domenica 30 marzo 2014

Firma per non far diventare Gorgona una nuova Alcatraz


Da diversi mesi ormai, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, abbiamo dato vita a due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima petizione si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda petizione si chiama: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
In Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza tra colonia penale ed abitanti è infatti ormai carta straccia, a meno che il nuovo direttore del carcere cambi rotta e ristabilisca una collaborazione con i discendenti gorgonesi. 
Siamo arrivati a 104 adesioni.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch

Intanto è già arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio non hanno alzato un dito per fermare questa ignominia. Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece sulle bollette Enel di tutti i contribuenti italiani.
Il rigassificatore va fermato a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza del Santuario dei Cetacei, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche. Per ora il mercato è dalla nostra parte perché nessuno ha fatto un'ordinazione e forse il rigassificatore chiuderà per mancanza di clienti!
Qui siamo a 85 adesioni.

giovedì 27 marzo 2014

C'è bisogno della tua firma per restituire Gorgona alla civiltà

Da diversi mesi ormai, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, abbiamo dato vita a due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima petizione si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda petizione si chiama: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
In Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza tra colonia penale ed abitanti è infatti ormai carta straccia, a meno che il nuovo direttore del carcere cambi rotta e ristabilisca una collaborazione con i discendenti gorgonesi. 
Siamo arrivati a 104 firme.
Per firmare clicca qui sotto:



Intanto è già arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio non hanno alzato un dito per fermare questa ignominia. Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece sulle bollette Enel di tutti i contribuenti italiani.
Il rigassificatore va fermato a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza del Santuario dei Cetacei, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche. Per ora il mercato è dalla nostra parte perché nessuno ha fatto un'ordinazione e forse il rigassificatore chiuderà per mancanza di clienti!
Qui siamo a 85 firme.

mercoledì 26 marzo 2014

Ombre


Le ombre
vagano
sul pianeta
illuminato.
Si sono date dei ruoli,
le ombre.
Ci sono i ricchi,
i poveri,
i belli,
i brutti,
gli alti,
i bassi,
i normali
e gli anormali.
Le ombre
si valutano
a secondo
di quello
che hanno conquistato,
ma non è loro.
Le ombre
vivono
scaldati
dal sole
che un giorno
si spengerà.
Cancellando tutto.
Le ombre...

lunedì 24 marzo 2014

C'è ancora bisogno delle vostre firme per salvare l'isola di Gorgona



Da diversi mesi ormai, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, abbiamo dato vita a due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima petizione si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda petizione si chiama: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
In Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza tra colonia penale ed abitanti è infatti ormai carta straccia, a meno che il nuovo direttore del carcere cambi rotta e ristabilisca una collaborazione con i discendenti gorgonesi. 
Siamo arrivati a 104 firme.


Per firmare clicca qui sotto:



Intanto è già arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio non hanno alzato un dito per fermare questa ignominia. Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece sulle bollette Enel di tutti i contribuenti italiani.
Il rigassificatore va fermato a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza del Santuario dei Cetacei, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche. Per ora il mercato è dalla nostra parte perché nessuno ha fatto un'ordinazione e forse il rigassificatore chiuderà per mancanza di clienti!
Qui siamo a 85 firme.

Per firmare clicca qui sotto:

venerdì 21 marzo 2014

No ad un'altra Alcatraz. Firma per restituire l'isola di Gorgona e le sue acque alla comunità civile




Da diversi mesi ormai, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, abbiamo dato vita a due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima petizione si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda petizione si chiama: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
In Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza tra colonia penale ed abitanti è infatti ormai carta straccia, a meno che il nuovo direttore del carcere cambi rotta e ristabilisca una collaborazione con i discendenti gorgonesi. 
Siamo arrivati a 104 firme.


Per firmare clicca qui sotto:



Intanto è già arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio non hanno alzato un dito per fermare questa ignominia. Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece sulle bollette Enel di tutti i contribuenti italiani.
Il rigassificatore va fermato a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza del Santuario dei Cetacei, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche. Per ora il mercato è dalla nostra parte perché nessuno ha fatto un'ordinazione e forse il rigassificatore chiuderà per mancanza di clienti!
Qui siamo a 85 firme.

Per firmare clicca qui sotto:

martedì 18 marzo 2014

Firma per salvare le origini dei gorgonesi

Amarcord. Rita Brindisi e Amelia Citti


Da diversi mesi ormai, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, abbiamo dato vita a due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima petizione si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda petizione si chiama: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
In Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza tra colonia penale ed abitanti è infatti ormai carta straccia, a meno che il nuovo direttore del carcere cambi rotta e ristabilisca una collaborazione con i discendenti gorgonesi. 
Siamo arrivati a 103 firme.

