sabato 30 agosto 2008

Hello!


Il gioco delle tre carte del cavaliere... .

La classe non è acqua. Prodi dimostra di averne. Uno degli house organ del Cavaliere lo mette in mezzo. Scopre che è stato intercettato in un'inchiesta giudiziaria. Pubblica stralci delle sue conversazioni. È una buona occasione per rilanciare il "giro di vite" per le intercettazioni, già al primo posto dell'agenda del governo per l'autunno. Farle? Come disporle e per quali reati? Per tutti o soltanto per alcuni? Pubblicarle, e come e quando? Senza troppo fantasia o sorpresa, si affaccia al proscenio prontamente - toh! - il Cavaliere ancora in vacanza (come non pensare che la minestrina se la siano cucinata in famiglia?). Esprime una solidarietà tartufesca al suo predecessore e chiede alParlamento di approvare con sollecitudine il disegno di legge che, regolando l'uso delle intercettazioni, imbriglia il lavoro dei magistrati e ammutolisce l'informazione vietandone di fatto le cronache, a prezzo del carcere per gli scriba e punizioni pecunarie per gli editori. È l'ennesimo trucco del mago di Arcore. Al terzo round governativo, ha deciso di esercitare il suo potere secondo una tecnica che gli impone di creare - volontariamente e in modo artefatto - una necessità dopo l'altra, giorno dopo giorno, quale che siano le priorità più autentiche del Paese. Abitualmente i trucchi del mago di Arcore sono di cattiva qualità. Tutti vedono il passo storto, ma sono efficaci perché ipnotici. Per lo meno, per chi all'opposizione ci casca per non smarrire l'onda mediatica, che immagina essere l'unico canale per essere in sintonia con il Paese reale, condividendo così l'agenda del governo e l'offerta di un immaginario "dialogo istituzionale".
Questa volta, però, c'è Prodi di mezzo. Come il bambino di Andersen, dice quel che vede. E quel che vede è il sovrano nudo. Quel che scorge è un giochetto maldestro e molesto. Avverte che si vuole soltanto creare artificiosamente un "caso politico" per accelerare una soluzione legislativa che egli non condivide: "Le intercettazioni sono utili", dice. È tranquillo, certo di non avere nulla da temere dall'accertamento penale. Invita, chi vuole, a pubblicare integralmente le sue conversazioni, sicuro di non doversi vergognare delle sue parole. Con il che, l'ultimo tentativo di Berlusconi di creare uno stato di necessità, che imponga l'annichilimento delle intercettazioni e delle cronache, s'affloscia come un soufflé malfatto e svela i suoi ingredienti. Da quando il Cavaliere è al governo è il terzo affondo. Si comincia nei primi giorni di giugno. Una nota di Palazzo Chigi annuncia che il governo ha approvato un decreto con immediata forza di legge che vieta le intercettazioni, se si esclude terrorismo e mafia, praticamente per tutti i reati (anche quelli per corruzione) e dispone il carcere per chi le pubblica. "È un provvedimento atteso da tutti i cittadini" giura Berlusconi. Deve intervenire addirittura il Quirinale per ricordare che il capo dello Stato ha già fatto sapere al governo che non intende riconoscere né l'urgenza né la necessità di un decreto legge. Palazzo Chigi impiega due ore per correggersi. È "un refuso": presentiamo un disegno di legge, non un decreto. La rettifica arriva dopo che anche la Lega ha fatto la voce grossa (vuole che le intercettazioni siano consentite anche per i reati contro la pubblica amministrazione). Il mago di Arcore ci riprova in luglio. Per giorni il Paese è inchiodato a un dilemma: che cosa dice Berlusconi nelle conversazioni privatissime registrate dalla procura di Napoli? Le sue parole sono davvero così inappropriate da costringerlo alle dimissioni? È vero che, in un'intercettazione, spiega a Fedele Confalonieri le ragioni postribolari dell'ingresso di qualche ministra nel governo? Quelle conversazioni semplicemente non esistono. Non sono mai esistite in un fascicolo giudiziario. L'avvocato del Cavaliere - Nicolò Ghedini, ministro di Giustizia di fatto - lo sa. Sa che a Napoli e a Milano sono stati raccolti dei colloqui privati del Cavaliere (niente a proposito di ministre) e sa che, irrilevanti dal punto di vista penale, sono stati o saranno distrutti. Ghedini si guarda bene dal dirlo. Non aiuterebbe la performance dell'illusionista che, con notizie farlocche affidate ai famigli, veleni insufflati nelle redazioni, deve rappresentare la necessità di un urgente "giro di vite". Mi spiano illegalmente, geme Berlusconi. Vogliono ricattarmi con intercettazioni private, abusivamente consegnate alle redazioni, protesta. Minaccia incursioni televisive e requisitorie parlamentari. La pantomima, che si è affatturato con la complicità del suo avvocato-consigliere, lo autorizza a chiedere subito alle Camere genuflesse l'approvazione della nuova legge. Si sente finalmente abilitato a pretendere dal capo dello Stato di riconoscere l'urgenza costituzionale di un decreto legge. Il sette luglio è a un passo dall'imporre al Consiglio dei ministri un provvedimento che vieta, pena la galera per il giornalista e la disgrazia dell'editore, la pubblicazione delle intercettazioni. Si ferma, lo fermano (troppo presto per dare battaglia a Napolitano). Ci riprova ora combinando dal nulla un "caso Prodi" alla vigilia del suo rientro a Roma, tanto per spiegare ai suoi che cosa gli interessa che facciano in Parlamento nelle prossime settimane. I suoi dimostrano di aver capito al volo. Il presidente del Senato Renato Schifani (chi lo sa con quale titolo istituzionale) chiede che le Camere approvino subito la riduzione al silenzio della stampa (gli appare addirittura una mossa "indifferibile") rinviando alla discussione della riforma della giustizia "l'individuazione delle tipologie di reato per le quali poter utilizzare quel metodo di indagine". Difficile avere dubbi (chi ne aveva?): Berlusconi pretende che la sua legittimità a governare sia libera dall'impaccio della legalità; intende legale con un "soltanto formale" e legittimo come il suo opposto. Vuole tagliar corto con le dispute togate e avvocatesche di uno Stato giurisdizionale e le lunghe, faticose discussioni dello Stato parlamentare. Ridotte già le Camere a una sorta di "servizio al governo", era così scritto che il Cavaliere si dovesse occupare al più presto di magistratura e informazione, i due ordini che, nell'equilibrio di checks and balances, sono le istituzioni di controllo dei poteri e, nell'interpretazione della legittimità di Berlusconi, soltanto pericolosi ostacoli che impediscono al sovrano di governare perché sorvegliano le sue decisioni. Quella vigilanza è un impedimento che crea uno status necessitatis, che gli impone di andare avanti per decreti con forza di legge o per leggi approvate in pochi giorni creando ad hoc il "clima giusto". È quel che è accaduto con il fasullo "caso Prodi" e quel accadrà in un autunno, freddissimo per la Costituzione. (Giuseppe D'Avanzo-La Repubblica)

