Miriam me la ricordo bene. E' stata la mia ragazza per qualche anno una ventina di anni fa. Veniva da Rabat ed era marocchina. Lavorava come guida alla Francorosso ed era venuta a Roma per studiare italiano alla scuola per stranieri "Dante Alighieri". Per pagarsi l'anno sabbatico faceva la baby sitter presso una famiglia di un ottico di viale Libia, al quartiere Trieste. Fra andare e venire restò tre anni in Italia. Poi decise di restare in Marocco ed ora vive a Bordeaux, in Francia, dove si è sposata ed ha dei bambini. Prima di lasciarmi mi offrì un viaggio gratis nel Maghreb, l'unica escursione organizzata della mia vita.
A Casablanca conobbi la mamma di Miriam, una signora berbera, con degli strani segni dipinti sul viso, che mi portava sempre a vedere il nuovo supermercato che avevano fatto nella città. Viveva con la figlia in un pied a terre della città, dove l'aiutava nelle faccende casalinghe nel suo lavoro, all'avanguardia e ben remunerato per la cultura marocchina. Con il mio arrivo misi in crisi il suo fragile equilibrio di berbera musulmana fuori dagli schemi tradizionali, il padre andò su tutte le furie perchè non mi ero presentato prima come il suo futuro sposo e la nostra relazione si fermo lì.
A Casablanca conobbi la mamma di Miriam, una signora berbera, con degli strani segni dipinti sul viso, che mi portava sempre a vedere il nuovo supermercato che avevano fatto nella città. Viveva con la figlia in un pied a terre della città, dove l'aiutava nelle faccende casalinghe nel suo lavoro, all'avanguardia e ben remunerato per la cultura marocchina. Con il mio arrivo misi in crisi il suo fragile equilibrio di berbera musulmana fuori dagli schemi tradizionali, il padre andò su tutte le furie perchè non mi ero presentato prima come il suo futuro sposo e la nostra relazione si fermo lì.
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