lunedì 22 dicembre 2008

Buone Feste e Felice 2009.


Democrazia all'italiana.

"Lo psiconano ha detto che "il 2009 per quanto mi riguarda sarà terribile". Ha affermato che le priorità assolute del Governo per fare uscire il Paese dalla crisi saranno la "Riforma della giustizia e la legge sulle intercettazioni". I disoccupati possono dormire tranquilli. Se telefonano alla moglie avranno la sicurezza di non essere intercettati. E anche gli occupati, sempre meno, non devono avere preoccupazioni. Se un amministratore pubblico, pagato dal loro Irpef, ruba non finirà in galera. Di fronte a un'Italia impoverita, con una previsione di due milioni di disoccupati in più, le parole dello psiconano sono come l'orchestra che accompagnava gli ebrei alle camere a gas a Auschwitz. Questo Governo, dal suo insediamento la scorsa primavera, ha avuto un'unica priorità: evitare a tutti i costi che i politici finiscano in galera, a partire dal presidente del Consiglio. Il lodo Alfano è stato una pietra tombale sulla democrazia. Quattro persone in Italia sono più uguali delle altre. Dei processi Mills e Bassolino si occupano solo i giudici, l'informazione di regime è assente.Lo psiconano ha ricordato che lui "si trova per la terza volta, ed è un record assoluto, a essere presidente del G8 e del G14". Un'affermazione che dovrebbe farci riflettere. Se uno come lui arriva a un record del genere come nostro rappresentante non ci sono televisioni controllate che tengano. Il problema siamo noi. La nostra ignavia. Quest'Italia non è mai nata, non ha un corpo e neppure un'anima. E' uno zombie dominato da mafie, massoneria e criminalità politica. Ha avuto qualche sussulto con le lotte partigiane, con Falcone e Borsellino, con Ambrosoli e Livatino. Ma sono stati casi isolati. Le eccezioni che confermano la regola. Da sempre chi non si è rassegnato e si è opposto al regime è stato isolato o ucciso, spesso isolato per essere ucciso.Una finta democrazia non è più sufficiente a chi sta attuando in modo scientifico i piani della P2. Ora vuole una vera dittatura. Li abbiamo sottovalutati, credevamo che avessero un limite. Non lo hanno. Sono i nostri dipendenti e sono diventati i nostri padroni. Dei cialtroni, ma con un immenso istinto di sopravvivenza, il loro per il momento è più forte del nostro. Ci tengono ancora in coma mediatico assistito grazie ai ai giornali (finanziati da noi) e all'occupazione delle televisioni.Il risveglio sarà duro e quando Testa d'Afalto dice "il 2009 per quanto mi riguarda sarà terribile", forse pensa a sè stesso. Il 16 dicembre 1944 Mussolini si recò al Teatro Lirico a Milano. L'Italia era distrutta dalla guerra a causa sua, ma i milanesi gli riservarono un'accoglienza trionfale. Pochi mesi dopo a Piazzale Loreto avevano cambiato idea.Una sola riforma è necessaria in Italia: la Riforma della Politica. I nostri rappresentanti non possono essere al di sopra della legge. In Commissione al Senato sono ferme da mesi le firme di 350.000 italiani onesti per la legge popolare Parlamento Pulto. Non vengono prese in esame da Vizzini, il presidente della Commissione, del PDL. Il suo capo non lo permette. Il PDmenoelle dei D'Alema e di Cicciolino Veltroni neppure.Ogni tanto ci penso e non capisco. Perchè proprio a noi? Di quale delitto ci siamo macchiati come popolo per avere dei politici di questo livello? E per quanto ancora?". (Beppe Grillo)

domenica 14 dicembre 2008

La giustizia e l'informazione.