domenica 24 agosto 2008

Uomini, mezz' uomini, ominicchi, piglianculo o quaquaraquà?

"Gli italiani non si meritavano Giovanni Falcone. Lui sapeva che lo avrebbero ammazzato. Così come lo sapeva Paolo Borsellino. Sono andati a morire come i primi cristiani nel Colosseo. Lasciati soli dalle istituzioni, dai partiti, da molti colleghi. Borsellino morì di fronte alla casa della madre. Non fu prevista nessuna misura di sicurezza. Ci andava ogni domenica. L’autobomba fu parcheggiata a pochi metri dal campanello del cancello. Il 13 luglio 1992, sei giorni prima dell’attentato, disse a un poliziotto: “Sono turbato. Sono preoccupato per voi, perché so che è arrivato il tritolo per me e non voglio coinvolgervi”.Sedici anni dopo Capaci, il presidente del Consiglio si chiama Silvio Berlusconi. In Parlamento ci sono Cuffaro e Dell’Utri. La mafia non ha più bisogno delle bombe. Gli bastano le leggi. “Un rapido elenco di ‘riforme’ : 1) sostanziale abolizione dell’art.41 bis che impediva la comunicazione tra i detenuti e l’esterno; 2) revisione di alcuni articoli del codice di procedura penale che hanno posto limiti all’utilizzabilità delle dichiarazioni accusatorie; 3) dopo la revisione di tali norme, vero cedimento alle richieste della destra, nessuna disposizione è stata varata a tutela dei cittadini non mafiosi che testimoniano nei processi di mafia; 4) la nuova legge sui collaboratori di giustizia ha provocato un’unica conseguenza: non si pente più nessuno; 5) la possibilità di allargare l’istituto del rito abbreviato anche ai reati più gravi, con uno sconto immediato di un terzo e la contemporanea conclusione delle indagini su quei fatti. A ciò va aggiunto che nessuna iniziativa è stata adottata per rendere operativa l’anagrafe dei conti e depositi bancari prevista sin dal 1991 su suggerimento di Giovanni Falcone”. Intervistato da Francesco Licata nel febbraio del 1991, Falcone si lasciò andare a uno sfogo: “Ma cosa credono questi signori? Davvero sono convinti che siamo tutti uguali? Credono che mi stia salvando la vita? Io non ho paura di morire. Sono siciliano, io. Sì, io sono siciliano e per me la vita vale meno di questo bottone”. (**)Lo psiconano vuole riformare quello che è rimasto della Giustizia e dice di volerlo fare “ispirandosi al pensiero di Falcone”. Può permettersi di dirlo senza che nessun giornalista presente gli sputi in faccia o, più sobriamente, gli ricordi la permanenza dell’eroe Mangano nella sua villa di Arcore. La riforma della Giustizia è già avvenuta da tempo. L’hanno attuata D’Alema e Fassino, Castelli e Berlusconi, Prodi e Mastella. Un passo alla volta. Un allungamento dei tempi di prescrizione alla volta. Un indulto alla volta. Una limitazione delle intercettazioni alla volta. Un'abolizione del falso in bilancio alla volta. Oggi siamo ai chiodi bipartisan nella bara.Don Arena, nel romanzo: ‘Il giorno della civetta' di Sciascia, divideva l’umanità in uomini e mezz'uomini, ominicchi, piglianculo e quaquaraquà. Falcone era un uomo, noi, che siamo rimasti, cosa siamo? (Beppe Grillo)

venerdì 22 agosto 2008

Boxes.


Le Olimpiadi dell'ipocrisia.

"Le Olimpiadi di Pechino, ma anche quelle precedenti, lo confesso, mi danno la nausea. Le abolirei. Sono un fantastico baraccone economico che gira il mondo ogni quattro anni. Dove arriva il circo si costruiscono stadi, strade, grattacieli, metropolitane, intere città. Le Olimpiadi sono un trionfo, un orgasmo del cemento.La torcia accesa non è più simbolo di pace. Il mondo continua le sue guerre, i suoi stermini a cinque cerchi. Il Tibet e lo Xinjiang sono finiti sotto il tappeto degli sponsor. La Georgia e l’Ossezia sono stati eventi fastidiosi, hanno tolto spazio al tennis da tavolo e al nuoto sincronizzato. Le Olimpiadi sono un treno impazzito. Se chiedete al macchinista qual è la prossima stazione non saprà rispondervi.Delle Olimpiadi mi infastidiscono i record fasulli, gli sport olimpici praticati da quattro gatti, gli atleti dopati, l’entusiasmo a comando degli spettatori, le premiazioni in fila per tre. Più di ogni altra cosa, però, è il nazionalismo che mi manda in bestia. Il nazionalismo dello sportivo che piange all’alzabandiera, con la mano sul cuore, lo sguardo perso verso l’alto. Il nazionalismo dei media che danno spazio sempre agli atleti nazionali, anche di discipline improbabili (conoscete qualcuno che giochi a badminton?), anche se lontani dal podio. Le Olimpiadi sono una guerra simulata.Vorrei atleti senza bandiere. Senza sponsor. Senza un Presidente che li saluta alla partenza e li riceve al ritorno da trionfatori. Vorrei che chi usa i suoi eserciti per uccidere altri esseri umani durante le Olimpiadi sia espulso con infamia e per sempre dai Giochi. I russi che hanno invaso la Georgia, gli americani che occupano l’Iraq, la Cina che schiaccia il Tibet non hanno nessun diritto morale di partecipare o di ospitare i Giochi Olimpici.L’uomo non è più il centro delle Olimpiadi, le Nazioni hanno preso il suo posto.La grancassa mediatica delle medaglie e delle medagliette ci fa sentire più italiani, più messicani, più coreani. Più diversi. I migliori. Le razze elette". (Beppe Grillo)

mercoledì 13 agosto 2008

Roma fascista.

