cosa fa, in che cosa crede, chi comanda, quali sono i suoi valori, che lingua parla e via dicendo. Altrimenti meglio stare zitti.
Ancora un esempio per il tanto famoso Darfur. Nel caso del Sudan e della condanna internazionale del presidente Bashir, forse bisognerebbe sapere che questa persona era fino a poco tempo fa solo una marionetta nelle mani di un religioso islamico, Al Turabi (incarcerato e ora liberato), che praticamente lo aveva messo al potere solo se faceva quello che diceva lui, che controllava le masse sudanesi sotto la pressione religiosa, che si opponeva ad un Sud del Sudan, dove da decenni va avanti una guerra con milizie filocristiane, di cui il maggior esponente, dopo un finto accordo, è stato fatto saltare in aria. Nel Darfur, poi c’è un sacco di petrolio e ci sono, come in tutti gli altri Paesi africani, interessi internazionali per sfruttare e depredare queste povere terre e le loro popolazioni.
Ma in tutto questo baillame c’è la popolazione, fondamentalmente animista, povera sì, ma che ha i suoi nuclei familiari, quasi sempre allargati e solidali, che vive la sua vita giorno per giorno, che ha una sua dignità, esattamente come noi che ogni giorno ci svegliamo la mattina per iniziare una nuova giornata. Anche questi esseri umani hanno le loro gioie e dolori, le loro nascite e morti, i loro riti, i loro amori, che non devono essere obbligatoriamente le nostre. E questo succede in tutti i Paesi del mondo. Se vogliamo conoscerli, iniziamo a considerare che non sono oggetti da circo, ma altri esseri umani da cui possiamo anche imparare, come per esempio la forza che hanno le donne africane, il loro orgoglio , la loro dignità, il loro tirare avanti in mezzo ad un mondo in cui noi soccomberemo quasi subito.
E, visto che domani è l’8 marzo festa di tutte le donne, festeggiamo la bellezza di Mamma Africa! (intervento visibile con commenti su www.agoravox.it)
Innanzitutto, quando si parla di Africa, così come si fa per gli altri continenti, si parla di differenti nazioni, con differenti culture, etnie, lingue e religioni. Ogni nazione, anche se a noi sembrano tutte uguali, è diversa dall’altra. Per capirne il volto, come nel caso del Sudan di Bashir e del Darfur che è tanto alla moda, bisogna sapere di cosa si sta parlando. La realtà è diversa Paese per Paese e diversissima dal nostro punto di vista di vedere la realtà delle cose. Il punto di vista dei missionari o della maggior parte delle ong (organizzazioni non governative) non esprimono affatto questa realtà, perché la loro missione è ancora di evangelizzare e condizionare quella realtà, già martoriata da secoli di colonialismo, schiavitù, depredazione da parte nostra delle loro materie prime e tante altre belle cose. Tra l’altro, alla popolazione, dei missionari e delle ong, così come delle faraoiniche ed inutili organizzazioni internazionali come l’Unicef, interessa poco e niente, purché ci sia qualche cosa da mangiare.Queste persone, questi esseri umani, che a noi piace adottare a distanza ma che calpestiamo o respingiamo se sono troppo vicini a noi, hanno una loro cultura, una loro visione della vita, una loro organizzazione, e che ci piaccia o meno hanno lo stesso valore delle nostre. Quindi, per poter parlare di un Paese o di una zona di questo Paese, bisogna sapere chi vive su questo Paese, che cosa fa, in che cosa crede, chi comanda, quali sono i suoi valori, che lingua parla e via dicendo. Altrimenti meglio stare zitti.
Ancora un esempio per il tanto famoso Darfur. Nel caso del Sudan e della condanna internazionale del presidente Bashir, forse bisognerebbe sapere che questa persona era fino a poco tempo fa solo una marionetta nelle mani di un religioso islamico, Al Turabi (incarcerato e ora liberato), che praticamente lo aveva messo al potere solo se faceva quello che diceva lui, che controllava le masse sudanesi sotto la pressione religiosa, che si opponeva ad un Sud del Sudan, dove da decenni va avanti una guerra con milizie filocristiane, di cui il maggior esponente, dopo un finto accordo, è stato fatto saltare in aria. Nel Darfur, poi c’è un sacco di petrolio e ci sono, come in tutti gli altri Paesi africani, interessi internazionali per sfruttare e depredare queste povere terre e le loro popolazioni.
Ma in tutto questo baillame c’è la popolazione, fondamentalmente animista, povera sì, ma che ha i suoi nuclei familiari, quasi sempre allargati e solidali, che vive la sua vita giorno per giorno, che ha una sua dignità, esattamente come noi che ogni giorno ci svegliamo la mattina per iniziare una nuova giornata. Anche questi esseri umani hanno le loro gioie e dolori, le loro nascite e morti, i loro riti, i loro amori, che non devono essere obbligatoriamente le nostre. E questo succede in tutti i Paesi del mondo. Se vogliamo conoscerli, iniziamo a considerare che non sono oggetti da circo, ma altri esseri umani da cui possiamo anche imparare, come per esempio la forza che hanno le donne africane, il loro orgoglio , la loro dignità, il loro tirare avanti in mezzo ad un mondo in cui noi soccomberemo quasi subito.
E, visto che domani è l’8 marzo festa di tutte le donne, festeggiamo la bellezza di Mamma Africa! (intervento visibile con commenti su www.agoravox.it)
"La notte si confonde con il mare, negli occhi la fatica dell’attesa sognare, via lontano un’altra vita l’incontro all’orizzonte, al paradiso. L’antico forte appare tra le roccie fantasma di un passato addormentato, memorie di catena mai spezzate e di eterne schiavitù. Stringimi, lasciami Mama Africa, Africa seguimi, chiamami Mama Africa, Africa Donami la forza della lava che ribolle nel tuo ventre violentato, perché possa riposare nel mio cuore la rabbia che mi prende nel lasciarti andare via, che un giorno questa rabbia sia coraggio, sia radice e nuova linfa e resistenza, e maturi questa antica sofferenza in rinata dignità. Stringimi, lasciami Mama Africa, Africa Seguimi, chiamami Mama Africa, Africa (testo di una canzone dei Modena City Ramblers).
2 commenti:
Complimenti, bellissimo post.
La foto: madre, figlia e ...
Sono sorelle di mia moglie, 20 anni fa, la più giovane è la gemella, e il piccoletto è il figlio di Colette, la sorella maggiore a sinistra della foto (sono 9 sorelle).
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