"Carlo Vulpio è un giornalista. Dall'inizio del 2007 seguiva le inchieste "Poseidon", "Why Not" e "Toghe Lucane" per il Corriere della Sera. Dal 3 dicembre non può più farlo. Nel suo ultimo articolo ha fatto i nomi di magistrati, di politici e di imprenditori coinvolti nell'inchiesta della Procura di Salerno in seguito alla denuncia di Luigi De Magistris. Subito dopo ha ricevuto una telefonata in cui è stato sollevato dall'incarico da Paolo Mieli, il suo direttore del Corriere della Sera. I nomi erano troppi, il tanfo era insopportabile anche per i lettori del Corriere.Mieli, lo dica qui in Rete prima che sia ridotta come i giornali servi del potere con la legge fotti blogger di Cassinelli. Ci dica chi ha telefonato a lei per invitarla a disfarsi di Vulpio? Uno della lista? Un membro del consiglio di amministrazione di RCS? O ha fatto tutto da solo? Altrove, in altri Paesi, in Francia o negli Stati Uniti, un gesto come il suo non sarebbe stato apprezzato. L'avrebbero cacciata. Qui la premieranno, magari con la direzione del Tg1.Leggere l'elenco di Vulpio, dal CSM, alla Corte d'Appello, alla Corte di Cassazione è come sollevare il tombino di una fogna. In Italia siamo tutti al di sotto di ogni sospetto.Dall'articolo di Carlo Vulpio del 3 dicembre 2008:"Non era mai accaduto prima in Italia, che una procura della Repubblica fosse «circondata» come un fortino della malavita. Ieri è successo alla procura di Catanzaro, che per tutta la giornata e fino a tarda sera è stata letteralmente accerchiata da cento carabinieri e una ventina di poliziotti, tutti arrivati da Salerno. Con i carabinieri del Reparto operativo e i poliziotti della Digos, sono entrati in procura ben sette magistrati, tra i quali il procuratore di Salerno, Luigi Apicella, e i titolari dell' inchiesta, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani. Hanno notificato avvisi di garanzia e perquisito case e uffici dei magistrati calabresi che hanno scippato le inchieste "Poseidone" e "Why Not" all' ex pm Luigi de Magistris (ora giudice del Riesame a Napoli) e dei magistrati che queste inchieste hanno ereditato, «per smembrarle, disintegrarle e favorire alcuni indagati», scrivono i pm salernitani. Tra gli indagati "favoriti", l' ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, il segretario nazionale Udc, Lorenzo Cesa, l' ex governatore di Calabria, nonché ex procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, il generale della Guardia di Finanza, Walter Cretella Lombardo, l' ex sottosegretario con delega al Cipe, Giuseppe Galati (Udc), Giancarlo Pittelli, deputato di Forza Italia, il ras della Compagnia delle Opere per il Sud Italia, Antonio Saladino.Ma questo è solo il troncone calabro. Gli stessi magistrati salernitani, infatti, stanno indagando anche in altre due direzioni. La prima riguarda uno stuolo di giudici lucani coinvolti nella "madre di tutte le inchieste" sul marcio nella magistratura (l' inchiesta "Toghe Lucane", che de Magistris è riuscito a "chiudere" prima di essere frettolosamente trasferito). La seconda andrebbe diritta verso alcuni membri del Csm: per esempio, il vicepresidente Nicola Mancino e i presunti legami con Antonio Saladino, figura chiave di "Why Not", il procuratore generale della Corte di Cassazione, Mario Delli Priscoli, andato in pensione qualche giorno fa, e il sostituto procuratore generale della Cassazione, nonché governatore (Ds) delle Marche per dieci anni, Vito D' Ambrosio, che in Csm sostenne l' accusa per far trasferire de Magistris. Ce n' è anche per l' Associazione nazionale magistrati e per il suo presidente, Simone Luerti. Molto amico di diversi indagati eccellenti quando faceva il magistrato in Calabria, Luerti non ha mai perso occasione di esternare contro de Magistris. Quando poi, qualche mese fa, si è scoperto che incontrava regolarmente Saladino e Mastella nella sede del ministero della Giustizia, mentre lui negava, Luerti s' è dovuto dimettere dalla carica di presidente dell' Anm. Nel decreto di perquisizione eseguito ieri, 1.700 pagine, i pm di Salerno accusano di concorso in corruzione in atti giudiziari - per aver tolto "illegalmente" a de Magistris "Why Not" e "Poseidone" - il procuratore di Catanzaro, Mariano Lombardi, il procuratore aggiunto, Salvatore Murone, il procuratore generale reggente, Dolcino Favi, il parlamentare Giancarlo Pittelli e «l' uomo ovunque» Antonio Saladino. Ma accusano anche il sostituto procuratore generale Alfredo Garbati, il sostituto procuratore generale presso la Corte d' Appello Domenico De Lorenzo e il pm Salvatore Curcio di aver preso in eredità quelle scottanti inchieste al solo scopo di farle a pezzi. Mentre il procuratore generale Vincenzo Iannelli e il presidente di Sezione del tribunale Bruno Arcuri si sarebbero dati da fare non solo "per archiviare illegalmente" la posizione di Mastella ("la cui iscrizione tra gli indagati era invece doverosa"), ma anche "per calunniare de Magistris e disintegrarlo professionalmente". Poi, dicono i pm campani, Iannelli, per una causa che gli sta a cuore, fa intervenire Chiaravalloti su Patrizia Pasquin, giudice del tribunale di Vibo Valentia, che poi sarebbe stata arrestata. Così, da magistrato a magistrato, come da compare a compare." Carlo Vulpio, http://www.carlovulpio.it/. (dal Blog di Beppe Grillo)

venerdì 12 dicembre 2008

La nave va.


Torre.


Torre Pisana.


Amelia.


Anni '40.


Barche al molo.


Village.


Preti.


L'ex pescatore.


Il cattivo giornalista.