Scambiata per prostituta, umiliata davanti ai passanti proprio nel centro della città, portata all'ufficio Immigrazione. E lasciata lì, tutta la notte, in una cella minuscola, sporca e maleodorante con prostitute vere, che le passano accanto e sbrigano le pratiche per il rilascio ben più velocemente di lei. Succede a Roma, la città che, su disposizione del governo, avrà il maggior numero di militari a presidiare strade, stazioni, ambasciate. La stessa dove i primi appuntamenti nell'agenda del sindaco sono le nuove ordinanze anti-rovistaggio, anti-accattonaggio Scambiata per prostituta, una notte in cella Le vittime sono due ragazze normalissime. Vestite come qualsiasi altra giovane romana. Jeans, T-shirt a girocollo, ballerine, 28 anni, occhiali a goccia, capelli legati e un filo di trucco. Solo che, nonostante l'inflessione romanesca, sono peruviane. Almeno di nascita: a Roma ci vivono da cinque anni. Sono diplomate in Italia e frequentano regolarmente l'università "La Sapienza". Si mantengono con qualche lavoretto, una fa la cameriera e l'altra la baby sitter. Vivono in zona Prati. La domenica insegnano catechismo a Santa Maria degli Angeli, piazza della Repubblica, poco distante dalla centralissima stazione Termini. Un racconto fatto di lacrime e paura, quello delle due protagoniste della storia, M. J. P. e Y. V. "Erano le 17 quando sono arrivata in via XX Settembre per aspettare che la mia amica uscisse dal lavoro. Dovevamo andare con amici a prendere l'aperitivo. Lei era in ritardo, così ho deciso di sedermi sui gradini di Santa Maria della Vittoria. Cinque minuti e una volante della polizia mi si avvicina. Gli agenti abbassano il finestrino e uno dei due mi chiede: "Ma che fai ti metti a lavorare proprio qui, davanti a una chiesa?". Io, incredula, rispondo: "Come?". Lui ripete lo stesso concetto. Rimango senza parole, non riesco a credere che si possano essere permessi di confondermi con una prostituta: sono una ragazza normale, vestita con gonna e camicia. Non riesco a reagire. L'unica cosa che faccio è chiamare la mia amica". Che racconta: "Sono scesa, ho trovato M. in lacrime. Mi sono avvicinata e gli agenti hanno ripetuto a me la stessa cosa, con lo stesso tono sprezzante: "Bella, diglielo pure alla tua amica, questa è una chiesa, non potete mettervi a lavorare qui". Vado su tutte le furie e loro, di tutta risposta, ci chiedono i documenti: io li avevo, la mia amica no perché aveva una borsetta da sera molto piccola. Intorno, la gente iniziava a innervosirsi per la reazione dei poliziotti. Tanto che, dopo qualche schermaglia, decidono di andare via".
Ma non finisce qui: alcune donne che hanno assistito alla scena convincono le studentesse ad andare a denunciare l'accaduto in questura. Hanno preso pure il numero di targa della volante. Le due ragazze decidono di seguire il consiglio e a piedi arrivano a via San Vitale, sede della questura di Roma. "Entriamo in portineria e chiediamo di fare una denuncia: il poliziotto all'entrata è gentilissimo. Dopo un minuto, dall'ingresso entra lo stesso agente con cui avevamo litigato. "Ancora qui state? Adesso vi faccio passare la voglia". E mi prende per un braccio - racconta Y. V. - io mi divincolo e gli dico che lo denuncerò. L'agente per la prima volta abbandona il tono arrogante, si stizzisce e carica la mia amica in macchina. "Con te non posso ma con lei sì, è senza documenti". E se ne vanno senza nemmeno dirmi dove la portano. I colleghi della questura, che hanno visto la scena senza battere ciglio, dopo la mia insistenza mi dicono la destinazione, l'ufficio immigrati di via Patini. Chiamo un amico, vado a casa di M. a prendere i documenti e li porto là. Arrivo alle 20 e consegno tutto. Chiedo quanto ci metteranno a rilasciarla: due ore circa. Decido di aspettare. Passano le ore e delle mia amica nemmeno l'ombra". "Mi hanno tolto tutto quello che avevo - spiega l'amica - e mi hanno chiuso dentro una cella sporca di immondizia. Non riuscivo a smettere di piangere. Tutti gli altri stranieri che stavano lì uscivano prima di me, ladre, prostitute, pusher, abusivi. La notte è passata così, tra lacrime e preghiere. Sono uscita solo alle 10.30 del mattino". Versione confermata anche da un amico italiano, C. B., che ha accompagnato Y. a prendere i documenti a casa della ragazza e poi a via Patini. "Siamo stati lì davanti fino alle 3 del mattino, poi siamo tornati più tardi. E, infine, alle 10.30 sono stato io a prendere M. quando, sconvolta, è stata rilasciata e l'ho accompagnata a casa in motorino". E ancora ieri, una volta fuori, le ragazze non riescono a dimenticare. "Roma è diventata invivibile per gli stranieri: siamo regolari, parliamo romano, abbiamo amici italiani eppure veniamo trattate così. Siamo qui da tanti anni, continuiamo ad amare questa città, ma facciamo fatica a viverci". Forse tutto questo andrebbe denunciato. "Volevamo farlo ieri, ma poi è andata come è andata. Ora abbiamo paura, chi ci torna in questura?".

Fred: emigrante, clandestino, extracomunitario, africano, negro, disperato, malato, morto di fame...Not an humain been... .


martedì 12 agosto 2008

L'Italia dei cialtroni.

La raccolta delle firme per un Parlamento Pulito è stata ignorata. Il V2 day per una libera informazione in un libero Stato è stato oscurato. Per il regime di Forza-DS non è mai avvenuto. I politici italiani sono meglio di quelli dell’ex-URSS. I fatti esistono SOLO se i loro media li raccontano. Qualche milione di persone è sceso in piazza in meno di un anno. Ha chiesto un futuro e ha avuto una pernacchia. Ha chiesto persone oneste in Parlamento e ha ottenuto il lodo Alfano. Ha chiesto sicurezza sul lavoro e ha i Carabinieri di La Russa nei cantieri. Una parte di italiani, quelli più informati e i più giovani. I precari, gli universitari, i disoccupati che chiedevano un cambiamento hanno avuto in cambio un vaffanculo. Insieme a disprezzo, scherno, rifiuto del confronto. Questa classe politica va rimossa in blocco. Con questi si finisce dritti in Argentina. Il debito pubblico sta esplodendo, gli alimentari sono rincarati fino al 30%. Decine di migliaia di case sono pignorate perché le famiglie non riescono più a pagare il mutuo. I corrotti sono in Parlamento insieme ai corruttori. Corrotto è anche chi non denuncia, chi tira a campare. Corrotti sono tutti i parlamentari che hanno approvato l’impunità per le alte cariche. Sono marci dentro. L’economia sta bussando alla porta, quando l’aprirà troverà gli italiani in mutande e i responsabili all’estero. La Sanità è la nuova Tangentopoli. I politici vanno dove li portano i soldi. E i soldi li hanno le Regioni. Chi li gestisce sono i presidenti di destra e di sinistra. Fanno muro per evitare una Sanitopoli di dimensioni gigantesche. I giudici abruzzesi che hanno osato toccare Del Turco faranno la fine di De Magistris e della Forleo. Che fare? Il tempo dei referendum e delle leggi popolari è finito. Loro usano le firme per pulirsi il culo. E’ avvenuto anche per la nuova legge elettorale. Napolitano, ex DS, ha indetto le elezioni quando avrebbe dovuto tenere il referendum. La priorità l’ha dettata Veltrusconi, non un milione di cittadini. Non chiederò più niente a questa classe politica. Per cambiare è necessario che venga sostituita dai cittadini. Da settembre sosterrò le liste civiche per le amministrative del 2009. Lancerò una campagna di informazione all’estero sulla dittatura presente nel nostro Paese. Chiederò a chi segue il blog di partecipare a una serie di azioni immediate per cambiare la nostra realtà. Informazione, sanità, alimentari, mobilità, lavoro. Un’azione ogni mese per colpirli nel portafoglio e riprenderci il nostro Paese. Loro non molleranno mai, noi neppure". (Beppe Grillo)

