domenica 11 gennaio 2009
Ma dove eravate quando ascoltavo Fabrizio D'André?
Sono rimasto stupito del clamore sull'anniversario di Fabrizio De André. Mi ha fatto riflettere su come un autore controcorrente (De André appunto, e tanti altri), un libro che nessuno legge (Il signore degli anelli, di Tolkien, per esempio) o una musica (a caso, i Pink Floyd, ai miei tempi un cult per pochi, visto che tutti seguivano musica leggera nostrana) diventino, dopo tanti anni, di moda, se ne facciano dei film, se ne intitolino delle strade e via dicendo. Insomma, più che l'apprezzamento vero e proprio, diventi un po' una moda di chi consuma prodotti collaudati da altri. Quello che ricordo di Fabrizio De Andrè - io lo ascoltavo tra il 70 e l'80 - è che era considerato quasi un 'bombarolo', come una sua canzone, uno da cui stare alla larga. Nella nostra cerchia lo ascoltavamo e, chi sapeva suonare la chitarra, ne canticchiava i bei motivi a mo' di ballata. C'erano lui, Guccini, poi De Gregori ed altri. Ma che ora il mondo intero si metta ad osannarlo e a dire che io c'ero e lo amavo, a parte che non mi piace idolatrare nessuno e ritengo che la vita di ogni essere umano sia interessante anche se sconosciuta, mi sembra un po' sospetto e preferirei tenermi alla larga. Così come non mi convincono gli antimafiosi del momento e gli autori di cassetta.
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