mercoledì 21 gennaio 2009

Festeggiano Obama ma esercitano ancora la schiavitù.

"Respira, respira ancora, quindi è viva" dice, Odemije, 22 anni, nigeriano, subito dopo essere uscito dal pronto soccorso di Lampedusa dov'era stato portato per l'"ultimo saluto" alla sua compagna, Vivede, 19 anni, appena intubata e subito dopo trasferita con l'elicottero del 118 a Palermo, dove i medici disperano di salvarla. È in coma, ricoverata in rianimazione, ha ustioni su tutto il corpo ed una sindrome di assideramento gravissima. Sono davvero poche le speranze che possa cavarsela, dopo una settimana in mare aperto senza acqua e senza viveri, per raggiungere Lampedusa. L'"inferno" di Lampedusa dove Odemije è arrivato con la sua compagna ieri mattina con un gommone. Insieme con altri 61 disperati, con i loro racconti dell'orrore: 10 dei loro compagni di viaggio, spiegano, sono morti di stenti e di freddo durante la traversata e buttati in mare dai sopravvissuti. Ma tutti loro, come altre centinaia dei 1900 clandestini che attualmente si trovano nel centro di accoglienza, dormiranno all'aperto. In ripari di fortuna, tende improvvisate con teli leggeri, perché il centro è al collasso. Sporcizia, escrementi, gabinetti e fognature intasate, camere di tre metri per tre che ospitano fino a 15 persone, oltre 100 minori stipati per terra su finti materassi, senza coperte e senza teli, con bottiglie di plastica ed altri rifiuti sparsi ovunque. Anche gli uffici dei dirigenti del Centro di accoglienza non ci sono più. Ospitano decine e decine di immigrati, appollaiati uno sull'altro. "Voglio andare via, ritornare in Tunisia, non ne posso più. Sono qui da 30 giorni. Speravo di trovare la libertà ed un po' di serenità, ma qui è peggio che all'inferno". L'esterno del centro di accoglienza che sorge su una vecchia base dell'Aeronautica Militare è circondato da bersaglieri, dentro una cinquantina di carabinieri e poliziotti che a turno sorvegliano quella piccola città della speranza che da settimane si è trasformata in una bolgia. I responsabili del centro alzano le spalle, fanno tutto il possibile. "Ma miracoli non ne possiamo fare - dicono - i posti letto sono 800, loro sono quasi duemila. Come possiamo fare a sistemarli in maniera un po' più decente? Riusciamo a farli mangiare tutti, a vestirli tutti, ma non possiamo trovare un letto ed un riparo per tutti". Al ministero dell'Interno, alle prefetture, sono state inviate relazioni che segnalano la grave situazione. Hanno paura che possano scoppiare delle rivolte, delle risse per conquistare un letto o un riparo.
Quanto durerà ancora, si chiedono gli operatori e i militari che lavorano nel centro di accoglienza. Temono, e non ne fanno un mistero, che "prima o poi ci scapperà il morto". E mentre dentro il centro la tensione aumenta, fuori, tra i cittadini di Lampedusa, la protesta contro il ministro degli interni Maroni che ha deciso di non trasferire i clandestini in altri centri, monta ogni ora di più. Accusano di "tradimento" anche la loro ex pasionaria, Angela Maraventano che ha conquistato una poltrona da senatrice proprio con la Lega. Il sindaco Rino De Rubeis le ha revocato l'incarico di vice sindaco, molti suoi concittadini la chiamano già "giuda" perché asseconda le scelte del ministro Maroni. E i lampedusani minacciano azioni eclatanti, dopo la conferma di quello che un paio di giorni fa l'ex sindaco dell'isola, Totò Martello, aveva denunciato pubblicamente: la realizzazione di un altro centro di accoglienza nella base Loran della Marina Militare di Lampedusa. Una decisione che ieri sera ha provocato altre tensioni e minacce di bloccare il porto e l'aeroporto: oltre duecento abitanti dell'isola hanno inscenato una manifestazione davanti all'ingresso del Cpt, guardati a vista dai militari della sorveglianza".
E ancora: "Sulle spiagge di Lampedusa sono approdati su un gommone in 64, uno di loro era morto. Ma almeno altri otto, forse dieci, non ce l'hanno fatta e sono morti di stenti, durante la traversata. L'ultimo sbarco di disperati provenienti dalla Libia è avvenuto questa mattina a Cala Pisana. Uomini e donne sfiniti dalla traversata. Gli uomini della Croce Rossa hanno accompagnato i sopravvissuti nel centro di Prima accoglienza dell'isola; uno di loro è stato ricoverato nella sala medica dell'isola. "Altre otto o dieci persone sarebbero morte di stenti, durante la traversata" hanno raccontato alcuni dei 64 migranti parlando con i volontari delle organizzazioni umanitarie che li stanno assistendo. "Morivano per le fame e per il freddo - hanno aggiunto - scivolando in mare. Nessuno di noi era in grado di aiutarli". I superstiti hanno inoltre raccontato che il cadavere recuperato sulla spiaggia di Cala Pisana sarebbe quello dello scafista. La versione degli immigrati è ancora al vaglio degli inquirenti, che la valutano con prudenza. "Il Cpa è un lager", denuncia il sindaco di Lampedusa. "Berlusconi svuoti subito quell'edifico: nelle camerate che potrebbero ospitare 20 immigrati, ce ne sono 50. Fuori, nel piazzale, c'è una tendopoli: casette create con materassi luridi e spazzatura ovunque. Chiedo aiuto anche alla sinistra: trasferite subito quei 1.800 immigrati". Una situazione che preoccupa anche la Ue. Il commissario europeo alla Giustizia, Jacques Barrot, ha annunciato che presto visiterà Lampedusa per rendersi conto personalmente della situazione: "La questione immigrati è una delle principali preoccupazioni dell'Unione europea, sempre disponibili ad aiutare gli stati membri anche con fondi comunitari se ce n'è bisogno". Ieri a Lampedusa erano sbarcati 200 migranti e altri 228 erano arrivati a Pozzallo, stipati su un barcone che cinque scafisti hanno minacciato di rovesciare se fossero stati arrestati. La Guardia costiera li ha soccorsi al largo, disidratati dopo una lunga navigazione nel mare in burrasca. Guidavano la barca quattro ragazzi, tra i 18 e i 20 anni, e Zogha Hassem, un uomo di 53 anni. Non hanno esitato a minacciare tutti quelli che erano a bordo se avessero rivelato ai militari la loro identità. E per essere più convincenti, hanno avvertito che avrebbero buttato in mare un neonato o affondato la barca. Giunti a terra, però, i nomi degli scafisti sono stati svelati e i cinque sono stati arrestati per associazione per delinquere".
(La Repubblica)

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

E' una tragedia immane, causata dalla fame, dalle violenze, dalla mancanza di speranze nel loro paese di orgine.
La Libia ci specula sopra e prende per il sedere Berlusconi, ma pochi se ne rendono conto.