mercoledì 11 febbraio 2009

Finché c'è guerra c'è speranza... .

"In attesa che nella base di Sigonella cooperative ed imprese di costruzioni si spartiscano centinaia di milioni di euro per realizzare la più grande centrale spionistica che le forze armate statunitensi possiedono nel mondo, c’è chi si accontenta di gestire tutta una serie di “servizi” funzionali alle missioni di guerra in Africa, Caucaso e Golfo Persico. “Accontentarsi” è mero eufemismo, dato che si tratta di contratti per un valore complessivo di 16 milioni di dollari, che potrebbero diventare 96 se il Comando d’Ingegneria Navale della marina militare USA decidesse di prorogarne la durata sino al 2013. Ad accaparrarsi le commesse nell’avamposto militare destinato ad ospitare una decina di aerei spia, senza pilota, Euro e Global Hawk di US Air Force e Nato è stata il “Team Bos Sigonella”, un consorzio composto dalle italiane Gemmo Spa e LA.RA. e dalla statunitense Del-Jen Inc.. Il primo contratto, di durata annuale, è stato sottoscritto nel febbraio 2008; il secondo, lo scorso novembre. L’elenco dei lavori da eseguire è però pressoché identico: si va dall’“esecuzione, supervisione, trasporto di armamenti, materiali ed attrezzature necessarie ai servizi operativi e di supporto”, alla “gestione ed amministrazione dei servizi ambientali e di quelli denominati janitorial e al “controllo delle sostanze nocive, la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti”. Ma non è finita; al Team Bos Sigonella sono stati pure attribuiti i lavori di manutenzione delle aree interne alla base, la pulizia delle strade e i servizi di bus navetta per il personale militare e civile. L’ultimo paragrafo del protocollo stipulato dalla US Navy chiarisce infine che tutti i servizi saranno realizzati “a Sigonella e nelle installazioni siciliane collegate”, prime fra tutte il complesso portuale di Augusta (Siracusa) ove attraccano le portaerei e i sottomarini nucleari, la stazione di telecomunicazione di Niscemi (Caltanissetta) dove sta per sorgere il terminal terrestre del sistema satellitare MUOS e il “Pachino Target Range”, in località Marza (Ragusa), centro di supporto per le esercitazioni aeree e navali USA e Nato nel Mediterraneo centrale.
Non è poco per un consorzio di recentissima costituzione e che certamente aspira a divenire il “number one” tra i contractor che operano nelle basi USA in Italia. Esperienza, versatilità e radicamento nei territori soggetti ai processi di militarizzazione, sono i requisiti delle società che ne fanno parte. La Gemmo Spa, ad esempio, ha sede a Vicenza, città che ospita a Camp Ederle il Comando SETAF - Southern European Task Force, e dove hanno preso il via i lavori per trasformare il vecchio aeroporto Dal Molin nella principale base operativa della 173^ Brigata Aerotrasportata dell’esercito USA. LA.RA. è invece un’impresa di Motta Sant’Anastasia, cittadina della provincia di Catania dove risiedono alcune centinaia di militari USA con tanto di famiglie al seguito; essa è poi di casa a Sigonella da tempi lontanissimi. Del tutto ignota al grande pubblico è la Del-Jen Inc. di Clarksville, Tennessee, al suo debutto in Italia. “Forniamo servizi al Governo USA in qualsiasi parte del mondo” è lo slogan di quella che preferisce farsi chiamare amichevolmente “DGJ”. Di amichevole c’è però assai poco nella storia passata e recente di una società che è tra i più fedeli contractor del Dipartimento della Difesa e delle agenzie statunitensi che operano nel settore nucleare. Con 2.600 dipendenti e 76 uffici sparsi per il mondo, la Del-Jen Inc. è nella busta paga di US Air Force, Air Systems Command, US Army, US Navy ed US Air National Guard. La società fornisce tutti i servizi possibili, dalla progettazione e costruzione di basi ed infrastrutture logistiche, alla manutenzione di edifici, attrezzature, velivoli ed abitazioni; esegue la movimentazione negli scali aeroportuali, la fornitura di combustibili ai cacciabombardieri, la gestione di “programmi ambientali” in complessi di ogni tipo, comprese le stazioni missilistiche più segrete. Solo negli ultimi 5 anni, in joint venture con la Project Resource, Del-JEn ha sottoscritto con il Dipartimento della Difesa contratti per un valore di 4.246.406 dollari. La società opera in alcune delle installazioni chiave per le strategie di guerra degli Stati Uniti: tra esse, la stazione aeronavale di Rock Island, Illinois (sede dell’arsenale dove si producono armi e munizioni destinati alla marina militare); la base aerea di Los Angeles, California (sede del 61° Stormo e del Centro Spaziale e Missilistico dell’US Air Force, dove si sviluppano e si sperimentano i più sofisticati sistemi d’arma destinati alle Guerre Stellari); il complesso aeroportuale di MacDill, Florida (principale centro per le operazioni di rapido intervento, trasporto e rifornimento aereo dell’Air Mobility Command). La Del-Jen coordina le attività logistiche della Eareckson Air Station, grande installazione che sorge nell’isola di Shemya, a 1.600 miglia dalle coste dell’Alaska, utilizzata per il rifornimento