Carlo Vulpio, il giornalista del Corriere della Sera che per due anni ha seguito le inchieste sul caso De Magistris, è stato sollevato dall'incarico. Lo comunica lui stesso sul suo sito. Avevo fatto una battuta: avevo detto: i giornalisti, a differenza dei magistrati, non possono essere trasferiti. Avrei fatto meglio a stare zitto. Da lì a poco sarei stato “trasferito” anch’io.E’ stato la sera del 3 dicembre, dopo che sul mio giornale era uscito un mio servizio da Catanzaro sulle perquisizioni e i sequestri ordinati dalla procura di Salerno nei confronti di otto magistrati calabresi e di altri politici e imprenditori.Come sempre, non solo durante questa inchiesta, ma perché questo è il mio modo di lavorare, avevo “fatto i nomi”. E cioè, non avevo omesso di scrivere i nomi di chi compariva negli atti giudiziari (il decreto di perquisizione dei magistrati di Salerno, che trovate su questo blog in versione integrale) non più coperti da segreto istruttorio. Tutto qui. Nomi noti, per lo più. Accompagnati però da qualche “new entry”: per esempio, Nicola Mancino, vicepresidente del Csm, Mario Delli Priscoli, procuratore generale della Corte di Cassazione, Simone Luerti, presidente dell’Associazione nazionale magistrati.Con una telefonata, il giorno stesso dell’uscita del mio articolo, la sera del 3 dicembre appunto, invece di sostenermi nel continuare a lavorare sul “caso Catanzaro” (non chiamiamolo più “caso de Magistris”, per favore, altrimenti sembra che il problema sia l’ex pm calabrese e non ciò che stanno combinando a lui, a noi, alla giustizia e alla società italiana), invece di farmi continuare a lavorare – dicevo –, come sarebbe stato giusto e naturale, sono stato sollevato dall’incarico.Esonerato. Rimosso. Congedato. Trasferito.Con una telefonata, il mio direttore, Paolo Mieli, ha dichiarato concluso il mio viaggio fra Catanzaro e Salerno, Potenza e San Marino, Roma e Lamezia Terme. Un viaggio cominciato il 27 febbraio 2007, quando scoppiò “Toghe Lucane” (la terza inchiesta di de Magistris, con “Poseidone” e “Why Not”). Un viaggio che mi fece subito capire che da quel momento in poi nulla sarebbe stato più come prima all’interno della magistratura e in Italia.Tanto è vero che successivamente ho avvertito la necessità di scrivere un libro (“Roba Nostra”, Il Saggiatore), che, dicevo mentre lo consegnavo alle stampe, “è un libro al futuro”. Una battuta anche questa, certo, perché come si fa a prevedere il futuro? In un libro, poi, che si occupa di incroci pericolosi tra politica, giustizia e affari sporchi… Ma si vede che negli ultimi tempi le battute mi riescono piuttosto bene, visto che anche questa, come quella sul “trasferimento” dei giornalisti, si è avverata.Avevo detto – e lo racconto in “Roba Nostra” – che in Basilicata l’anno scorso è stato avviato un esperimento, che, se nessuno fosse intervenuto, sarebbe stato riprodotto da qualche altra parte in maniera più ampia e più disastrosa.E’ accaduto che mentre la procura di Catanzaro (c’era ancora de Magistris) stava indagando su un bel numero di magistrati lucani, di Potenza e di Matera, la procura di Matera (gli indagati) si è messa a indagare sugli indagatori (de Magistris). Come? Surrettiziamente. E cioè? Si è inventato il reato di “associazione a delinquere finalizzato alla diffamazione a mezzo stampa” e ha messo sotto controllo i telefoni di cinque giornalisti (me compreso) e un ufficiale dei carabinieri (quello delegato da de Magistris per le indagini sui magistrati lucani). Così facendo, i magistrati indagati hanno potuto conoscere cosa si dicevano gli indagatori (de Magistris e l’ufficiale delegato a indagare).Avvertivo: guardate che così va a finire male.Chiedevo: caro Csm, caro Capo dello Stato, intervenite subito.Niente. Nemmeno una parola, un singulto, un cenno. Nemmeno quando era chiaro a tutti che quei magistrati lucani, al di là di ogni altra considerazione, vedevano ormai compromessa la loro terzietà. Un magistrato - si dice sempre, e a ragione -, come la moglie di Cesare, deve non soltanto “essere”, ma anche “apparire” imparziale, terzo, non sospettabile di alcunché. Per i magistrati lucani, invece, non è così. Nonostante siano parti in causa, essi continuano a indagare sugli indagatori, chiedono e ottengono proroghe di indagini (siamo alla quarta) perché, dicono, il reato che si sono inventati, l’associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa, è complicatissimo. E rimangono al proprio posto nonostante le associazioni regionali degli avvocati ne chiedano il trasferimento, per consentire un funzionamento appena credibile della giustizia.Niente. Si è lasciato incancrenire il problema ed ecco replicato l’esperimento a Catanzaro. La “guerra” fra procure non è altro che la riproduzione di quel corto circuito messo in atto da indagati che indagano sui loro indagatori, affinché, rovesciato il tavolo e saltate per aria le carte, non si sappia più chi ha torto e chi ha ragione perché, appunto, “c’è la guerra”. E dopo la “guerra”, ecco la “tregua” o, se preferite, “l’armistizio” (così, banalmente ma non meno consapevolmente, tutti i giornali, salvo rarissime eccezioni di singoli commentatori).Guerra e tregua. E’ questo il titolo dell’ultima, penosa sceneggiata italiana su una vicenda, scrivo in “Roba Nostra”, che è la “nuova Tangentopoli” italiana. Quando, sei mesi fa, è uscito il libro, qualcuno mi ha chiesto se non esagerassi. Adesso, l’ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, dichiara: “Ciò che sta accadendo oggi è peggio di Tangentopoli”. E Primo Greganti, uno che se ne intende, ammette anche lui, che “sì, oggi è peggio di Tangentopoli”.Infine, una curiosità, o una coincidenza, o un suggerimento per una puntata al gioco del Lotto, fate voi.Mi hanno rimosso dal servizio che stavo seguendo a Catanzaro il 3 dicembre 2008. Esattamente un anno prima, il 3 dicembre 2007, Letizia Vacca, membro del Csm, anticipava “urbi et orbi” la decisione che poi il Csm avrebbe preso su Clementina Forleo e Luigi de Magistris. “Sono due cattivi magistrati, due figure negative”, disse la Vacca. E Forleo e de Magistris sono stati trasferiti. Per me, più modestamente, è bastata una telefonata. Ma diceva più o meno la stessa cosa. Diceva che sono un cattivo giornalista".

sabato 6 dicembre 2008

Gigi e Rita.


Cugini.


Rita.


Moletto.


Amarcord.


Sorelle.


Pescatori.


Pesca.


Sbarco.


Gorgon.

mercoledì 3 dicembre 2008

L'acqua, l'eau, the water... .

Stupito restai
nel sapere che il nostro corpo
maggiormente acqua.
Ancor più lo fui
nel accorgermi
del piacevole incontro
nel mio immergermi in essa.
Pensai, poi
che l'acqua era una parte di me,
che immergermi in lei
era un po' sciogliersi.
Mi ritrovai, poi,
nel mare,
circondato dal blu di lei
e mi vidi piccolo essere
circondato dall'immensa
e m'accorsi
come continuamente
cercassi,
attraverso lei,
di dileguarmi nel tutto.

Dreaming Gorgona.

Gorgona Colombiana.

Gorgona Agricola.

martedì 2 dicembre 2008

Mareggiata.


il gorgon.


Lupa Frascati.


Vaticano e omosessuali, la grande ipocrisia.

"Infernale Pessimo. Nel telegiornale di ieri sera - 1 dicembre - il bieco Cardinale Celestino Migliore, ambasciatore del Vaticano all’ONU, ci fornisce ennesima conferma delle linee spudorate che Ratzinger aveva tracciato già nel luglio 1992, indossando le celestiali vesti di Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede: depenalizzare l’omosessualità significa “promuoverla”. Dunque, pollice verso riguardo all’iniziativa francese per inserire il libero orientamento sessuale tra i diritti dell’uomo.Resta soltanto da capire come mai questi “uomini con le gonne”, dalle voci in falsetto e dalle mani ingioiellate, arrivino a tale punto di avversione nei confronti di quanto il solito Ratzinger - questa volta nelle vesti paterne del vicario di Cristo - ha definito “comportamenti disordinati”. Per inciso: anche io ho figlie “disordinate” (nel senso che lasciano in giro per casa giornali e indumenti). Non per questo le condannerei all’incarcerazione e alla tortura.Spudoratezza inarrivabile che ha solo una spiegazione: la disperata consapevolezza di quanto la sopravvivenza della propria istituzione (in cui è consentito a questi uomini con le gonne di esercitare il proprio efferato potere) dipenda dal mantenimento perinde ac cadaver dell’altrettanto declinante ordine gerarchico patriarcale.Un potere efferato che si nutre promuovendo dolore umano, nei cui confronti tale istituzione pretende di essere l’agenzia monopolistica della consolazione post mortem.Anche al prezzo di contraddire dottrinalmente i comportamenti concreti degli uomini con le gonne, la mala education di cui si fanno promotori. Quella suprema doppiezza che trasforma una congrega che copre torme di praticanti dei famosi “comportamenti disordinati” in persecutori degli omofili, in quanto sovversivi dell’ordine vigente.Come chiunque abbia avuto esperienza diretta delle loro pratiche sa benissimo. Tanto per dire, allievo di un istituto tenuto da uomini con le gonne ricordo benissimo quanto ci ripetevamo tra studenti: mai accettare l’invito di Fratel Carlo quando vuol portarti in camera sua a vedere l’allevamento di canarini… mai confessarsi con il tale prete, ben noto per le sue avances imbarazzanti nel confessionale…Le ripetute condanne nei tribunali di mezzo mondo per reati di pedofilia avrebbero dovuto indurre l’istituzione degli uomini con le gonne a maggiore prudenza, se non a un briciolo di autocritica. Per non parlare di cristiana comprensione. Ma tant’é…Proprio vero: il dio acceca chi vuole trascinare alla rovina. E l’istituzione degli uomini con le gonne sta precipitando rovinosamente, anche grazie ai tipi alla Celestino Migliore. Il cui nome è soltanto un irridente (indecente) ossimoro.Nel frattempo, di quanto dolore e sofferenze umane continueranno a farsi promotori?". (Pierfranco Pellizzetti-Micromega)