Per firmare clicca qui sotto:



Intanto è già arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio non hanno alzato un dito per fermare questa ignominia. Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece sulle bollette Enel di tutti i contribuenti italiani.
Il rigassificatore va fermato a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza del Santuario dei Cetacei, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche. Per ora il mercato è dalla nostra parte perché nessuno ha fatto un'ordinazione e forse il rigassificatore chiuderà per mancanza di clienti!
Qui siamo a 85 firme.

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sabato 15 marzo 2014

Serve la tua firma per salvare Gorgona e il Santuario dei Cetacei



Da diversi mesi ormai, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, abbiamo dato vita a due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima petizione si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda petizione si chiama: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
In Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza tra colonia penale ed abitanti è infatti ormai carta straccia, a meno che il nuovo direttore del carcere cambi rotta e ristabilisca una collaborazione con i discendenti gorgonesi. 
Siamo arrivati a 103 firme.


Per firmare clicca qui sotto:



Intanto è già arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio non hanno alzato un dito per fermare questa ignominia. Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece sulle bollette Enel di tutti i contribuenti italiani.
Il rigassificatore va fermato a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza del Santuario dei Cetacei, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche. Per ora il mercato è dalla nostra parte perché nessuno ha fatto un'ordinazione e forse il rigassificatore chiuderà per mancanza di clienti!
Qui siamo a 85 firme.

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Bidoni tossici. Il giudice lascia perché cittadini gorgonesi si costituiscono parte civile contro gli uomini della Grimaldi. Il quotidiano livornese 'Il Tirreno' gli fa da sponda con notizie false e non verificate. Perché?



"Offese su internet al giudice, azzerato il processo sui bidoni tossici
di Federico Lazzotti
Antonio Brindisi, giornalista gorgonese, ha chiesto di costituirsi parte civile. Il magistrato: «Ho sequestrato il suo sito dopo pesanti attacchi, devo astenermi»
Livorno. «Il giudice preso atto della richiesta della costituzione di parte civile di Antonio Brindisi, giornalista, dal quale è stato attaccato pesantemente via internet a proposito di un altro procedimento che ha portato al sequestro preventivo del suo sito internet; considerato che il sequestro è stato ricollegato a una presunta volontà di insabbiamento dell’inchiesta relativa al presente procedimento: dichiara di astenersi per motivi di opportunità e rimette la causa al coordinatore dell’ufficio perché designi altro magistrato relativo al procedimento». È attraverso queste venti righe, scritte in calce al verbale dell’udienza andata in scena ieri mattina, che il giudice per le indagini preliminari Gioacchino Trovato fa un passo indietro nel procedimento penale che riguarda l’inchiesta sui bidoni tossici, i 198 fusti (71 dei quali mai recuperati) dispersi al largo dell'isola di Gorgona la notte del 17 dicembre 2011 dopo essere caduti dal ponte dell'Eurocargo Venezia, della compagnia Grimaldi, partito da Catania il giorno prima e diretto a Genova. Un incidente per il quale è stato chiesto il processo per tre persone accusate a vario titolo di concorso in disastro colposo, delitto colposo di pericolo e lo sversamento in mare di 34mila chili di materiale tossico.Si tratta del comandante della nave Pietro Colotto, 64 anni, Salvatore Morello 48 anni, residente in provincia di Siracusa, responsabile del magazzino e delle spedizioni della società Isab srl, produttrice del rifiuto, e Mario Saccà, 56, di Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese, quale spedizioniere della merce-rifiuto e legale rappresentante ed amministratore della Autotrasporti Fratelli Saccà.  Una mossa che a questo punto potrebbe allungare i tempi del processo e di molto. Spiega uno degli avvocati impegnati nel procedimento: «Adesso il coordinatore dovrà riassegnare il procedimento assicurandosi di non affidarlo a colleghi che sono incompatibili perché hanno già firmato ordinanze o altri atti all’interno della stessa inchiesta». E dire che il programma dell’udienza doveva essere tutt’altro. Infatti il giudice avrebbe dovuto decidere se ammettere le nuove parti civili che ne avevano fatto richiesta, in particolare alcuni semplici cittadini, e poi chiarire un aspetto tecnico che riguardava l’eccezione presentata dall’avvocato del comandante e della società di navigazione sulla possibilità che il ministero dell’Ambiente avesse diritto o meno a costituirsi parte civile. «Grimaldi - è la sintesi dell’obiezione - ha già pagato tutte le spese per il recupero dei fusti tossici e stanziato il denaro per il monitoraggio delle acque nei prossimi anni». Infine doveva essere discussa la richiesta di accedere al rito abbreviato da parte dello spedizioniere Mario Saccà e successivamente il rinvio a giudizio degli altri due indagati. Invece quella che si prospettava come un’udienza fiume si è risolta in appena quindici minuti di orologio". (dal sito del 'Tirreno' del 15 marzo 2014)


Mi chiedo se in Italia funzioni ancora la giustizia e l'informazione. Un giudice si astiene in un processo delicatissimo di inquinamento, perché un semplice cittadino, gorgonese, insieme alla sua famiglia, si è costituito parte civile per i possibili danni ambientali che possa aver compiuto la nave della compagnia 'Grimaldi' con la perdita di 198 fusti tossici nel mare vicino all'isola di Gorgona. E lo fa pubblicamente, accusando il cittadino che si costituisce parte civile di averlo attaccato in un imprecisato sito, con nome e cognome. Alcuni media poi fanno il resto, immettendo nella realtà una notizia falsa e calunniando chi chiede solo giustizia. Nelle motivazioni della sua rinuncia a presiedere un'udienza così importante mette nero su bianco che quel cittadino, cioè io, lo avrei attaccato pesantamente (?!?, senza precisare se prima, dopo, per quale motivo...) e che lui dopo avrebbe chiuso il mio sito su Gorgona, che parlava anche dei bidoni incriminati, intrecciando così le due udienze. Le cose non stanno così. Eppoi che c'entra questa sparata pubblica di un giudice contro un inerme cittadino? 
In realtà, questo magistrato ha prima chiuso il sito in questione, quello citato da lui sull'isola di Gorgona, per delle semplici filastrocche e senza un vero processo che è ancora in corso, secondo me ingiustamente e prepotentemente, e poi io mi sono difeso argomentando che la scelta non era giusta, affidandomi ad avvocati, alla Federazione nazionale della Stampa e all'Osservatorio per la libertà di stampa, chiedendomi quali fossero le vere ragioni della chiusura di un sito innocuo. E sono io che mi sono opposto ad una semplice multa chiedendo ci fosse un processo con un vero giudice per appurare la verità su una possibile diffamazione. Non ho mai visto far chiudere un giornale per una semplice querela per diffamazione. Un sito, quello fatto chiudere d'imperio, che era un'enciclopedia sull'isola di Gorgona, ora mutilata di una vera informazione, che tra l'altro ospitava anche la vicenda 'Grimaldi', è stato invece chiuso dall'oggi al domani, a prescindere e senza una motivazione motivata. 
Se questo vuol dire attaccare un giudice, allora non saremmo più in mano a dei magistrati neutri ma a degli sceriffi dai quali non ci si può difendere. Ed io questo non lo voglio nemmeno sospettare. Saputa la notizia, infatti, sono cascato dalle nuvole. Non credevo di essere così importante da bloccare un processo così delicato. Ma forse è servito ad avere un giudizio migliore, a mia insaputa come oggi sembrano dire in molti. A me è stato chiesto di costituirmi parte civile dai cittadini livornesi affinché ci fosse anche una voce gorgonese, altrimenti non ci avevo nemmeno pensato. Stranamente, poi, tutte le argomentazioni dell'articolo del 'Tirreno' sono a favore della 'Grimaldi', gli avvocati che parlano sono solo quelli della compagnia incriminata.. Da quello che è scritto e dal titoletto ad hoc fuorviante sembra che io abbia attaccato dei giudici e per questo il processo si è interrotto per cambiare i giudici stessi. Incredibile! E questo senza che a me fosse stata fatta nemmeno una telefonata per sapere il mio parere, o agli avvocati della controparte! Questa è l'informazione e la giustizia in Italia. Pura fantasia e follia tutta a favore dei potenti di turno! (Antonio Brindisi)

venerdì 14 marzo 2014

La prima comunione

Marsala. La prima comunione della nipote del mio amico Salvatore (anni Novanta)

giovedì 13 marzo 2014

Gorgona dimenticata. Firma per salvarla

La Torre Vecchia che sta crollando senza che nessuno intervenga. Il manufatto è all'interno dell'area controllata dal ministero di Giustizia e, quindi, la responsabilità di eventuali danni è a carico di questo ente. 


Da diversi mesi ormai, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, abbiamo dato vita a due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima petizione si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda petizione si chiama: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
In Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza tra colonia penale ed abitanti è infatti ormai carta straccia, a meno che il nuovo direttore del carcere cambi rotta e ristabilisca una collaborazione con i discendenti gorgonesi. 
Siamo arrivati a 103 firme.

Per firmare clicca qui sotto:



Intanto è già arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio non hanno alzato un dito per fermare questa ignominia. Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece sulle bollette Enel di tutti i contribuenti italiani.
Il rigassificatore va fermato a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza del Santuario dei Cetacei, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche. Per ora il mercato è dalla nostra parte perché nessuno ha fatto un'ordinazione e forse il rigassificatore chiuderà per mancanza di clienti!
Qui siamo a 85 firme.

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