Village.


martedì 5 agosto 2008

Burqa.


Bandi di concorso all'italiana... .

"Io: americano, pugliese, pubblicitario e indignato. Ecco perché non parteciperò mai più a dei bandi pubblici italiani per la comunicazione.I fatti sono questi: il giorno 14 dicembre 2007 la Regione Puglia pubblica un bando per la comunicazione e la promozione del suo territorio in Italia e nel mondo. I soldi in gioco non sono pochi: 7 milioni di euro! E, trattandosi di soldi della Comunità Europea, sono tutti da spendere, come è ben chiarito nel bando, nel biennio 2007-2008.E già qui, io che sono americano, forse ingenuo e forse idealista, ravviso la prima anomalia. Dalle mie parti, se qualcuno riceve dei finanziamenti pubblici e gli dicono che deve spenderli in un certo modo, lo fa.Sarebbe come se il mio medico mi dicesse che per guarire dalla mia malattia devo prendere una certa medicina per due anni; e io decido di prendere le medicine solo il secondo anno, ma due alla volta.Io ho un'agenzia di pubblicità a New York e una in Italia e tante agenzie appartenenti al nostro gruppo nei principali Paesi d'Europa. Sono cittadino americano e residente italiano. La mia famiglia è di origine pugliese, conosco, rispetto e amo la Puglia. Come avrei potuto non partecipare a questo bando? Così, insieme ai miei soci e alle agenzie del nostro system internazionale, ci siamo messi al lavoro: strategia, creatività, numeri, idee e carte. Tante carte, centinaia di carte, milioni di carte!Il giorno 11 febbraio 2008 si chiude il bando e 7 agenzie, oltre a noi, presentano la loro proposta. Che vinca il migliore, penso. E qui, la seconda anomalia: scopro che in gara non ci sono solo agenzie di pubblicità e comunicazione, ma anche gruppi di editori ed emittenti televisive pugliesi. Strano, no? Dalle nostre parti, la comunicazione la fanno le agenzie di comunicazione. È come se per promuovere la vendita dei miei gelati nei bar di tutto il mondo, io chiedessi al bar sotto casa mia di farmi la campagna. Ma arriviamo alla terza anomalia. È febbraio, l'estate si avvicina e l le proposte dormono nei cassetti della Regione, sotto una calda coltre di polvere. Passano i mesi e la mia meraviglia cresce: come è possibile, chiedo da NY ai miei colleghi in Italia. Hanno perso la scorsa stagione, non vorranno perdere anche questa? Sì, vogliono perdere anche questa.Oggi, 20 di luglio del 2008, l'appalto per promuovere la Puglia nel biennio 2007-2008 non è ancora stato assegnato. Dopo l'apertura delle ultime buste, la classifica suscita qualche perplessità e strane ombre macchiano la certezza dell'assegnazione. E indovinate chi c'è in prima posizione? "Il bar sotto casa". Per dire, senza offesa, proprio l'impresa locale.Non so se e quando verrà ufficializzata l'assegnazione del budget, ma so che spendere sette milioni di euro in spot televisivi, annunci stampa, spot radiofonici, volantini e brochure, tutto in una manciata di settimane di fine anno, è un affronto al buon senso. E per che cosa, poi? Per attirare in Puglia gli sciatori e gli amanti degli sport invernali di tutto il mondo?Ecco le mie conclusioni: ho partecipato sapendo di poter vincere. Ma mettendo anche in conto di perdere. Non abbiamo perso, peggio: siamo stati esclusi per un vizio di forma. Stavamo per fare ricorso perché il nostro avvocato dice che i motivi della nostra esclusione non esistono. Ho fermato tutto e ho scelto di scrivere questa lettera. Non mi interessa essere complice di questo spreco di soldi. Mi interessa denunciarlo. Lo faccio da pubblicitario americano indignato, da residente italiano orgoglioso, da pugliese ferito. E mi chiedo: perché nessuno fa sentire la sua voce? La Comunità Europea non ha niente da dire vedendo come vengono usati i suoi soldi? E le associazioni dei pubblicitari italiani non sentono di dover difendere la loro professionalità? So che quando aprirò i giornali americani vedrò le pubblicità delle altre regioni italiane. E so anche che quando atterrerò la prossima volta a Roma-Fiumicino vedrò grandi cartelli pubblicitari della Sicilia, della Toscana, ecc. E riderò quando arriverò a Bari Palese e, come sempre, ci saranno i cartelloni che promuovono il turismo in Puglia. Come al solito i soldi saranno spesi bene!> Ecco, detto fatto. Mi assumo le conseguenze del mio gesto. E auguro buon lavoro alle emittenti televisive e alle case editrici che, unite insieme in Associazione temporanea d'Imprese, vedranno aggiudicarsi il bando. Ad aspettarle, ci sono una manciata di settimane di duro lavoro! A produrre la campagna e a mandarla in onda sulle loro emittenti. Così almeno i Pugliesi sceglieranno l'anno prossimo di andare in vacanza in Puglia". (Paul Cappelli, Founder and President The Ad Store International, New York)

