sabato 17 gennaio 2009

Il caso Kakà.

Prandelli ha detto che parlare delle centinaia di milioni di euro di Kakà è immorale, visto quello che molte famiglie italiane scontano a fine mese. Mazzola ha ribadito che allora è immorale guadagnare tanto anche in altri sport. Quello che ci vedo io è quello che sta attraversando la società italiana. Da noi abbiamo superato di gran lunga quella che si chiama sindrome da Sudamerica (me la sono inventata io in questo momento). Sindrome da Sudamerica significa che ci comportiamo da Paesi meno evoluti (sempre dal nostro punto di vista) e quindi con precise caratteristiche. Da noi, in questo periodo storicio, ci avviciniamo ormai molto a certi Paesi africani (nei loro lati peggiori). Le caratteristiche di questa sindrome sono: avere al potere persone in un groviglio di conflitti di interessi che fanno gli affari loro con il consenso della maggior parte della popolazione, giocare molto alle lotterie mangiasoldi perché qualche speranza per il futuro bisogna pure averla laddove si è fatta terra bruciata di un lavoro sicuro e di mettere su famiglia, osannare molto il calcio (o altri sport) e fare degli idoli i cosiddetti campioni del momento (la nostra vita ormai non vale un fico secco), avere una popolazione sempre più povera e pochi ricchissimi (vedi latifondisti argentini e o ministri corrotti africani) e tante altre manifestazioni che inficiano quel carattere di evoluzione e civiltà che dovrebbe contradistinguere una nazione come l'Italia.
Oggi, essere arrivati ad offrire 105 milioni di euro più i benefit ad un giocatore di calcio di 24 anni (bravo, serio e carino) significa che il circuito vizioso della sindrome del Sudamerica ha toccato i massimi storici. Dopo aver fatto diventare un ragazzino talentuoso un miliardario che guadagna 500.000 euro a settimana sapendo tirar bene di pallone, dopo aver fatto diventare dei simboli per i giovani calciatori e veline, da questo Paese di nani e ballerine che siamo diventati, ci si aspetta solo qualcosa di imponderabile.
Forse è il momento che ognuno di noi inizi a fare qualcosa e cominci ad alzare la voce.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Temo che sia tropppo tardi.
Temo che sia più alta la voce dei tanti italiani che hanno portato all'ammasso il cervello.
Temo che l'informazione non abbia più nessun senso, nessun significato in un paese dove i mass-media battono la grancassa al grande capo del momento.
Temo che la cultura dei vari mezzobusto, anchormen , intrattenitori, imbonitori, giornalisti televisivi e della carta stampata sia ai minimi storici: "tengono tutti famiglia !".
Nessuno sembra conoscere i 'fondamentali' della lingua italiana se l'espressione "mass-media" la pronunciano tutti all'inglese "mass-midia", ignorando che media è una parola latina che va pronunciata come si legge.
Sì, sono esempi minimi, lo so, ma significativi, indicativi di una inarrestabile deriva democratica ed economica.
Oggi siamo già al punto che al posto dell'olio di ricino che facevano bere agli oppositori i fascisti del 1924, l'amara medicina è quella di dover dire o scrivere cose contrarie ai propri principi (Pippo Baudo ha appena preso posizione contro Santoro attestando la più totale solidarietà alla Lucia Annunziata).
Se invece sono tali soggetti in buona fede allora sono persone totalmente prive di principi.
Che cosa può modificare un simile stato di cose ?
Un collasso dei conti pubblici ? Pare molto vicino, a quanto afferma Eugenio Scalfari oggi su Repubblica. E poi ?
E poi il caos.