Quando si dice calcio... .

"Adesso che ha rifilato tre gol anche al Bielefeld, adesso che il Chievo di Germania proprio non si vuol fermare, non resta che Toni e il Bayern per cercare di far lo sgambetto alla matricola più simpatica, irriverente e dispettosa d'Europa. Appuntamento venerdì prossimo all'Allianz Arena di Monaco, dove i famosissimi campioni di Germania di Jurgen Klinsmann affronteranno la squadra venuta dalla serie B a sconvolgere il calcio tedesco e la ricchissima Bundesliga. Segnatevi questo nome: 1899 Hoffenheim, squadra di un paese tedesco di 3272 anime. Chievo è anche sotto i tremila abitanti ma è comunque un quartiere di Verona. L'Hoffenheim invece è una squadra che fino a otto anni fa quasi non esisteva, giocava infatti ben otto livelli più sotto la serie A tedesca. Praticamente la nostra prima categoria. E poi la miracolosa e prodigiosa scalata: Verbandsliga, Oberliga, Regionalliga e in alto fino alla Bundesliga conquistata col secondo posto raggiunto nel giugno scorso nella loro serie B. L'Hoffenheim - alla quindicesima giornata - è primo con 34 punti e 3 di vantaggio sul Bayern: gioco offensivo e 40 gol già messi a segno, il miglior attacco di Germania. Il coach è una specie di vate del gioco offensivo alla tedesca, Ralf Rangnick, 50 anni, già allenatore dello Stoccarda e dello Schalke 04. Tre attaccanti e anche due centrocampisti offensivi (tra questi il senegalese Ba e due brasiliani Carlos Eduardo e Luis Gustavo) il suo folle ma funzionante schema. Preparato, lo chiamano Football Professor: ad Hoffenheim, Rangnik è andato per orgoglio ma anche per i soldi che il club garantisce. Perché l'Hoffenheim è piccolo sì, ma non propriamente povero.
La star dell'Hoffenheim è il bosniaco Vedad Ibisevic, 24 anni, esordiente in Bundesliga, numero 19 sulle spalle, un colosso di un metro e novanta che segna gol a raffica. Capocannoniere, ha già realizzato 17 gol, staccatissimo il rinomato Edinaldo Grafite del Wolfburg con solo 11 gol. E il nostro azzurro Luca Toni per ora ne ha fatti solo 7... Tutti pensano che Ibisevic - dovesse continuare con questo ritmo - potrebbe battere il record dei 40 gol stagionali del mitico Gerd Mueller (ricordate Italia-Germania 4-3?): "Tutto è possibile - ha detto il grande ex attaccante - e se dovesse succedere mi congratulerò con lui. Un istinto come il suo è qualcosa che non s'impara, o ce l'hai o non ce l'hai. E Ibisevic indubbiamente ce l'ha". Di religione musulmana nel 2000, a 16 anni, Vedad con la sua famiglia lasciò Vlasenica in Bosnia Erzegovina per andare in Svizzera dove rimase 10 mesi. La famiglia entrò a far parte di un programma Onu per i rifugiati e venne trasferita negli Usa a Saint Louis dove i genitori del giocatore si trovano ancora. Al ragazzo piaceva il calcio, ma a Saint Louis trovava solo campi da baseball e di football, finché non riuscì a giocare a calcio per la Roosvelt High School, cominciare a giocare più seriamente nel club dei Billikens e poi St. Louis Strikers, Chicago Fire Premier e quindi il decollo verso l'Europa vagando per Svizzera, Francia fino ad arrivare in Germania. Dove ha trovato fortuna, gol, soldi e affermazione personale. E' titolare della nazionale bosniaca, all'Hoffenheim è approdato da un paio di anni: costo per il club un milione di dollari. Ma il pigmalione della prodigiosa matricola si chiama Dietmar Hopp, è lui che anni fa decise di far diventare l'Hoffenheim un grande club. 68 anni, una moglie e due figli, ingegnere ex dipendente della IBM, nel '72 fondò una piccola azienda, la Sap, che sarebbe poi diventata con circa 30mila dipendenti, un colosso europeo nella produzione di software. Arrivato a 65 anni ha deciso però di vendere la sua quota e godersi la pensione. Nato nel '40 ad Heidelberg, dalla sua attività ha trovato i soldi da investire nel calcio, e ha deciso così di comprarsi la società dove aveva giocato a pallone da ragazzino. Lo intristiva vederla all'ultimo gradino del calcio tedesco. Subito rese noto il suo progetto: fare dell'Hoffenheim un grande club e portarlo il più in alto possibile. Rilevò il club con l'intento di far giocare i giovani talenti della regione, costruì subito con 7 milioni e mezzo un primo impianto da 6.500 posti, cui diede il nome di "Dietmar Hopp Stadion". E quindi un centro sportivo e una foresteria per la squadra. Focoso e appassionato di football spesso va tra i tifosi a vedere le partite in piedi e a urlare slogan. Proprietario di un "luxury golf resort" vicino Cannes, di un albergo a 5 stelle con tanto di centro benessere in Germania, sponsorizza anche una squadra di hockey a Mannheim. Secondo la rivista americana Forbes il suo patrimonio stimato è di un miliardo di dollari. Non avendo un impianto sufficientemente grande la squadra gioca le sue partite a Mannheim. Nonostante Hoffenheim abbia solo 3200 abitanti il vecchio Hopp guarda lontano e sta facendo costruire nella vicina Sinsheim un fantastico stadio coperto da 40 milioni di euro per 40 mila spettatori. Il piccolo Hoffenheim fa le cose in grande". (f. bocca@repubblica. it)

Le caprette-uomini.

Mi avvicinai, incuriosito,
al recinto;
loro scapparono
poi restarono sospese a metà strada
ad osservarmi,
poi si avvicinarono e continuarono
a fissare la mia figura immobile.
Anch'io presi a guardarle,
com'erano strane!
avevano occhi, naso, bocca e altro
come me
e in più avevano, le più adulte,
quella barbetta
che agli uomini
dà aria di saccenza.
Ma quel che più consideravo
era, se mai quegli animali
fossero stati uomini,
trasformati in tal guisa,
tant'era la somiglianza;
e ciò lo domandai a una di loro,
ma questa belava
poi si voltava e senza ritegno
espelleva;
ed io mi dicevo
che qualcuno le aveva
condannate
a viver di materia puzzolente
per chissà qual grave motivo.
Mi sentivo uomo,
ma come uomo involucro,
e senza dubbio
la mia identificazione e la loro
era frutto dello stesso sbaglio.

lunedì 1 dicembre 2008

View.


L'Italia dei borgatari.

"Buongiorno a tutti.Ogni tanto c'è qualche illuminato pensatore che sostiene che la televisione in Italia non conta.Che possedere televisioni, in fondo, è marginale. Che il Cavaliere le tiene così, perché ci è affezionato, ma in realtà non cambiano il corso delle cose e delle elezioni.Sarà, però sono settimane che, mentre sulla politica italiana incombe una crisi terrificante o meglio dovrebbe incombere la crisi finanziaria come su tutte le altre classi politiche che stanno dedicandoci tutte le loro energie, la nostra classe politica sta concentrando le sue energie su temi televisivi.La commissione parlamentare di vigilanza, le nomine che verranno fatte probabilmente dalla vigilanza e dalla maggioranza, con la collaborazione della solita quota di collaborazionisti dell'opposizione, entro Natale alla Rai.E adesso la tassa su Sky.E' veramente meraviglioso che, mentre tutto il mondo si sta dando da fare per rilanciare gli investimenti, per mettere in moto l'economia inceppata - poi che siano misure giuste o sbagliate lo vedremo - in Italia il nostro Presidente del Consiglio abbia trovato il modo di approfittare della crisi.Di trasformare la crisi in un'occasione per spezzare le reni ai suoi concorrenti.Voi sapete che è stato bloccato l'adeguamento del canone Rai all'inflazione, e questo può non essere un male vista la media dei programmi della Rai.Il problema è che a deciderlo è il governo di Mediaset.E poi, capolavoro, l'altro giorno è stata elevata dal 10% al 20%, cioè raddoppiata, l'IVA sulle Pay TV satellitari.Dato che di Pay TV satellitari ce n'è sostanzialmente una, cioè quella di Murdoch - nel senso che è la sua piattaforma in abbonamento - il raddoppio dell'IVA dall'oggi al domani, per quanto non affami nessuno, mette ovviamente in difficoltà chi con la Pay TV ci campa.Il che significherà aumento degli abbonamenti per Sky per quei quasi cinque milioni di abbonati che ci sono in Italia e significherà che Murdoch o si accollerà tutto l'aumento della tassa e così andrà praticamente a eliminare l'utile che riesce a fare, oppure la accollerà agli abbonati.Se la accollerà agli abbonati aumenteranno gli abbonamenti, ci saranno di più oppure ci saranno persone che non pagheranno più l'abbonamento.Stiamo parlando di quasi cinque milioni di persone, quindi di una bella fetta di Italia anche perché non sono cinque milioni di persone che vedono Sky: sono quasi cinque milioni che pagano l'abbonamento che poi vale per una famiglia di due, tre persone.Io non lo so se sia giusto o meno quello che c'era prima, cioè l'IVA agevolata sulle Pay TV.Non so quindi se sia giusto o non sia giusto il fatto di raddoppiarla e portarla al 20%.Sicuramente è un dibattito ozioso, perché potrebbe essere giusto come non essere giusto in un altro Paese dove a decidere questo aumento è un governo che non possiede televisioni, invece noi abbiamo un Presidente del Consiglio che possiede televisioni che, guarda caso, sono le uniche che non pagano la crisi.La crisi la paga la Rai col blocco del canone, la crisi la paga Sky col raddoppio dell'Iva.L'unico che non paga mai niente è Mediaset, che Berlusconi possiede. E fosse il primo provvedimento favorevole a Mediaset uno potrebbe dire "vabbè, in quindici anni...".No, è l'ennesimo provvedimento favorevole a Mediaset che gode di trattamenti privilegiati dal Parlamento da quando è nata, da trent'anni: dall'inizio degli anni Ottanta.Si cominciò con i famosi decreti Berlusconi varati da Craxi per neutralizzare le ordinanze dei pretori che impedivano la trasmissione in interconnessione, cioè in contemporanea su tutte le reti regionali del network Italia 1, Rete4, Canale5.Si proseguì con il secondo decreto Berlusconi quando il primo non fu convertito in legge. Era il periodo, tra l'altro, in cui le leggi Berlusconi si chiamavano così soltanto dal nome del beneficiario, adesso si chiamano così anche dal nome del loro autore: abbiamo completato l'opera, all'epoca l'autore era Craxi.Abbiamo proseguito con la legge Mammì, che ha di fatto fotografato come una Polaroid il trust: quante televisioni ha Berlusconi? Tre? Perfetto: il limite antitrust è tre televisioni.Poi abbiamo avuto la discesa in campo del Cavaliere quando Craxi e gli amici suoi non potevano più fargli le leggi e quindi ha deciso di farsele lui, personalmente, scrivendo direttamente a mano sulla Gazzetta Ufficiale.Così siamo arrivati al 1994 quando fu varata la legge Tremonti che defiscalizzava gli utili reinvestiti.Berlusconi e Fininvest fecero passare per utili reinvestiti, per nuovi investimenti, l'acquisto di film dall'America, che in realtà erano roba vecchia e non erano nulla di investimento reale, e poi si fecero da soli un'interpretazione che consentiva di fare questa operazione per risparmiare tasse.E quando qualcuno lo fece notare loro risposero: "sì, ma la defiscalizzazione vale per tutte le aziende! Non possiamo mica penalizzare la nostra".Fanno sempre così. E' come quando il figlio di un barone vince un concorso nella stessa università del barone, magari con una commissione esaminatrice presieduta dallo stesso padre barone.Il padre barone