domenica 8 febbraio 2009

Lo Stato di diritto non esiste più. Le regole non sono più valide per nessuno.

"Le voci di un blitz per sequestrare le stanze della casa di cura dedicate ad Eluana Englaro, o addirittura per trasportarla in un'altra struttura ospedaliera, cosa del tutto falsa, si sono susseguite per tutto il giorno. La verità è un'altra: polizia e carabinieri hanno chiesto ieri, con un rapporto inviato al procuratore capo di Udine, Antonio Biancardi, di firmare un provvedimento d'urgenza per sequestrare quelle stanze. Era stato lo stesso Biancardi ad affidare alla Mobile la verifica di alcune testimonianze (tratte anche dagli esposti) e ai carabinieri il monitoraggio puntuale del decreto della corte d'appello milanese. Ieri le conclusioni congiunte, con l'ipotesi finale del "tentato omicidio". E, vero o falso che sia questo titolo ipotetico di reato, la patata bollente passa nelle mani dei magistrati. Nel frattempo, avviene un passaggio delicatissimo. La Regione, nonostante le pressioni dei giorni scorsi e di ieri, alza bandiera bianca alle 20. La sventola dopo una riunione di quasi quattro ore, con il presidente Renzo Tondo, l'assessore alla Sanità Wladimir Kosic, la titolare delle Autonomie e Sicurezza Federica Seganti, l'avvocato della Regione Enzo Bevilacqua e vari dirigenti. "È stata valutata l'ipotesi di commissariamento della casa di cura, riscontrandone però l'impossibilità in quanto non sussistono i presupposti giuridici", dice il presidente Tondo. Anche lui lancia un invito di segno berlusconiano alla clinica: chiede di prendere in considerazione la necessità di sospendere i protocolli medici già avviati, "atteso che si sta rapidamente delineando un netto pronunciamento del legislatore volto a colmare il vuoto normativo alla base della vicenda". Udine, trincea avanzata della battaglia finale senza esclusioni di colpi. L'ultimo assalto parte dal ministero del Welfare, dal quale dipendono i Nas, i carabinieri che si occupano della Salute. Grazie a loro emerge un problema di "location", per usare una terminologia cinematografica. Dopo aver visionato la clinica, sabato, hanno scritto un verbale di due pagine che parla di una "nuova struttura" dentro La Quiete. Gli investigatori udinesi arrivano a una conclusione: tra queste camere nella casa di riposo da 450 posti e delle camere d'albergo non ci sono differenze. Perché queste camere non sono sotto la giurisdizione sanitaria della Quiete, anzi sono affidate all'associazione "Per Eluana", coordinata dal professor Amato De Monte. Bisogna ricordare che la corte d'appello di Milano parlava di hospice o di struttura "confacente". Sull'interpretazione di questo "confacente" la polizia giudiziaria ha quindi detto la sua al procuratore capo. E cioè che lo staff di De Monte non ha la copertura del decreto. Il ragionamento continua: se è dunque fuori dal decreto, non può gestire il protocollo sanitario. Meglio allora "congelare" la situazione. E pare - ma quest'ultima è solo una voce - che gli agenti suggeriscano di affidare queste stanze al direttore sanitario Stefano Santin, che è obiettore e non accetta il protocollo, e che al momento dell'ingresso di Eluana le aveva "disconosciute". Questa mattina, dunque, si capirà se questa visione ha una sua validità o se resterà solo un'ipotesi, un atto d'indagine che non vedrà mai la luce. Se sia l'"ultima pallottola" del ministero del Welfare, o se sia una "pallottola spuntata". (La Repubblica)

Nessun commento: