venerdì 30 novembre 2012
Io sono un incivile
Io non pago le tasse perché non voglio regalare i pochi soldi che ho a chi non mi dà indietro dei buoni servizi. Io non pago il canone rai perché sono stufo di vedere le solite facce che si dividono una torta pagata anche da me. Io non pago il biglieto del bus perché il servizio fa schifo e gli autisti sono dei maleducati. Io non pago il biglietto del treno perché sono troppo cari e non voglio pagare un milione di stipendio all'amministratore delegato, mentre i convogli sono sporchi e non si rispettano gli orari. Io non pago il gas perché è troppo caro. Io non pago il telefono ed internet perché dovrebbe essere gratis. Io non pago la luce perché mi spetta e senza non posso vivere. Io non pago la merce ai negozi perché non ho una terra da coltivare. Io non prendo il taxi perché è un lusso invece di un servizio. Io non guardo quasi più la tv perché fa schifo. Io sono un cittadino di un altro Stato, che non esiste. Io sono incivile.
Firma la petizione per liberare Gorgona dagli incompetenti
Da diverse settimane è partita una nuova ed importante petizione. Spero vorrete firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti non sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto in una natura incontaminata (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) è diventata ormai una priorità.
Sinora, probabilmente, il carcere ha salvato l'isola dall'abbandono ma, purtroppo, a scapito dell'identità gorgonese, ormai in via di estinzione.
Questo proprio a causa dell'invadenza del ministero di Giustizia, che avrebbe invece dovuto preoccuparsi di salvaguardare anche gli abitanti autoctoni, come era stato convenuto nel 1860, quando i gorgonesi cedettero una parte dell'isola per farci la colonia penale in cambio della loro perenne protezione e sopravvivenza.
Una promessa oggi disattesa, anzi capovolta, che sta decretando la sparizione completa dei civili gorgonesi.
Sono anni, infatti, che si sta tentando in tutti i modi di mandare via gli ultimi abitanti rimasti (a parte quelli imparentati con il carcere e quelli che ci vengono solo pochi giorni l'anno in vacanza, praticamente gratuita, grazie ai fgavori di questo o quell'ente pubblico) con i più svariati metodi, più o meno leciti: carenza di trasporti, mancanza di qualsiasi economia, occupazione delle case del paese, restrizioni di ogni tipo, prevaricazioni al limite della legge, isolamento degli ultimi abitanti, minacce di restrizioni delle residenze, il non rinnovo delle concessioni demaniali delle abitazioni, calunnie, mancanza di qualsiasi voce in capitolo sulle questioni riguardanti il paese dell'isola.
Attualmente, per esempio, la colonia penale sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento, chiamando addirittura 'zona franca' quello che ancora rimane del paese degli antichi pescatori gorgonesi, più di duecento persone provenienti dalla Lucchesia ora ridotte a poche unità.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
Gli enti e i politici preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre (Stato, Ministero di Giustizia, Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comune di Livorno, Seconda Circoscrizione di Livorno, Parco dell'Arcipelago Toscano, Demanio).
L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Vecchia e le riserve naturali sono in mano a dei ministeriali incompetenti che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete ulteriori informazioni per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro primo obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo a quota 46).
Potremo così iniziare a fare pressione sul Governo italiano per raggiungere l'obiettivo di restituire l'isola ai suoi naturali abitanti, prima che venga desertificata e poi resa inaccessibile com'è successo per l'Asinara, Pianosa e Montecristo.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch
giovedì 29 novembre 2012
Nomine e contratti rai. In mano a degli incompetenti che si spartiscono i soldi del nostro canone
In mezzo ad una tempesta che non si sa dove ci porterà un gruppo di manigoldi continua a mangiarsi i nostri soldi e a spartirsi poltrone pubbliche come se niente fosse. Succede in rai, ma anche in tanti altri posti meno conosciuti come per esempio le partecipate. Alla guida del tg 1 Orfeo del Messaggero, che ha l'unico merito di essere lottizzato da sempre e di fare le solite comparsate tv nei soliti salotti pagati da noi. Alla direzione di rai 3 andrebbe Vianello. Non so se ridere o piangere. Sono solo dei piccoli esempi del cambiamento in atto alla rai e nei posti pubblici, uguale a zero. Questi continuano a chiederci soldi non per migliorare le cose ma per spartirsene una fetta più ampia. Io mi dissocio e mi rifiuto di pagare qualsiasi balzello finché il castello crolli con tutti i filistei.
Palestina. L'Italia e il Mondo la riconoscono come il 164 Stato
Questo è un buon segno. Un primo passo per risolvere un'ingiustizia palese. All'Onu, la Palestina sta per essere riconosciuta come Stato, gradualmenete, e l'Italia ha dato il suo assenso. Ogni tanto facciamo qualcosa di buono.