intervistato dice: "eh ma mio figlio è bravo, non possiamo mica penalizzarlo per il cognome che ha!"Prima fanno le cose ad personam e poi dicono: "va beh, ma non possiamo mica escludere proprio soltanto la nostra azienda!", dato che le leggi ad personam riguardano sempre una categoria nella quale è prevista la "personam" ma non solo quella.Dopo la legge Tremonti, abbiamo scoperto oggi che "nel 1995 si decise di abbattere l'IVA per le Pay TV".Già, ma in quel periodo Berlusconi possedeva ancora una quota di Pay TV: c'era Tele+ e Berlusconi si era liberato della quota di maggioranza perché la legge Mammì gli vietava di possedere più del 10% di Tele+.E a chi aveva dato queste quote? Le aveva date a una serie di suoi prestanome a cominciare dall'immobiliarista Della Valle, nulla a che vedere con Della Valle Diego, quello della Fiorentina e delle Tods.Quindi, se dicono così, vuol dire che si erano fatti una legge già all'epoca.In realtà è difficile che quella legge l'avesse fatta Berlusconi, perché nel 1995 Berlusconi non governava più.Governava Lamberto Dini, e il ministro delle Poste e delle comunicazioni, però, era l'avvocato Gambino, ex avvocato di Sindona che aveva anche tutelato gli interessi della Fininvest in una serie di cause.Dopodiché abbiamo avuto, nel 1996, la quotazione in borsa di Mediaset. Poi si è scoperto che, secondo la procura di Milano, Mediaset in quel periodo già presentava bilanci falsi e presentò, quindi, prospetti falsi a proposito di certe sue società estere che sfuggivano al consolidato e che quindi fu quotata in borsa sulla base di un prospetto falso, anche se la Consob come al solito dormiva e il ministero del Tesoro pure.Poi abbiamo avuto tutto lo scandalo televisivo con le ripetute sentenze della Corte Costituzionale che hanno imposto di mandare Rete4 sul satellite e che non sono mai state rispettate dal Parlamento, che non le ha mai tradotte in legge.Anzi ha tradotto in legge continue proroghe per consentire a una rete abusiva di continuare a trasmettere sul terrestre anche senza la concessione: in proroga eterna.Nel frattempo abbiamo avuto altri provvedimenti incredibili, come quelli sull'editoria scolastica che naturalmente va a vantaggio di Mondadori, che è di proprietà di Berlusconi anche se lui la controlla dal 1990 in virtù di una sentenza comprata da Previti con soldi della Fininvest estera.Mondadori è leader anche, ovviamente, nell'editoria libraria scolastica.Poi abbiamo avuto addirittura tre provvedimenti con cui si davano incentivi di Stato a chi comprava i decoder per il digitale terrestre - di Mediaset Premium ovviamente.Decoder doppiamente in conflitto di interessi. Perché? Perché lo Stato aiutava i cittadini a comprare i decoder per dimostrare che tutta l'Italia era ormai illuminata dal digitale terrestre, mentre non era vero.Lo Stato diceva: "comprateli che tanto ve ne paghiamo noi una bella quota" - "noi", poi, siamo sempre noi cittadini, lo Stato - e in più si è scoperto anche che una buona parte di quei decoder li produceva un'azienda di cui era azionista Paolo Berlusconi.I soldi che uscivano dalle nostre tasche passavano dalle mani di Silvio e poi venivano girati, indirettamente, nelle mani del piccolo Paolo.Regolarmente, qualunque cosa si faccia, c'è sempre Mediaset che ci guadagna e i concorrenti che ci rimettono.Adesso, questo provvedimento che raddoppia l'IVA per Sky senza toccare minimamente Mediaset se non in minuscola parte, è stato perfettamente orchestrato.Voi vedete come funziona bene il gioco di squadra fra Confalonieri e Berlusconi.Confalonieri, presidente di Mediaset, fa emettere un comunicato da Mediaset il 28 novembre, quando ancora non si sa il dettaglio della manovra fiscale sulla Pay TV.Il 28 novembre esce il comunicato di Mediaset che dice: "Apprendiamo con disappunto l'inserimento all'interno del decreto anticrisi approvato oggi dal Governo, di una norma che inasprisce l'Iva sulle attività di televisione a pagamento. In attesa di leggere nel dettaglio il provvedimento [...], esprimiamo fin da ora la nostra preoccupazione per il futuro di un'attività che Mediaset ha lanciato di recente e che in questo modo verrebbe fortemente penalizzata."E' un capolavoro anche umoristico: qui è Mediaset che parla, ma potete mica pensare che abbia scritto Piersilvio una cosa del genere, è chiaro che c'è la vecchia volpe Confalonieri.Nessun italiano sa ancora il dettaglio di questo provvedimento e già Mediaset si lamenta.Si lamenta perché anche Mediaset, certamente, ha una presenza minuscola nel settore del mercato satellitare.Il problema è che Mediaset, tramite la RTI, Reti Televisive Italiane, occupa il 5% del mercato televisivo satellitare. Sky, il 91%.Allora vedete come sono bravi? Mediaset fa il pianto greco preventivo, in modo che il primo commento sulla legge che ammazza Sky è di Mediaset che dice: "è un danno per noi!".Naturalmente, è un danno che vale 5 su 100. Sky ha un danno che vale 91 su 100!Quindi, il costo per Mediaset è 5, il costo per Sky è 91.Il costo per Mediaset è una caramella, il costo per Sky equivale esattamente agli utili che fa Sky.Però il primo a lamentarsi è Mediaset, in modo che immediatamente l'opinione pubblica si rende conto che il governo sta penalizzando Mediaset.Poi, quando i comuni mortali che non si chiamano Mediaset vengono a conoscenza del dettaglio del provvedimento del governo, comincia a protestare anche Sky.E, naturalmente, a ragione - come abbiamo visto, dato che gli si sta segando il margine attivo annuale.E' il "chiagni e fotti", il solito sistema berlusconiano del "chiagni e fotti". Mentre piange, fotte gli altri.In questo caso, piange Confalonieri e Berlusconi fotte la concorrenza.Questo è un ever green: Montanelli aveva definito Berlusconi il re del "chiagni e fotti". Quando piange stateci attenti: sta fregando qualcuno.Qui ha fatto piangere Mediaset perché si notasse di meno il fatto che stavano dando una mazzata alla principale concorrenza, che naturalmente gli