martedì 17 febbraio 2009

La giustizia negata.

"Quando il signor Antonio, pensionato reggino, ha sentito che il processo era stato aggiornato al gennaio del 2017, s'è girato verso l'avvocato è ha sussurrato: "Speriamo di esserci ancora". E' ormai diventata una prassi. Alla Prima Sezione civile della Corte d'Appello di Reggio Calabria, tra un'udienza e l'altra passano 8 anni, almeno. Nel calendario dei giudici non ci sono buchi fino a gennaio del 2017, e le agende dei legali diventano per necessità decennali. Così, per ottenere un risarcimento danni o per una causa di separazione, per incidenti stradali o semplicemente per dirimere i contenziosi patrimoniali i tempi diventano biblici. Le pratiche prendono polvere negli archivi e la giustizia diventa una chimera. Ci sono processi iniziati da un giudice e definiti da un altro, nei quali cambiano gli avvocati e persino le parti. Figli chiamati a chiedere, per conto dei propri genitori, i risarcimenti che non hanno avuto i padri. I dati parlano chiaro e sono stati forniti dallo stesso presidente della Corte d'Appello Luigi Gueli, all'inaugurazione dell'anno giudiziario. Nel 2004 i procedimenti pendenti erano 3.384, nel 2008 il carico è cresciuto fino a toccare i 4.830 processi. Numeri destinati a crescere visto che i fascicoli sopravvenuti continuano ad essere più di quelli chiusi. Solo nell'ultimo anno infatti, a fronte di 393 processi definiti, i giudici si sono visti arrivare faldoni per altri 630 procedimenti. Praticamente il doppio. E in futuro nulla lascia presagire che le cose possano cambiare, anzi.
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Ne è convinto anche Gueli: "I ricorsi iscritti a ruolo nel 2008 saranno forse decisi nel 2015-20016. Presto arriveremo a rinviare per il 2018 e probabilmente oltre. Purtroppo la mole di lavoro è abnorme. Si ricorre in appello per qualsiasi sciocchezza. I processi civili seguono l'iter dei tre gradi di giudizio, mentre in molti casi si potrebbe sfoltire. Serve una legge che consenta di dichiarare inammissibili i ricorsi oppure bisognerebbe stabilire per le pratiche minori un solo grado di giudizio come avviene in molte parti del mondo. Ma questo attiene al legislatore, non al tecnico. Noi applichiamo la legge, non la facciamo". E aggiunge: "Per ora dobbiamo dare seguito tutti i processi compresi quelli per una contravvenzione stradale o quelle del valore di poche decine di euro". Una sola sezione a fronte di tre tribunali (Reggio, Locri e Palmi) che sfornano sentenze. Tre giudici in tutto quando la pianta organica ne prevede sei. Per il segretario del sindacato degli avvocati Mario De Tommasi, servirebbe "ameno una seconda sezione e non è detto che sia sufficiente". Ogni giovedì, giorno di udienze la stessa storia: l'avvocato Maria Luisa Mascianà racconta di come "per ottenere i risarcimenti siano necessari tempi biblici, mentre nel frattempo le aziende falliscono e le separazioni non vanno avanti. Ci sono casi in cui la vittoria di alcuni assistiti è certa perché, nel frattempo, sono intervenute sentenze della Cassazione su argomenti analoghi, tuttavia bisogna attendere e nell'attesa è necessario pagare perché le sentenze di primo grado sono comunque esecutive. Crediti, insomma, che forse non sarà più possibile recuperare se non a distanza di molti anni". C'è di tutto nei faldoni della giustizia negata che attendono di essere esaminati. La vita di famiglie intere e quella di imprenditori. Piccoli contenziosi e bisogni reali. Beghe di condominio e procedimenti complessi. Tutto rimandato, dice De Tommasi, uno dei vecchi principi del foro, "al gennaio del 2017, se tutto va bene, e se porteremo ancora la toga". (La Repubblica)

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