dei velivoli da guerra nella rotta Stati Uniti-Estremo Oriente e sede di un sofisticato sistema radar per l’intercettazione dei missili balistici nucleari intercontinentali (ICBM) e per quelli lanciati dai sottomarini (SLBC). Altro importantissimo centro per la guerra atomica in cui la società americana è presente nella fornitura di servizi vari (trasporti, manutenzione mezzi, rifornimento) è il “”Nevada Test and Training Range”, il più grande dei poligoni utilizzati dal Pentagono per la sperimentazione di testate nucleari, superaffollato di sistemi radar e centri di telecomunicazione. La Del-Jen compare pure in una joint venture che nel solo anno fiscale 2007 ha ottenuto dal Dipartimento della Difesa contratti per un miliardo e 379 milioni di dollari, quasi l’1% dell’ammontare di quanto speso nello stesso anno dall’intera amministrazione Bush. Capofila del consorzio pigliatutto è la Fluor Intercontinental Inc., una delle corporation più ricche d’America e che nel 2003 ha acquisito il controllo della stessa Del-Jen. Con sede ad Irving, Texas, la Fluor spazia dal settore delle costruzioni residenziali civili e militari, alla realizzazione di ponti, autostrade, centrali elettriche, raffinerie, impianti petrolchimici e stazioni di telecomunicazione. La compagnia è una delle regine della shock economy, l’economia dei disastri brillantemente descritta dalla saggista Naomi Klein: dopo che l’Uragano Katrina inondò nel 2005 New Orleans, la Fluor Intercontinental fu chiamata dalla Federal Emergency Management Agency per fornire alimenti, alloggi e trasporti d’emergenza a 160 mila sfollati della Louisiana. Ma sono soprattutto le guerre e le “ricostruzioni” post conflitto a fare di essa una dei contractor di maggior fiducia dell’amministrazione USA. Nel solo periodo 2000-2007, l’ammontare dei contratti stipulati dai dipartimenti e dalle agenzie del governo statunitense con la Fluor Inc. è stato di 15 miliardi, 515 milioni e 594 mila dollari. Una buona parte di essi vedono committente il Pentagono e riguardano la costruzione di infrastrutture e facilities, lo stoccaggio e la distribuzione di equipaggiamenti e attrezzature, il rifornimento di automezzi, aerei e unità navali, il controllo del traffico aereo e la “movimentazione e rimozione di sostanze pericolose”.
È alla Fluor International che sono stati affidati i lavori di realizzazione e/o ampliamento di alcune delle principali basi aeronavali possedute fuori dai confini nazionali, come ad esempio quelle che sorgono nell’isola di Guam, nell’Oceano Pacifico, o a Portorico. La società è attivissima nel supporto tecnico alle operazioni in Afghanistan ed Iraq, e ha inoltre realizzato alcune delle maggiori infrastrutture militari USA in questi due paesi, in Kuwait e in Kirghizistan. La Fluor è inoltre una delle tre compagnie prescelte da Washington per l’esecuzione del “Logistics Civil Augmentation Program” (LOGCAP), il piano dell’US Army per un valore di 5 miliardi di dollari finalizzato all’intervento logistico in qualsiasi parte del mondo in caso di conflitto o “crisi umanitaria”. Attraverso la controllata Fluor Alaska Inc., la società partecipa ad uno dei più segreti programmi di riarmo missilistico e nucleare delle forze armate statunitensi, noto come “Ground Based Missile Defense Project”, operando nella costruzione di 12 nuove infrastrutture e nel potenziamento di altre già esistenti in Alaska. Le basi sono destinate tutte al lancio di nuovi missili nucleari e all’intercettazione in volo dei missili intercontinentali “avversari”. La “nuclear connection” della compagnia texana è tuttavia più ampia. A partire dal 1970, la Fluor International ha costruito negli Stati Uniti d’America una ventina di centrali atomiche; inoltre opera per conto dei Dipartimenti dell’Energia e della Difesa nella manutenzione, gestione, “decontaminazione e risanamento ambientale” di buona parte delle centrali USA e dei siti di arricchimento dell’uranio e del plutonio destinato a fini militari. A seguito dell’impulso dato dall’amministrazione Bush alla produzione dell’energia nucleare e alla realizzazione di nuove centrali, la Fluor International ha creato nel marzo 2007 uno specifico dipartimento di ricerca e produzione atomica, con sede a Greenville, Carolina del Sud.
“Questa nuova linea d’affari posizionerà Fluor come uno degli attori leader nella costruzione di nuove infrastrutture generatrici di energia nucleare”, ha dichiarato David Constable, presidente del Fluor’s Power Group. Come se non bastasse, la società ha esteso il proprio intervento ad alcuni complessi nucleari, civili e militari, di Russia e Gran Bretagna. Oggi, grazie alla controllata Del-Jen, Fluor International sbarca in Italia. I cantieri di guerra non mancano, da Sigonella a Vicenza, da Napoli-Capodichino ad Aviano. Adesso che il nucleare non è più un tabù nel bel paese, chissà se il gigante dei contractor USA non voglia concorrere alla costruzione delle tante centrali annunciate da Silvio Berlusconi & C". (Antonio Mazzeo-www.agoravox.it)

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