"Avaaziani, è davvero il momento di festeggiare!
Poche ore fa l'ONU ha votato in modo schiacciante per il riconoscimento della Palestina, che è diventata così il 194° stato del mondo!!! E' una vittoria incredibile per il popolo palestinese, per la pace e per il nostro movimento. Persone da tutto il mondo si stanno unendo alle folle oceaniche in Palestina per festeggiare.
Il viaggio del popolo palestinese verso la libertà non finisce qui. Ma questo è stato un passo importantissimo e la nostra comunità ha svolto un ruolo fondamentale. L'ambasciatore della Palestina in Europa oggi ha detto:
"Avaaz e i suoi membri in tutto il mondo hanno giocato un ruolo cruciale nel convincere i governi a supportare il riconoscimento e sostenere il popolo palestinese verso la libertà e la pace. Sono stati al nostro fianco durante tutto questo processo e il loro sostegno e la loro forza saranno riconosciuti e ricordati con gioia in tutta la Palestina" - Leila Shahid, delegato generale della Palestina in Europa.
Il governo americano e quello israeliano, spinti da gruppi estremisti molto potenti (sì, tristemente anche Obama ha ceduto), hanno portato avanti ogni tipo d'intimidazione per cercare di far fallire il voto, dalle minacce economiche alla possibilità di deporre il Presidente palestinese se fosse andato avanti. Quello europeo è stato un voto chiave ma incerto fino all'ultimo: sotto l'enorme pressione degli USA i leader europei fino a due settimane fa erano per non sostenere il riconoscimento dello stato palestinese. Con la consapevolezza della posta in gioco la nostra comunità ha risposto con la velocità e la forza democratica di cui c'era bisogno per vincere:
Gli USA e Israele hanno sostenuto inizialmente che il riconoscimento avrebbe costituito una minaccia per la pace, e poi, dopo aver perso, che il risultato non avrebbe contato poiché si trattava di un voto simbolico. Ma se fosse stato solo simbolico non avrebbero fatto tutto il possibile per cercare di fermarlo. E dopo anni di negoziati in malafede e di accettazione da parte di Israele dello status quo, mentre colonizzava altri territori palestinesi, questa mossa mostra agli USA e a Israele che se non gestiranno i rapporti internazionali in buona fede, i palestinesi e il mondo intero andranno avanti senza di loro. Si tratta di una base di partenza più equilibrata per delle reali trattative di pace. E questa è la migliore alternativa alla violenza portata avanti tanto dal governo israeliano quanto da Hamas a Gaza nello scorso mese.
Per decenni il popolo palestinese ha sofferto a causa della dittatura militare israeliana, con controlli repressivi sui loro spostamenti e sul lavoro, una continua negazione dei loro diritti e la minaccia costante dovuta all'insicurezza e alla violenza. In questo giorno di 65 anni fa l'ONU riconosceva lo stato di Israele, iniziando un percorso per stabilire una patria sicura per il popolo ebraico. Oggi i palestinesi compiono un passo avanti lungo lo stesso percorso e guadagnano, agli occhi della comunità internazionale, la dignità che è stata loro negata per una generazione. E' da quella dignità che potremo costruire le fondamenta per la pace.
Con speranza e gioia,
Ricken, Alice, Ari, Wissam, Allison, Sam, Julien, Pascal, Wen, Pedro, Saravanan, Emma, Ben, Dalia, Alexey, Paul, Marie, Aldine, Luca, Jamie, Morgan e tutto il team di Avaaz.
P.S. Qui ci sono alcune fonti: l'Associated Press parla della vittoria di oggi, il Guardian riferisce dei nostri sondaggi di due settimane fa, il Daily Briefing di Avaaz fornisce una mappa del risultato del voto, e Haaretz spiega la risposta di Israele".
"Avaaziani, è davvero il momento di festeggiare!
Poche ore fa l'ONU ha votato in modo schiacciante per il riconoscimento della Palestina, che è diventata così il 194° stato del mondo!!! E' una vittoria incredibile per il popolo palestinese, per la pace e per il nostro movimento. Persone da tutto il mondo si stanno unendo alle folle oceaniche in Palestina per festeggiare.
Il viaggio del popolo palestinese verso la libertà non finisce qui. Ma questo è stato un passo importantissimo e la nostra comunità ha svolto un ruolo fondamentale. L'ambasciatore della Palestina in Europa oggi ha detto:
"Avaaz e i suoi membri in tutto il mondo hanno giocato un ruolo cruciale nel convincere i governi a supportare il riconoscimento e sostenere il popolo palestinese verso la libertà e la pace. Sono stati al nostro fianco durante tutto questo processo e il loro sostegno e la loro forza saranno riconosciuti e ricordati con gioia in tutta la Palestina" - Leila Shahid, delegato generale della Palestina in Europa.
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- Quasi 1,8 milioni di noi hanno firmato la petizione in favore del riconoscimento.
- Migliaia di noi hanno effettuato donazioni per finanziare sondaggi d'opinione pubblici in tutta Europa, mostrando così che un preponderante 79% degli europei era a favore dello stato palestinese. I nostri sondaggi sono stati ripresi da tutti i media e citati ripetutamente nei dibattiti parlamentari in Gran Bretagna, Spagna e Francia!
- Abbiamo mandato decine di migliaia di email, messaggi Facebook e tweet ai leader di tutta Europa e abbiamo effettuato migliaia di chiamate a ministri degli esteri e capi di stato.
- Abbiamo spiegato una gigantesca bandiera alta quattro piani proprio fuori dalla Commissione Ue a Bruxelles (a destra) mentre i leader partecipavano al vertice. Subito dopo, abbiamo effettuato un'altra dimostrazione a Madrid. Tempo fa avevamo addirittura fatto passare una flotta di navi di fronte alla sede dell'ONU per chiedere che il riconoscimento della Palestina fosse finalmente messo al voto. Le nostre azioni hanno conquistato i titoli dei giornali in tutta Europa.
- Lo staff di Avaaz e i suoi membri hanno incontrato decine e decine di ministri, massimi consiglieri, capiredattori, parlamentari e opinion leader in ciascuno dei paesi chiave, in molti casi facendo squadra per convincere i leader uno dopo l'altro attraverso advocacy, pressione, risoluzioni parlamentari e dichiarazioni pubbliche, sempre agendo grazie alla forza e alla legittimazione dal basso.
- Abbiamo raggiunto i maggiori opinion leader, tra cui Stéphane Hessel, un novantaquattrenne sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, e Ron Pundak, un israeliano che ha giocato un ruolo chiave nel processo di pace di Oslo, affinché si esprimessero pubblicamente in favore del riconoscimento dello stato palestinese.
Gli USA e Israele hanno sostenuto inizialmente che il riconoscimento avrebbe costituito una minaccia per la pace, e poi, dopo aver perso, che il risultato non avrebbe contato poiché si trattava di un voto simbolico. Ma se fosse stato solo simbolico non avrebbero fatto tutto il possibile per cercare di fermarlo. E dopo anni di negoziati in malafede e di accettazione da parte di Israele dello status quo, mentre colonizzava altri territori palestinesi, questa mossa mostra agli USA e a Israele che se non gestiranno i rapporti internazionali in buona fede, i palestinesi e il mondo intero andranno avanti senza di loro. Si tratta di una base di partenza più equilibrata per delle reali trattative di pace. E questa è la migliore alternativa alla violenza portata avanti tanto dal governo israeliano quanto da Hamas a Gaza nello scorso mese.
Per decenni il popolo palestinese ha sofferto a causa della dittatura militare israeliana, con controlli repressivi sui loro spostamenti e sul lavoro, una continua negazione dei loro diritti e la minaccia costante dovuta all'insicurezza e alla violenza. In questo giorno di 65 anni fa l'ONU riconosceva lo stato di Israele, iniziando un percorso per stabilire una patria sicura per il popolo ebraico. Oggi i palestinesi compiono un passo avanti lungo lo stesso percorso e guadagnano, agli occhi della comunità internazionale, la dignità che è stata loro negata per una generazione. E' da quella dignità che potremo costruire le fondamenta per la pace.
Con speranza e gioia,
Ricken, Alice, Ari, Wissam, Allison, Sam, Julien, Pascal, Wen, Pedro, Saravanan, Emma, Ben, Dalia, Alexey, Paul, Marie, Aldine, Luca, Jamie, Morgan e tutto il team di Avaaz.
P.S. Qui ci sono alcune fonti: l'Associated Press parla della vittoria di oggi, il Guardian riferisce dei nostri sondaggi di due settimane fa, il Daily Briefing di Avaaz fornisce una mappa del risultato del voto, e Haaretz spiega la risposta di Israele".
Firma la petizione per chiudere l'inutile carcere di Gorgona
Da diverse settimane è partita una nuova ed importante petizione. Spero vorrete firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti non sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto in una natura incontaminata (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) è diventata ormai una priorità.
Sinora, probabilmente, il carcere ha salvato l'isola dall'abbandono ma, purtroppo, a scapito dell'identità gorgonese, ormai in via di estinzione.
Questo proprio a causa dell'invadenza del ministero di Giustizia, che avrebbe invece dovuto preoccuparsi di salvaguardare anche gli abitanti autoctoni, come era stato convenuto nel 1860, quando i gorgonesi cedettero una parte dell'isola per farci la colonia penale in cambio della loro perenne protezione e sopravvivenza.
Una promessa oggi disattesa, anzi capovolta, che sta decretando la sparizione completa dei civili gorgonesi.
Sono anni, infatti, che si sta tentando in tutti i modi di mandare via gli ultimi abitanti rimasti (a parte quelli imparentati con il carcere e quelli che ci vengono solo pochi giorni l'anno in vacanza, praticamente gratuita, grazie ai fgavori di questo o quell'ente pubblico) con i più svariati metodi, più o meno leciti: carenza di trasporti, mancanza di qualsiasi economia, occupazione delle case del paese, restrizioni di ogni tipo, prevaricazioni al limite della legge, isolamento degli ultimi abitanti, minacce di restrizioni delle residenze, il non rinnovo delle concessioni demaniali delle abitazioni, calunnie, mancanza di qualsiasi voce in capitolo sulle questioni riguardanti il paese dell'isola.
Attualmente, per esempio, la colonia penale sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento, chiamando addirittura 'zona franca' quello che ancora rimane del paese degli antichi pescatori gorgonesi, più di duecento persone provenienti dalla Lucchesia ora ridotte a poche unità.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
Gli enti e i politici preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre (Stato, Ministero di Giustizia, Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comune di Livorno, Seconda Circoscrizione di Livorno, Parco dell'Arcipelago Toscano, Demanio).
L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Vecchia e le riserve naturali sono in mano a dei ministeriali incompetenti che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete ulteriori informazioni per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro primo obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo a quota 46).
Potremo così iniziare a fare pressione sul Governo italiano per raggiungere l'obiettivo di restituire l'isola ai suoi naturali abitanti, prima che venga desertificata e poi resa inaccessibile com'è successo per l'Asinara, Pianosa e Montecristo.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch
Giornalisti uccisi in Palestina. La Fnsi tace
Come è possibile che vengano uccisi a Gaza ben sette tra giornalisti e cameraman senza che la nostra Federazione Nazionale della Stampa e tutte le Associazioni Regionali della Stampa facciano almeno finta di protestare? Eppure è successo. Troppo prese dall'osservazione del proprio ombelico, dal conseguente provincialismo e dalle peripezie della legge "salva Sallusti", non hanno speso neppure una parola per il bombardamento del Palazzo della Stampa e per l'uccisione "mirata" di due giornalisti - su un'auto recante in bella vista a caratteri cubitali la scritta PRESS AND TV - da parte dei miliari israeliani nel corso della recente rappresaglia battezzata con il nome biblico di "Nube di difesa".
Colleghi, qui non si tratta di essere filopalestinesi o filoisraeliani, e neppure di essere paralizzati dalla paura di essere lapidati con la solita accusa di "antisemitismo" lanciata troppo spesso in modo surrettizio e strumentale. Qui si tratta solo di non rendersi men che ridicoli tacendo su queste tragedie delle nostra professione, ma ricordando invece ogni volta a petto in fuori i giornalisti uccisi nel mondo, facendo sfoggio di orgoglio e commozione come se a essere eroicamente sempre in trincea e in pericolo di vita siano i nostri culi di pietra. Vale a dire, i burocrati incalliti sempre al calduccio, pronti a tacere di fronte ai soprusi del proprio editore contro coleghi scomodi e a protestare solo per eventuali fastidi creati ai vari Santoro e altri nomi variamente illustri. E' credibile chi da un lato si agita a parole contro la legge bavaglio alla stampa, come è diventata di fatto la "salva Sallusti", e dall'altro si copre la bocca con il bavaglio per non dire neppure una parola di cordoglio e protesta per l'uccisione di colleghi?
L'Associated Press, che è una agenzia Usa e non dell'estremismo islamista, riferisce che martedì 20 novembre tre giornalisti palestinesi sono stati uccisi da un raid aereo israeliano. Due di loro appartenevano all'emittente televisiva Al Aqsa, vicina al governo di Hamas. La notizia è stata confermata dal direttore della testata, il giornalista Mohammed Thouraya. Due cameraman, Mohammed al-Koumi e Hussam Salam, sono stati colpiti da un missile mentre si recavano in auto alla loro emittente. Nel pomeriggio un altro missile israeliano ha colpito l'auto di un reporter, Mohammed Abu Eisha, della radio privata Al Quds Educational Radio. Lo stesso giorno una bomba israeliana ha colpito il palazzo dove ha sede l'agenzia di stampa francese France Press. Fortunatamente nessun giornalista è rimasto ferito. Altri attacchi alla Shuruk Tower, sede di mass media, hanno provocato la mutilazione di una gamba al giornalista Khader al Zahar.
Che non si tratti di deprecabili errori, bensì di atti deliberati, lo hanno chiarito gli stessi israeliani. Un portavoce dell'esercito, il tenente colonnello Avital Leibovich, ha dichiarato che le indagini preliminari sull'attacco hanno confermato che i tre obiettivi erano "operatives" di Hamas. Il portavoce del governo, Mark Regev, ha affermato che sia la TV Al Aqsa che la radio Al Quds sono "parte integrante dell'organizzazione militare e terroristica" . Dei terroristi come gli altri, quindi da eliminare. Duole dirlo, ma è la stessa logica con la quale le Brigate Rosse hanno ucciso Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera, e Andrea Casalegno, de La Stampa, e altri gruppi hanno sparato alle gambe a Toni Garzotto, della redazione padovana del Gazzettino di Venezia.
Confondere i giornalisti palestinesi, quelli arabi e quelli musulmani con le forse politiche di riferimento dei mass media per i quali lavorano è come voler confondere i giornalisti di Mediaset o de Il Giornale con i partiti di Silvio Berlusconi, i giornalisti de La Stampa con la Fiat, quelli della Rai con il governo o il parlamento, La Padania con la Lega Nord, ecc. Si tratta di un errore gravissimo, da respingere e condannare con decisione perché legittima l'odio contro i giornalisti e spinge alla divisione e frantumazione della nostra professione. E' francamente incredibile che la FNSI non se ne renda conto e che si sia incollata il bavaglio per restare muta come un pesce. Per fortuna a Tel Aviv ha protestato con un comunicato l'Associazione della Stampa Estera. Ma è ovvio che tale azione è monca se poi si tace in patria.
Avanti di questo passo, si finirà con l'uccidere anche i medici e gli infermieri che fanno il proprio dovere soccorrendo e curando i feriti?
(Pino Nicotri-Senza Bavaglio, membro del direttivo della Lombarda)
Colleghi, qui non si tratta di essere filopalestinesi o filoisraeliani, e neppure di essere paralizzati dalla paura di essere lapidati con la solita accusa di "antisemitismo" lanciata troppo spesso in modo surrettizio e strumentale. Qui si tratta solo di non rendersi men che ridicoli tacendo su queste tragedie delle nostra professione, ma ricordando invece ogni volta a petto in fuori i giornalisti uccisi nel mondo, facendo sfoggio di orgoglio e commozione come se a essere eroicamente sempre in trincea e in pericolo di vita siano i nostri culi di pietra. Vale a dire, i burocrati incalliti sempre al calduccio, pronti a tacere di fronte ai soprusi del proprio editore contro coleghi scomodi e a protestare solo per eventuali fastidi creati ai vari Santoro e altri nomi variamente illustri. E' credibile chi da un lato si agita a parole contro la legge bavaglio alla stampa, come è diventata di fatto la "salva Sallusti", e dall'altro si copre la bocca con il bavaglio per non dire neppure una parola di cordoglio e protesta per l'uccisione di colleghi?
L'Associated Press, che è una agenzia Usa e non dell'estremismo islamista, riferisce che martedì 20 novembre tre giornalisti palestinesi sono stati uccisi da un raid aereo israeliano. Due di loro appartenevano all'emittente televisiva Al Aqsa, vicina al governo di Hamas. La notizia è stata confermata dal direttore della testata, il giornalista Mohammed Thouraya. Due cameraman, Mohammed al-Koumi e Hussam Salam, sono stati colpiti da un missile mentre si recavano in auto alla loro emittente. Nel pomeriggio un altro missile israeliano ha colpito l'auto di un reporter, Mohammed Abu Eisha, della radio privata Al Quds Educational Radio. Lo stesso giorno una bomba israeliana ha colpito il palazzo dove ha sede l'agenzia di stampa francese France Press. Fortunatamente nessun giornalista è rimasto ferito. Altri attacchi alla Shuruk Tower, sede di mass media, hanno provocato la mutilazione di una gamba al giornalista Khader al Zahar.
Che non si tratti di deprecabili errori, bensì di atti deliberati, lo hanno chiarito gli stessi israeliani. Un portavoce dell'esercito, il tenente colonnello Avital Leibovich, ha dichiarato che le indagini preliminari sull'attacco hanno confermato che i tre obiettivi erano "operatives" di Hamas. Il portavoce del governo, Mark Regev, ha affermato che sia la TV Al Aqsa che la radio Al Quds sono "parte integrante dell'organizzazione militare e terroristica"
Confondere i giornalisti palestinesi, quelli arabi e quelli musulmani con le forse politiche di riferimento dei mass media per i quali lavorano è come voler confondere i giornalisti di Mediaset o de Il Giornale con i partiti di Silvio Berlusconi, i giornalisti de La Stampa con la Fiat, quelli della Rai con il governo o il parlamento, La Padania con la Lega Nord, ecc. Si tratta di un errore gravissimo, da respingere e condannare con decisione perché legittima l'odio contro i giornalisti e spinge alla divisione e frantumazione della nostra professione.
Avanti di questo passo, si finirà con l'uccidere anche i medici e gli infermieri che fanno il proprio dovere soccorrendo e curando i feriti?
(Pino Nicotri-Senza Bavaglio, membro del direttivo della Lombarda)
mercoledì 28 novembre 2012
Firma la petizione per restituire Gorgona ai gorgonesi
Da diverse settimane è partita una nuova ed importante petizione. Spero vorrete firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti non sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto in una natura incontaminata (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) è diventata ormai una priorità.
Sinora, probabilmente, il carcere ha salvato l'isola dall'abbandono ma, purtroppo, a scapito dell'identità gorgonese, ormai in via di estinzione.
Questo proprio a causa dell'invadenza del ministero di Giustizia, che avrebbe invece dovuto preoccuparsi di salvaguardare anche gli abitanti autoctoni, come era stato convenuto nel 1860, quando i gorgonesi cedettero una parte dell'isola per farci la colonia penale in cambio della loro perenne protezione e sopravvivenza.
Una promessa oggi disattesa, anzi capovolta, che sta decretando la sparizione completa dei civili gorgonesi.
Sono anni, infatti, che si sta tentando in tutti i modi di mandare via gli ultimi abitanti rimasti (a parte quelli imparentati con il carcere e quelli che ci vengono solo pochi giorni l'anno in vacanza, praticamente gratuita, grazie ai fgavori di questo o quell'ente pubblico) con i più svariati metodi, più o meno leciti: carenza di trasporti, mancanza di qualsiasi economia, occupazione delle case del paese, restrizioni di ogni tipo, prevaricazioni al limite della legge, isolamento degli ultimi abitanti, minacce di restrizioni delle residenze, il non rinnovo delle concessioni demaniali delle abitazioni, calunnie, mancanza di qualsiasi voce in capitolo sulle questioni riguardanti il paese dell'isola.
Attualmente, per esempio, la colonia penale sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento, chiamando addirittura 'zona franca' quello che ancora rimane del paese degli antichi pescatori gorgonesi, più di duecento persone provenienti dalla Lucchesia ora ridotte a poche unità.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
Gli enti e i politici preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre (Stato, Ministero di Giustizia, Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comune di Livorno, Seconda Circoscrizione di Livorno, Parco dell'Arcipelago Toscano, Demanio).
L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Vecchia e le riserve naturali sono in mano a dei ministeriali incompetenti che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete ulteriori informazioni per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro primo obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo a quota 46).
Potremo così iniziare a fare pressione sul Governo italiano per raggiungere l'obiettivo di restituire l'isola ai suoi naturali abitanti, prima che venga desertificata e poi resa inaccessibile com'è successo per l'Asinara, Pianosa e Montecristo.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch
martedì 27 novembre 2012
Firma la petizione per liberare l'isola di Gorgona
Da diverse settimane è partita una nuova ed importante petizione. Spero vorrete firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti non sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto in una natura incontaminata (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) è diventata ormai una priorità.
Sinora, probabilmente, il carcere ha salvato l'isola dall'abbandono ma, purtroppo, a scapito dell'identità gorgonese, ormai in via di estinzione.
Questo proprio a causa dell'invadenza del ministero di Giustizia, che avrebbe invece dovuto preoccuparsi di salvaguardare anche gli abitanti autoctoni, come era stato convenuto nel 1860, quando i gorgonesi cedettero una parte dell'isola per farci la colonia penale in cambio della loro perenne protezione e sopravvivenza.
Una promessa oggi disattesa, anzi capovolta, che sta decretando la sparizione completa dei civili gorgonesi.
Sono anni, infatti, che si sta tentando in tutti i modi di mandare via gli ultimi abitanti rimasti (a parte quelli imparentati con il carcere e quelli che ci vengono solo pochi giorni l'anno in vacanza, praticamente gratuita, grazie ai fgavori di questo o quell'ente pubblico) con i più svariati metodi, più o meno leciti: carenza di trasporti, mancanza di qualsiasi economia, occupazione delle case del paese, restrizioni di ogni tipo, prevaricazioni al limite della legge, isolamento degli ultimi abitanti, minacce di restrizioni delle residenze, il non rinnovo delle concessioni demaniali delle abitazioni, calunnie, mancanza di qualsiasi voce in capitolo sulle questioni riguardanti il paese dell'isola.
Attualmente, per esempio, la colonia penale sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento, chiamando addirittura 'zona franca' quello che ancora rimane del paese degli antichi pescatori gorgonesi, più di duecento persone provenienti dalla Lucchesia ora ridotte a poche unità.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
Gli enti e i politici preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre (Stato, Ministero di Giustizia, Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comune di Livorno, Seconda Circoscrizione di Livorno, Parco dell'Arcipelago Toscano, Demanio).
L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Vecchia e le riserve naturali sono in mano a dei ministeriali incompetenti che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete ulteriori informazioni per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro primo obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo a quota 46).
Potremo così iniziare a fare pressione sul Governo italiano per raggiungere l'obiettivo di restituire l'isola ai suoi naturali abitanti, prima che venga desertificata e poi resa inaccessibile com'è successo per l'Asinara, Pianosa e Montecristo.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch
lunedì 26 novembre 2012
Liberiamoci da questo dispendioso carcere. Firma la petizione per restituire l'isola di Gorgona ai suoi abitanti
Da diverse settimane è partita una nuova ed importante petizione. Spero vorrete firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti non sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto in una natura incontaminata (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) è diventata ormai una priorità.
Sinora, probabilmente, il carcere ha salvato l'isola dall'abbandono ma, purtroppo, a scapito dell'identità gorgonese, ormai in via di estinzione.
Questo proprio a causa dell'invadenza del ministero di Giustizia, che avrebbe invece dovuto preoccuparsi di salvaguardare anche gli abitanti autoctoni, come era stato convenuto nel 1860, quando i gorgonesi cedettero una parte dell'isola per farci la colonia penale in cambio della loro perenne protezione e sopravvivenza.
Una promessa oggi disattesa, anzi capovolta, che sta decretando la sparizione completa dei civili gorgonesi.
Sono anni, infatti, che si sta tentando in tutti i modi di mandare via gli ultimi abitanti rimasti (a parte quelli imparentati con il carcere e quelli che ci vengono solo pochi giorni l'anno in vacanza, praticamente gratuita, grazie ai fgavori di questo o quell'ente pubblico) con i più svariati metodi, più o meno leciti: carenza di trasporti, mancanza di qualsiasi economia, occupazione delle case del paese, restrizioni di ogni tipo, prevaricazioni al limite della legge, isolamento degli ultimi abitanti, minacce di restrizioni delle residenze, il non rinnovo delle concessioni demaniali delle abitazioni, calunnie, mancanza di qualsiasi voce in capitolo sulle questioni riguardanti il paese dell'isola.
Attualmente, per esempio, la colonia penale sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento, chiamando addirittura 'zona franca' quello che ancora rimane del paese degli antichi pescatori gorgonesi, più di duecento persone provenienti dalla Lucchesia ora ridotte a poche unità.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
Gli enti e i politici preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre (Stato, Ministero di Giustizia, Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comune di Livorno, Seconda Circoscrizione di Livorno, Parco dell'Arcipelago Toscano, Demanio).
L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Vecchia e le riserve naturali sono in mano a dei ministeriali incompetenti che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete ulteriori informazioni per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro primo obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo a quota 46).
Potremo così iniziare a fare pressione sul Governo italiano per raggiungere l'obiettivo di restituire l'isola ai suoi naturali abitanti, prima che venga desertificata e poi resa inaccessibile com'è successo per l'Asinara, Pianosa e Montecristo.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch
domenica 25 novembre 2012
Primarie pd. A che servono?
Ma gli italiani ci sono o ci fanno? Continuano a perpetrare vecchi riti tra blocchi contrapposti. Non sono stanchi delle continue disillusioni che questi gruppi gli hanno imposto in questi ultimi anni. Continuano a spostarsi dalla cosiddetta destra alla cosiddetta sinistra votando gli stessi nomi di sempre. Non vogliono fare una vera rivoluzione culturale cercando di scuotere le fondamenta di un sistema che non funziona. Possono fare le primarie, le secondarie o quant'altro, ma non stanno andando da nessuna parte. Piuttosto girano in tondo con la loro zavorra che li sta affondando, inebetititi da qualche giravolta che li porta ancora più giù, parlando del nulla, difendendo l'indifendibile, cantando ritornelli vetusti, alimentando un sistema fallito da tempo.
Servono ancora firme per chiudere il dispendioso carcere dell'isola di Gorgona
Da diverse settimane è partita una nuova ed importante petizione. Spero vorrete firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti non sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto in una natura incontaminata (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) è diventata ormai una priorità.