sta portando via un sacco di pubblicità.Voi sapete che la pubblicità si sta trasferendo dalla televisione generalista alla televisione satellitare e a internet, e loro sulla satellitare sono molto deboli - come abbiamo visto - e su internet sono praticamente inesistenti.Voi sapete che dato che internet è ambivalente, parli ma ti rimbalzano, quando questi provano ad andare su internet gli rimbalzano schizzi di sterco da tutte le parti!Bisogna essere credibili per andare su internet, non si può mentire su internet con la stessa facilità con cui si mente davanti alla televisione dove il rimbalzo non c'è.Quindi, su internet loro si sentono in difficoltà e infatti temono per la pubblicità che sta andando un po' verso il satellite e un po' verso internet.La cosa bella è che, di fronte a tutto questo, l'opposizione non sa far altro che parlare di conflitto di interessi.E' una cosa un po' triste e un po' comica allo stesso tempo sentir dire ancora questa parola. "Basta con il conflitto di interessi" detto da persone che sono lì da quindici anni e che hanno avuto sette anni di tempo, due volte al governo, per risolvere il conflitto di interessi o per farne uno scandalo mondiale.Non hanno mai fatto niente, hanno sempre mercanteggiato il conflitto di interessi per un piatto di lenticchie quando addirittura non hanno costruito in casa propria il conflitto di interessi per pareggiare il conto con quello di Berlusconi invece di risolvere il suo, vedi i DS che scalavano una banca insieme all'Unipol.E D'Alema che ancora ieri sera è andato da Crozza a dire che era un'ottima cosa scalare una banca, come se fosse compito di un partito impicciarsi in una contesa bancaria dove ci sono un concorrente estero e uno italiano che dovrebbero battersi ad armi pari.Quindi non trovano di meglio che parlottare, borbottare, gorgogliare... "il conflitto di interessi, vergogna!". Sono giaculatorie, geremiadi che lasciano il tempo che trovano.La stessa parola, conflitto di interessi, non è più spendibile, è logora, superata. Bisogna trovarne un'altra.E l'unica parola che si può trovare, come scriveva il Prof. Zagrebelsky l'altro giorno, è proprio "regime"."Regime" non vuol dire fascismo, vuol dire come viene comandato o governato un popolo quando la parola "democrazia" non va più bene.E' un temine neutro, bisogna affiancare un aggettivo per definire il regime: abbiamo avuto il regime fascista, comunista, nazista, sudamericano, terzomondiale. In Italia abbiamo un nuovo tipo di regime, mediatico affaristico.Naturalmente, le parole, se hanno un senso, devono poi essere accompagnate da gesti concreti.E' chiaro che uno scandalo come quello che vediamo, un presidente del Consiglio che utilizza la crisi, le Istituzioni delle quali si è impossessato legalmente - formalmente è legale il suo essere a Palazzo Chigi - per farsi gli affari suoi, le vendette private, danneggiare la concorrenza e avvantaggiare Mediaset che sta andando malissimo in borsa, come Beppe Grillo ha anche ricordato quando ha proposto paradossalmente l'OPA su Mediaset, è uno scandalo che va denunciato a livello internazionale e va sottolineato con atti concreti.Non si può continuare a stare insieme a Berlusconi e agli altri in commissione di vigilanza, prepararsi a spartirsi le direzioni delle reti e dei telegiornali, e nello stesso tempo denunciare quello che sta succedendo.Per denunciare efficacemente una cosa del genere ci vogliono gesti eclatanti.Il primo, ma mi sembra il minimo, una norma igienica di base, è quello di disertare la commissione di vigilanza.Intanto perché la commissione parlamentare di vigilanza non deve esistere, è una bestemmia.Quando io racconto ai miei colleghi delle televisioni straniere che vengono in Italia a intervistarmi che c'è la commissione parlamentare di vigilanza quelli mi guardano e mi dicono: "ma come... da noi sono le televisioni che vigilano sul governo e sul Parlamento, come potete voi consentire che sia il Parlamento che vigila sulla televisione?".Quindi, sbaraccare questo ente inutile e, dato che c'è e oggi le opposizioni sono in minoranza e non lo possono affossare, disertarlo per delegittimarlo.C'è un presidente che è una specie di fantoccio, di spaventapasseri preso da Berlusconi fra una delle Quinte Colonne che gentilmente le opposizioni gli mettono sempre a disposizione.Villari, detto Vinavillari nel fan club che è nato in suo onore su Facebook.Questo Vinavillari è un eroe italiano, un personaggio da film di Alberto Sordi.Uno del PD eletto dal centrodestra, contro il volere del PD che l'ha espulso e adesso non si sa più bene a chi risponda. Ogni tanto telefona a Mastella, cioè risponde a uno che non sta in Parlamento.Lasciassero il signor Villari con tutti i suoi mandanti in commissione di vigilanza a cantarsele e a suonarsele.Pensate, una bella vigilanza dove i vari epuratori e i vari fascistelli che ogni venerdì attaccano Annozero e ogni lunedì la Gabanelli, fascistelli trasversali.Restino lì tra di loro, a fare pollaio, con il loro Villari, privi di qualunque legittimità perché l'altra metà, il centrosinistra, è andato via.Chiudessero questi signori lì dentro, nel loro pollaio, li lasciassero parlottare.E' chiaro che senza un'opposizione la vigilanza non conterebbe più niente, non avrebbe più nessuna autorevolezza e probabilmente, come le nomine della Rai che non devono essere fatte da nessun partito - e quindi bisognerebbe modificare la legge Gasparri sbaraccandola, come aveva tentato di fare il referendum poi purtroppo dichiarato impossibile dalla Corte di Cassazione per l'annullamento di molte firme.Sbaraccare la vigilanza ma, in attesa di poterlo fare, delegittimare questa vigilanza finché al momento delle nomine intervenga il Capo dello Stato - se esiste ancora un capo dello Stato - e dica: "signori, non si può andare avanti in questa situazione".Perché finora è evidente che in questi primi sei mesi il regime non solo si è scelto l'opposizione che ha preferito, non solo adesso