Ghana. Pattumiera elettronica.

"E' il remake di un film degli anni Ottanta, un brutto film. Gli slum africani utilizzati come pattumiera dei veleni dei paesi ricchi, i primi vani tentativi di bloccare il traffico, la rivolta dei nigeriani che, esattamente vent'anni fa, sequestrarono una nave italiana, con 24 uomini di equipaggio, come arma di pressione per costringerci a risanare la discarica pirata di Port Koko. Adesso ci risiamo. Nella versione tecnologicamente avanzata dell'e-waste, il rifiuto elettronico che fluisce sempre più abbondante. La nuova pattumiera del mondo industrializzato è il Ghana: è qui che finisce una buona parte degli oggetti che fino a un istante prima dell'abbandono sembravano indispensabili e che all'improvviso si sono rivelati inutili, cancellati nella possibilità d'uso da memorie più potenti, software più avanzati. La denuncia viene da Greenpeace che, con un'azione di "spionaggio industriale" è riuscita a ricostruire il percorso delle nuove navi dei veleni. Il punto di partenza per l'Europa è Anversa, in Belgio, dove confluiscono scarti elettronici provenienti da Olanda, Germania, Italia, Danimarca e Svizzera. Non si tratta di piccoli numeri. Le stime Onu parlano di 20-50 milioni di tonnellate di rifiuti tecnologici prodotti ogni anno: i Raee, ovvero i rifiuti derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, rappresentano la tipologia di rifiuti pericolosi in più rapida crescita a livello globale (3-5% annuo, nel 2006 ogni cittadino europeo ne ha prodotto tra 17 e 20 chili all'anno). Contengono elementi tossici e persistenti (metalli pesanti, ftalati, pcb) che rappresentano un rischio per l'ambiente e la salute umana nelle fasi di trattamento, riciclaggio e smaltimento.
Dunque roba da maneggiare con attenzione. Oggetti pericolosi trattati senza nessuna precauzione anche da bambini, materiale tossico bruciato vicino alle case, pozze di liquame contaminato in cui tutti sguazzano. E' questa la fine che fa una buona parte dell'e-waste occidentale: si perdono le tracce del 75 per cento dei rifiuti tecnologici prodotti nell'Unione Europea e di oltre l'80 per cento di quelli prodotti negli Stati Uniti. In parte restano nei garage e nelle cantine, in parte vengono smaltiti illegalmente nei paesi in cui sono stati usati, ma in buona parte salgono sulle navi dei veleni per arrivare nei luoghi in cui i lavoratori, spesso bambini, sono esposti ai rischi legati al cocktail di composti chimici che questi rifiuti sprigionano quando vengono trattati in modo non adeguato. In Ghana l'indagine di Greenpeace ha messo in evidenza una rete di cimiteri clandestini. Le navi ufficialmente cariche di "beni elettronici di seconda mano" arrivano nel più grande porto del paese, a Tema, e da lì prendono la strada del centro di smaltimento di Agbogbloshie, ad Accra, la capitale. Oppure si sperdono nel marasma dei piccoli cimiteri sparsi un po' ovunque. Greenpeace ha fornito i dati relativi a quello di Korforidua, ma è un esempio tra tanti. Un disastro ambientale, sociale, umano che rappresenta l'altra faccia del disastro politico che ci coinvolge direttamente. Vent'anni fa l'Occidente chiuse gli occhi sulle rotte dei veleni finché il contenzioso internazionale divenne troppo aspro per ignorarlo. Ora la capacità di risposta dei paesi che subiscono l'arrivo clandestino dei rifiuti elettronici (dall'Africa alle piazze asiatiche) è più alta ed è prevedibile che la tensione tornerà a salire molto presto".

domenica 3 agosto 2008

Hello!


Viva la vita! Portiamola in Parlamento!

