martedì 10 febbraio 2009

Non più uomini, ma consumatori.

"Prepariamoci pure a mesi di tormenti telefonici. A rispondere ad addetti di call center che ci chiamano a ogni ora del giorno per proporci le loro offerte, di passare a Tizio, di abbandonare Caio: si avvicina un decreto che autorizza le telefonate commerciali moleste, quelle fatte tramite dati e numeri di utenti che non hanno dato il consenso a essere contattati. Chiamate che ora sono illecite, secondo quanto stabilito dal Garante della Privacy con numerosi e successivi provvedimenti; ma se passerà la nuova normativa, saranno legali fino al 31 dicembre 2009. E quindi via libera alle telefonate selvagge. Eventualità che adesso il Garante sta cercando di scongiurare: ha infatti subito scritto al governo e al parlamento, come ha spiegato a Repubblica.it. La novità è contenuta in un emendamento approvato nei giorni scorsi in Commissione Affari costituzionali, al testo del decreto Milleproroghe e che è in queste ore discusso in Senato, per la conversione in legge. "Il contenuto della disposizione è chiaro", spiega dal proprio blog Guido Scorza, avvocato esperto di diritto e nuove tecnologie: "Dal giorno dopo l'entrata in vigore della nuova disposizione di legge le società di marketing torneranno libere di utilizzare a loro piacimento un enorme mole di dati personali e di disturbare senza limiti gli utenti i cui numeri telefonici sono contenuti negli appositi elenchi per finalità completamente diverse!". Queste banche di dati, infatti, ora sono illegali perché i call center le hanno messe su senza chiedere il consenso degli utenti. Sono numeri e nomi che per esempio hanno ottenuto (e comprato) dagli operatori telefonici di quegli utenti (pratica illecita, secondo le norme sulla privacy). In particolare, l'emendamento autorizza solo l'uso di banche dati create prima dell'agosto 2005, ma c'è da scommettere che siano abbastanza rappresentative di tutte gli italiani dotati di un telefono dove essere disturbati.
Di qui la preoccupazione anche del Garante: "Abbiamo mandato una nota al governo, al presidente del Senato e della commissione Affari costituzionali", dice Francesco Pizzetti, presidente dell'Autorità garante per la privacy, "spiegando che questo emendamento non dovrebbe essere approvato, perché è in contrasto non solo e non tanto con i nostri provvedimenti ma con il diritto dei cittadini di non essere disturbati a ogni ora del giorno". "Speriamo fino all'ultimo - continua - che il parlamento ne tenga conto. In caso contrario, valuteremo l'effetto della normativa e il da farsi". Allarmato e furente è Domenico Murrone, dell'associazione dei consumatori Aduc: chiede di "cancellare l'obbrobrio". "La motivazione "nobile" dell'emendamento - aggiunge - è che in caso contrario sarebbero a rischio migliaia di posti di lavoro dei call center. Questi sarebbero quindi più degni di tutela di tutti gli italiani che da anni subiscono il martellamento dei venditori di telefonia e altre aziende che, con tecniche invadenti e non di rado truffaldine, importunano e rifilano prodotti/servizi non richiesti". Aduc segnala inoltre che già cominciano a moltiplicarsi le chiamate moleste, "forse perché i call center annusano l'aria permissiva", anticipando i tempi rispetto al via libera. Ad aggiungere carne sul fuoco della polemica è ancora Scorza, che nota quanto sia anomalo, sul piano giuridico, questo emendamento. "Non è ammissibile che il legislatore si sovrapponga, in modo del tutto estemporaneo, all'attività di un'Autorità indipendente su di una materia affidata alla competenza istituzionale di quest'ultima"; inoltre, "non è dato comprendere quale sia il senso di considerare lecita solo sino al 31 dicembre 2009 un'attività illecita". (La Repubblica)

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