pretende anche di dire al Partito Democratico con chi si deve alleare e con chi no.Non solo si è scelto il presidente della vigilanza in un sistema dove sempre si era stabilito che la vigilanza spettasse all'opposizione.Non solo sta devastando gli interessi economici, sul mercato non più libero, dei concorrenti Rai e Sky e addirittura di La7: Berlusconi e i suoi invitano a sabotare Maurizio Crozza e Crozza Italia su La7 danneggiando programmi della concorrenza.Addirittura adesso il capo di Mediaset, non contento di avere tagliato i fondi a Sky e Rai, si accinge a fare da solo le nomine per le direzioni dei telegiornali e delle reti.Voi direte: "non c'è bisogno di cambiarli, quelli sono a disposizione in permanenza, cambiano colore anche senza aver bisogno di cambiare persona".Questo è verissimo, infatti ieri sera credo che invece di illuminare lo scandalo del quale stiamo parlando, di quello che non si può più nemmeno chiamare conflitto di interessi perché è qualcosa di più mostruoso, il TG1 ha dedicato un ampio servizio ai campionati italiani di Yoyo.Questi sì che sono sport da sottolineare.Mi veniva in mente, per concludere questa nostra chiacchierata, quello che scriveva Montanelli, profeticamente, già nel 1994.Era uno dei pochi, su La Voce, a parlare di regime non appena Berlusconi si insediò.Pochi mesi dopo che Berlusconi si insediò, non appena mise le mani sulla Rai, nominando Letizia Moratti, che comunque era incommensurabilmente meglio della classe dirigente che adesso esibisce il popolo del centrodestra.Montanelli già lucidamente capì che quando il controllori nominano i controllati e quando i controllati sono pappa e ciccia con i controllori, e quando la concorrenza non c'è più perché l'azienda A si occupa anche dell'azienda B, sua concorrente, è un po' come se la Fiat potesse nominare i vertici della Toyota.Bene, io mi sono segnato, e ho riportato in un articolo che ho fatto su Micromega dedicato ai lecchini di regime in questi primi sei mesi, le parole di Montanelli.Scriveva, Indro Montanelli, il 20 settembre 1994 e l'11 ottobre 1994 due articoli memorabili che potrebbero essere pubblicati oggi senza problemi, tali e quali.“Anche stavolta proprio di lottizzazione si è trattato. Eseguita in piena autonomia, certo, come in piena autonomia spara il killer, visto che la pistola è la sua, e suo il dito che preme il grilletto.Anche gli aguzzini di Auschwitz sceglievano autonomamente i disgraziati ebrei da infornare. Qualcuno dirà che è quanto si faceva anche nella Prima Repubblica. È vero. Ma la seconda è nata per correggere i difetti della Prima, non per perpetuarli, aggravati. Perché nella prima le lottizzazioni erano confesse, anzi quasi istituzionalizzate da un famoso manuale, il Cencelli, che ne dettava le regole. Il Potere attuale lancia il sasso e nasconde la mano procedendo per delega, cioè lottizzando i lottizzatori. I quali dicono di agire in piena libertà, e hanno ragione perché è in piena libertà che hanno scelto di eseguire gli ordini del padrone e il modo di farlo.Anche lo sciuscià Emilio Fede lustra in piena, e anzi voluttuosa, libertà gli stivali del Cavaliere. Servire, diceva Renard, è il verbo che si presta alla più ricca gamma di modulazioni”. "Eppure - osservava Montanelli - bastava lasciare al loro posto i lottizzati della precedente infornata. Avrebbero provveduto essi stessi a convertirsi ai nuovi padroni del vapore: “Lottizzati si nasce, non si diventa.Chi lo era ieri (...), lo sarebbe rimasto con la “squadra” [di Berlusconi, ndr]. Quella della Rai non è stata la strage degl’innocenti. È stata la strage degli innocui. A riprova che nessun mestiere si può improvvisare. Anche quello dell’epuratore, come quello del boia, esige il suo tirocinio”.E poi si lanciava in una previsione che è quella che vorrei lasciarvi perché ci riflettiate:“Dobbiamo prepararci a presentare le nostre scuse a Emilio Fede. L’abbiamo sempre dipinto come un leccapiedi, anzi come l’archetipo di questa giullaresca fauna, con l’aggravante del gaudio.Spesso i leccapiedi, dopo aver leccato, e quando il padrone non li vede, fanno la faccia schifata e diventano malmostosi. Fede, no.Assolta la bisogna, ne sorride e se ne estasia, da oco giulivo. Ma temo che di qui a un po’ dovremo ricrederci sul suo conto, rimpiangere i suoi interventi e additarli a modello di obiettività e di moderazione.Ce lo fanno presagire certe trasmissioni radiofoniche e televisive (...) della Rai - pensate, era nel 1994... avesse visto e sentito cosa fanno alla radio e in televisione oggi - , che non ha nemmeno aspettato l’insediamento dei nuovi boss per adeguarsi al clima di ‘tutto va bene, madama la Marchesa’. - l'ottimismo di cui parla il Cavaliere - Di cui essi devono essersi fatti garanti”. “Oggi, per instaurare un regime, non c’è più bisogno di una marcia su Roma né di un incendio del Reichstag, né di un golpe sul palazzo d’Inverno.Bastano i cosiddetti mezzi di comunicazione di massa: e fra di essi, sovrana e irresistibile, la televisione. (...)Non ci meraviglieremmo se nella corsa alla piaggeria i nuovi officianti della Rai batteranno quelli della Fininvest: come sempre i conversi superano, nello zelo, i veterani.Ma quale che sia l’esito di questo confronto, è scontato il risultato: il sudario di conformismo e di menzogne che, senza bisogno di ricorso a leggi speciali, calerà su questo Paese riducendolo sempre più a una telenovela di borgatari e avviandolo a un risveglio in cui siamo ben contenti di sapere che non faremo in tempo a trovarci coinvolti”.E infatti, purtroppo, Montanelli se n'è andato nel 2001 ma, per sua fortuna, non ha potuto vedere il nostro Paese ridotto a una "telenovela di borgatari".Noi, invece, ci siamo in questa telenovela di borgatari, ci apprestiamo a celebrare il centenario della nascita del grande Montanelli e, nel frattempo, per evitare di diventare borgatari anche noi, passiamo parola!". (Marco Travaglio)

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