Riporto qui di seguito un commento di Marianna Micheluzzi, dalla "Stampa" del 9 aprile 2008, sull'impennata dei prezzi di riso e pane in Africa e nel mondo.
"Il forte aumento del prezzo e la minore disponibilità sul mercato del riso rischia di far scoppiare proteste e disordini nei Paesi africani, dove già grano e carburanti sono alle stelle.
In Egitto, infatti, uno dei più importanti produttori di cereali ha annunciato la sospensione delle esportazioni di riso per far fronte alla notevole domanda sul mercato interno, evitare il rialzo dei prezzi e di conseguenza le proteste degli strati più poveri della popolazione.
Anche l'India,terzo esportatore mondiale di riso,ha bloccato l'esportazione di tutte le qualità di riso, tranne il prezioso "basmati",apprezzato dai buongustai di tutto il mondo, il quale però per il prezzo elevato non è commercializzato in Africa.Tanto in India quanto in Cina, rispettivamente inondazioni e gelate, hanno messo a dura prova la produzione con le conseguenze che tutti possiamo immaginare.
Per l'Africa la situazione diviene inquietante perchè, accanto all'aumento del prezzo del riso, c'è da tener ben presente l'aumento del prezzo del grano.
Al Chicago Board of Trade(CBOT), la massima borsa mondiale dei cereali,il frumento, ad esempio, ha visto salire i prezzi del 123%.
Questa nel suo insieme, a detta degli esperti, è una crisi che si autoalimenta.Appena un Paese decide di bloccare le esportazioni di riso e cereali, la speculazione ne approfitta per far aumentare i costi oltre il dovuto. Ed il problema dell'aumento dei prezzi, come sa anche l'uomo della strada, non dipende tanto e solo da chi produce quanto dalle "borse merci", soggette a forti movimenti speculativi.
Abbiamo il CBOT per le granaglie e le borse petrolifere di NewYork e Londra per gli idrocarburi.
Ora, ritornando all'Africa, in Marocco,Mauritania, Senegal e Costa d'Avorio ci sono state e ci sono proteste per il "caro vita". Ma in Centrafrica, uno dei Paesi più poveri del mondo,i generi di prima necessità sono aumentati del 50%, in alcuni casi anche del 100%. E i funzionari statali non ricevono stipendi da mesi.
Cose vecchie e risapute,direte voi! Ma è proprio così difficile praticare sui mercati interni ed internazionali una valida strategia per ottenere una maggiore giustizia sociale?
Non dimentichiamo però che lo sviluppo non è mai stato e non può essere indipendente dalla cultura di un popolo.Diceva René Lenoir,anni fa, nel suo Rapporto Club di Roma: " I metodi raccomandati saranno tanto più capiti ed applicati quanto più le scelte etiche ,che li sostengono, saranno state spiegate ed adottate.Se i poteri pubblici dei PVS faranno proprie queste scelte,solo allora potrà essere elaborata una politica coerente che, in maniera del tutto naturale, affronti e superi largamente il problema alimentare".
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