Sinora, probabilmente, il carcere ha salvato l'isola dall'abbandono ma, purtroppo, a scapito dell'identità gorgonese, ormai in via di estinzione.
Questo proprio a causa dell'invadenza del ministero di Giustizia, che avrebbe invece dovuto preoccuparsi di salvaguardare anche gli abitanti autoctoni, come era stato convenuto nel 1860, quando i gorgonesi cedettero una parte dell'isola per farci la colonia penale in cambio della loro perenne protezione e sopravvivenza.
Una promessa oggi disattesa, anzi capovolta, che sta decretando la sparizione completa dei civili gorgonesi.
Sono anni, infatti, che si sta tentando in tutti i modi di mandare via gli ultimi abitanti rimasti (a parte quelli imparentati con il carcere e quelli che ci vengono solo pochi giorni l'anno in vacanza, praticamente gratuita, grazie ai fgavori di questo o quell'ente pubblico) con i più svariati metodi, più o meno leciti: carenza di trasporti, mancanza di qualsiasi economia, occupazione delle case del paese, restrizioni di ogni tipo, prevaricazioni al limite della legge, isolamento degli ultimi abitanti, minacce di restrizioni delle residenze, il non rinnovo delle concessioni demaniali delle abitazioni, calunnie, mancanza di qualsiasi voce in capitolo sulle questioni riguardanti il paese dell'isola.
Attualmente, per esempio, la colonia penale sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento, chiamando addirittura 'zona franca' quello che ancora rimane del paese degli antichi pescatori gorgonesi, più di duecento persone provenienti dalla Lucchesia ora ridotte a poche unità.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
Gli enti e i politici preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre (Stato, Ministero di Giustizia, Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comune di Livorno, Seconda Circoscrizione di Livorno, Parco dell'Arcipelago Toscano, Demanio).
L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Vecchia e le riserve naturali sono in mano a dei ministeriali incompetenti che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete ulteriori informazioni per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro primo obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo a quota 46).
Potremo così iniziare a fare pressione sul Governo italiano per raggiungere l'obiettivo di restituire l'isola ai suoi naturali abitanti, prima che venga desertificata e poi resa inaccessibile com'è successo per l'Asinara, Pianosa e Montecristo.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch
sabato 24 novembre 2012
Restituire Gorgona ai suoi abitanti. Firmate la petizione
Da diverse settimane è partita una nuova ed importante petizione. Spero vorrete firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti non sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto in una natura incontaminata (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) è diventata ormai una priorità.
Sinora, probabilmente, il carcere ha salvato l'isola dall'abbandono ma, purtroppo, a scapito dell'identità gorgonese, ormai in via di estinzione.
Questo proprio a causa dell'invadenza del ministero di Giustizia, che avrebbe invece dovuto preoccuparsi di salvaguardare anche gli abitanti autoctoni, come era stato convenuto nel 1860, quando i gorgonesi cedettero una parte dell'isola per farci la colonia penale in cambio della loro perenne protezione e sopravvivenza.
Una promessa oggi disattesa, anzi capovolta, che sta decretando la sparizione completa dei civili gorgonesi.
Sono anni, infatti, che si sta tentando in tutti i modi di mandare via gli ultimi abitanti rimasti (a parte quelli imparentati con il carcere e quelli che ci vengono solo pochi giorni l'anno in vacanza, praticamente gratuita, grazie ai fgavori di questo o quell'ente pubblico) con i più svariati metodi, più o meno leciti: carenza di trasporti, mancanza di qualsiasi economia, occupazione delle case del paese, restrizioni di ogni tipo, prevaricazioni al limite della legge, isolamento degli ultimi abitanti, minacce di restrizioni delle residenze, il non rinnovo delle concessioni demaniali delle abitazioni, calunnie, mancanza di qualsiasi voce in capitolo sulle questioni riguardanti il paese dell'isola.
Attualmente, per esempio, la colonia penale sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento, chiamando addirittura 'zona franca' quello che ancora rimane del paese degli antichi pescatori gorgonesi, più di duecento persone provenienti dalla Lucchesia ora ridotte a poche unità.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
Gli enti e i politici preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre (Stato, Ministero di Giustizia, Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comune di Livorno, Seconda Circoscrizione di Livorno, Parco dell'Arcipelago Toscano, Demanio).
L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Vecchia e le riserve naturali sono in mano a dei ministeriali incompetenti che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete ulteriori informazioni per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro primo obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo a quota 45).
Potremo così iniziare a fare pressione sul Governo italiano per raggiungere l'obiettivo di restituire l'isola ai suoi naturali abitanti, prima che venga desertificata e poi resa inaccessibile com'è successo per l'Asinara, Pianosa e Montecristo.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch
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