"Stiamo vincendo. Ma questa volta facciamo un Vaffanculo Day da ridere? Stiamo vincendo. Non fatevi travolgere dalle immagini del telegiornale! Stiamo scardinando la melma immobile delle anime congelate. Stiamo facendo più l'amore. Stiamo suonando di più i tamburi dell'alba. Stiamo pensando a scherzi colossali. Le nuove leggi di Berlusconi, la tristezza di Veltroni Non cascare nella trappola. Stanno per cadere nella bocca spalancata del passato. Come gocce di pioggia. Durera' ancora un po' ma poi diremo: ti ricordi che paura? E' finito il petrolio, si deve cambiare. E' finito il monopolio delle informazioni. Sul Web non mi puoi vietare di raccontare. E' come quando inventarono i telefoni. Dopo un po' i piccioni viaggiatori non si usavano più. Il mondo cambia.Pensa che una volta non esisteva il sesso: solo organismi asessuati unicellulariSi moltiplicavano per partenogenesi, cioe' si spaccavano a meta'. E non era un'esperienza piacevole.Noi adesso siamo organismi pluricellulari estremamente sessuati, possiamo far l'amore e cantare. Ma deve essere chiaro che c'e' bisogno anche di un po' di spinta per far girare la ruota inesorabile della Storia. Dobbiamo lanciare un'offensiva totale, e' il nostro compito storico, in quanto progressisti.Noi non si fa altro: lanciamo mobilitazioni generali una dopo l'altra, ogni volta che abbiamo il fiato per farlo. Ci piace cosi'. Si conosce un sacco di gente interessante e a volte hai anche delle soddisfazioni. E oggi l'offensiva totale all'ordine del giorno e' fare più l'amore. Un piccolo sforzo, possiamo ancora migliorare. Scrivi una poesia per la persona che ami. Dì a un amico che gli vuoi bene. Disegna un fiore sul muro di fronte alla sua casa cosi' ogni volta che esce si ricordera' che la ami.Fai qualche cosa di straordinario, di temerario. Baciala sulla bocca come se fosse la prima volta.E' sufficiente mettere indietro la linea del passato.E trovarsi a un attimo prima della prima volta che ci siamo baciati. E ricordarsi che per un istante, mentre le bocche si avvicinavano hai annusato il profumo che saliva dal collo. Dischiudi le labbra, la tua lingua e' in attesa di un sapore che non hai sentito mai. Un sapore che contiene il suono delle foglie del riso che sbocciano nell'umido dell'acqua. Senti quella sensazione di onnipotenza che hai nelle spalle per via che tu ora desideri una sola cosa al mondo. Una sola cosa esiste e ha qualche valore, una sola cosa in tutto l'universo riesce ad essere più grande di tutto quello che esiste. E quella cosa tu la stai vivendo tutta, non c'e' niente altro che ti rubi l'attenzione. Vivi interamente il sublime. E vivere, con tutti i suoi costi, ti appare il più immenso affare che potevi fare.E benedici la fortuna di essere nato. Ecco cosa ci serve ora. E qualcuno, che c'e' sempre, dira': ma checcazzo c'entra questo con Berlusconi.E questo e' il disastro che il Movimento ribelle non ha capito. Quando tu sei li', che vi baciate come fosse la prima volta, Berlusconi non esiste più. E' gia' sparito.Tu pensi che io stia dicendo esagerazioni travolto dal gusto per l'iperbole? No. Moretti diceva: con questa sinistra non vinceremo mai. Aveva ragione. Ma altrettanto giusto sarebbe dire:con questa idea retorica, altisonante, seriosa, noiosa del far politica siamo destinati allo sgampazzo perdente. Il prodotto del sistema, la linfa del male e' la paura e l'ignoranza nutrite dalla noia e dal conformismo, dall'incapacita' di mettere in discussione, manca la vivacita' della mente. Non e' il solito brodetto della contestazione che ci cambia la vita.Ovunque questa politica sta scivolando nel riflusso. La novità viene fuori altrove. Nella voglia di prendere per il culo. La Sinistra Arcobaleno e' vaporizzata. Ma i maestri del pensiero non l'hanno ancora capito...Bertinotti non ha detto una parola sull'eiaculazione femminile e il fatto che il 20% delle donne non ha l'imene o ha un imene inconsistente.E Pecoraro Scanio non ha mai parlato dell'amore, dei sobbalzi cardiaci legati alla cotta amorosa, dello straripante esplodere delle emozioni durante un amplesso sentimentalmente coinvolgente.E' ora di cambiare. Sono favorevole al V/Day 3. Tutti in piazza a protestare e a firmare contro le leggi della vergogna. Però propongo che si protesti producendoci in un lunghissimo bacio, collettivo. Un milione di persone che si baciano contemporaneamente in 100 piazze d'Italia.E sono ammessi anche un pò di toccamenti per quelli che sono più incazzati. E poi vorrei che si distribuissero dei volantini che dicono: "Migliora il mondo adesso! Abbraccia una persona che ti vuole bene."Berlusconi e' come l'eroina, e' un segnale indicatore del livello di tristezza della gente.Più tristezza, più paura, più psicofarmaci, più Berlusconi, più suicidi, più crimini. Scendiamo in piazza per far divertire la gente! Facciamo gli stupidi contro le leggi vergogna. Stupiamo questa Italia narcotizzata, facciamo qualcosa di imprevedibile.Incendiamo le nostre scoregge per protestare contro la non diffusione della produzione di gas combustibile dai liquami e le immondizie organiche.Serve far correre la fantasia. Attaccarli dove si sentono sicuri. Cambiare gli stili di vita, i pensieri.Inventarci nuovi consumi.Perche' nel giorno del Vaffanculo Day 3 non firmiamo anche, tutti insieme, una convenzione per creare una compagnia cellulare autogestita che telefoni solo via internet, risparmi il 95% e hai un cellulare modello Tupamaros che ha la pila, le pinzette, il cacciavite, il cannocchiale, la lente di ingrandimento, il coltellino, le forbicine e una dose di marijuana se ti senti triste? Cambiare il mondo e' possibile. Ma solo se hai voglia di giocare.Il mondo migliora cosi' lentamente perche' i progressisti hanno arie cosi' tristi che la gente inizia a pensare che sia meglio restare nel passato.Vinceremo soltanto se sara' gradevole!" (Jacopo Fo)

