"Con quella danza terrorizzano da oltre un secolo le squadre di rugby di mezzo mondo. Molto spesso con successo. L'haka, il rito con cui si apre ogni partita di rugby degli All Blacks, la leggendaria nazionale neozelandese, tornerà ai Maori. Il governo di Wellington ha accettato di riconoscerne la proprietà intellettuale a otto tribù indigene. L'accordo, mette fine a una controversia che va avanti da 160 anni, prevede un risarcimento complessivo di 300 milioni di dollari neozelandesi (circa 121 milioni di euro). Erano anni che i Maori, popolo di grandi guerrieri, combattevano questa battaglia legale. Grazie ai successi degli All Blacks quella danza gode ormai di fama planetaria e ha contribuito non poco al successo di immagine della rappresentativa neozelandese. Già questo era sufficiente a suscitare le ire degli antichi abitanti dell'isola: la loro danza sfruttata dai colonizzatori, che dalle usanze dei loro avi ricavavano fama e fortuna. La "Ka Mate", dal capo guerriero Te Rauparaha, della regione Ngati Toa, all'inizio del 19mo secolo, dopo essere riuscito a sfuggire con successo all'inseguimento dei nemici. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono stati gli spot pubblicitari. In particolare, i Maori sono andati su tutte le furie per la pubblicità della Fiat, in cui l'haka, rito tradizionalmente maschile, veniva ballata da un gruppo di mamme. Un altro duro colpo fu inferto dalla performance del film Forever Strong, in cui veniva riprodotta da una squadra di rugby di un liceo americano. Più che una beffa una vera umiliazione.
Si tratta del primo accordo del genere raggiunto dal governo di Wellington. La transazione ha coinvolto otto tribù della regione Ngati Toa, circa 12mila neozelandesi maori. La proprietà intellettuale dell'haka è parte di una serie di compensazioni che la Nuova Zelanda ha riconosciuto agli indigeni per gli abusi commessi dai colonizzatori inglesi, in seguito a un accordo firmato nel lontanissimo 1840. La metà del risarcimento sarà in contanti, il resto fa parte di un pacchetto che comprende contratti di affitto forestali e crediti in cambio di emissioni. Questo compromesso, dicono i firmatari, servirà a limitare, da ora in poi, "il cattivo uso" del rito. A quanto sembra però, gli indigeni non potranno ricevere royalties. Di certo un miracolo lo ha già compiuto: riappacificare quelle tribù unite, oggi così compatte contro i colonizzatori, che fino a un centinaio di anni fa usavano quel rito per farsi guerra tra loro". (Marco Grosso)
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