venerdì 1 agosto 2008

Ipocriti, lasciate morire in pace Eluana!

"La frase del giorno (da destra): "Denunciamo e respingiamo l'esproprio da parte della magistratura della funzione legislativa propria del Parlamento".L'altra frase del giorno (da sinistra): "Un fermo no a qualsiasi forma di eutanasia. Vogliamo Eluana viva."Bisogna sapere che circa 500 membri della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana il giorno 31 luglio, ultima ora di una giornata carica di impegni arretrati come in uno di quegli uffici cari a Brunetta (sono stati approvati e trasformati in legge trattati firmati nel 1999, nel 2002, nel 2005 con paesi che avevano approvato quel trattato il mese dopo e che avranno già dimenticato di avere un impegno con l'Italia), hanno pensato bene di dedicare un'oretta frivola, fatta di dichiarazioni senza senso e di finte declamazioni su diritto alla vita, alla questione Eluana Englaro.Quale questione? La Corte di Cassazione ha sentenziato che il padre di Eluana può chiedere ai medici di interrompere il sostegno forzato a una irreversibile stato vegetativo che dura da sedici anni. Come respingere una sentenza di civiltà? C'è un percorso. Folle, ma c'è.S'intende che si sono ascoltate macabre arringhe del Popolo della Libertà (pronunciate a Montecitorio da ex avvocati di seconda fila e non da clinici al capezzale) secondo cui, dopo quasi due decenni, la destra prevede e si aspetta il risveglio. Ma l'espediente è il seguente: è vero che Camera e Senato, la sua destra, e i suoi crudeli credenti di destra e sinistra, non hanno mai legiferato, e che anzi, una maggioranza trasversale di deputati e senatori Vaticani, ha impedito tutto in materia di fine della vita, compreso il Testamento Biologico, attraverso la trovata di bollare tutto come "eutanasia".Ma questo Parlamento non solo esige il blocco di ogni legge. Esige anche il blocco di ogni sentenza. Ovvero io non faccio la legge. E tu - Giudice - devi dire: "Che peccato, io l'avrei una decisione da prendere per una simile tragedia che inchioda il padre per sedici anni al capezzale della figlia spenta per sempre. Ma non posso farne una sentenza perché loro (deputati e senatori) non hanno voluto farne una legge. E io, senza legge, non parlo".In questo modo il blocco dura per sempre. E il Santo Padre è servito. Solo quello che dice Lui è legge. Per gli altri basta astenersi e tacere. E per chi cade nella tragedia di Eluana e del padre di Eluana, fatti loro. Ci mancherebbe che deputati e giudici debbano farsi carico dei dolori del mondo. E così una danza macabra ha avuto luogo a metà giornata nell'Aula della Camera dei Deputati, il 31 luglio.Invano qualche laico e qualche giurista hanno tentato di riportare il Parlamento a un comportamento più decoroso. La vergogna infatti sta nell'idea di un Parlamento - Camera e Senato - che denuncia un giudice e la sua sentenza alla Corte Costituzionale con l'espediente: niente legge (non la faremo mai), niente sentenza (benché il giudice abbia avuto il coraggio di farla ispirandosi ai fondamenti del diritto della Costituzione e della civiltà democratica)..La vergogna sta nella conclusione. Dopo il Senato anche la maggioranza della Camera ha votato la denuncia di una sentenza civile e coraggiosa di un giudice che ha scelto di dire "Qui qualcuno deve decidere. Basta gioco sul dolore".Ma la vergogna continua quando si apprende che anche la Procura Generale ha impugnato la sentenza, bloccandone l'esecuzione (il Parlamento non poteva) facendo proprie, alla lettera, le ragioni vaticane della Chiesa e del Parlamento, stessi concetti, stesse parole". (Furio Colombo)

I want you.